pasolini

FRANCA LEOSINI RACCONTA LA VERITA’ NASCOSTA DI PINO PELOSI SULLA MORTE DI PASOLINI: “MI DISSE CHE ESSENDO MORTI I SUOI GENITORI NON AVEVA PIÙ PAURA CHE FOSSERO AMMAZZATI PER LE SUE RIVELAZIONI. DUNQUE VOLEVA DIRMI LA VERITÀ A CHE IL FIGLIO NON LO PENSASSE ASSASSINO. MI RACCONTÒ CHE ERA ANDATO IN QUELLO STERRATO, POI ERANO INTERVENUTE ALTRE PERSONE CHE..."

Franca Leosini Franca Leosini

1 - LEOSINI: “COSI MI RACCONTO CHE A OSTIA NON ERA SOLO”

Michela Tamburrino per “la Stampa”

 

Franca Leosini e molto commossa. Nel suo vocabolario non e contemplato il diritto al giudizio mentre c’e un capitolo intero sul dovere dell’aiuto. Lei, icona di un giornalismo investigativo corretto, elegante e altamente specializzato, Pino Pelosi lo conosceva bene.

 

PINO PELOSIPINO PELOSI

Leosini, quando vi eravate incontrati per la prima volta?

«Tutto e iniziato nel 1998. Di Pasolini non si parlava quasi piu, Pelosi era in carcere per uno dei suoi “reatucci”, come li chiamava: furti. Mi aveva ripetuto la versione del processo, che lui non lo conosceva e che per resistere alle sue avances lo aveva ammazzato. Io gli confutai punto su punto il racconto ma lui niente».

 

Si fece un bel po’ di anni per quell’omicidio confessato.

PINO PELOSIPINO PELOSI

«Dieci anni per omicidio in concorso con ignoti che non furono mai cercati. Pasolini bisognava metterlo a tacere anche da morto, seppellendolo nella vergogna».

 

Poi?

«Poi decisi di aiutarlo. Pelosi rubava perché giurava di non trovare lavoro a causa dell’omicidio Pasolini? Glielo trovai io il lavoro, puliva i giardini».

 

Ma non è finita qui vero?

pino pelosipino pelosi

«Nel 2005 facevo in tv “Ombre sul giallo”. Lui mi chiamò dicendomi che mi voleva parlare in segreto. Ci vedemmo in un bar di periferia come amanti clandestini. Mi disse che essendo morti i genitori non aveva più paura che fossero ammazzati per le sue rivelazioni. Dunque voleva dirmi la verità a che il figlio non lo pensasse assassino. Mi raccontò che era andato in quello sterrato, poi erano intervenute altre persone che avevano tenuto fermo lui e massacrato Pasolini. Con queste rivelazioni feci riaprire il caso. Quando ne parlammo in trasmissione gli avvocati della famiglia Pasolini, Marazzita e Calvi rimasero basiti».

 

Nel tempo non l’ha mai abbandonato vero?

Pino PelosiPino Pelosi

«Mai. Nel 2014 ci siamo incontrati e abbiamo parlato ancora di tutto quello che era successo. Lui mi disse una cosa brutta per la quale lo sgridai. Disse che se si fosse accusato di aver ucciso il signor Rossi non sarebbe successo tutto quello che era accaduto. Non potevo ammettere una dichiarazione come questa e, appunto, fui dura con lui e gli contestai una serie di cose che non mi stavano bene. Con ANSA Pelosi lo facevo spesso».

 

IL CADAVERE DI PIER PAOLO PASOLINIIL CADAVERE DI PIER PAOLO PASOLINI

Ma come mai si era instaurato questo rapporto tra di voi?

«Io ho seguito Pelosi per misericordia, l’ho aiutato in tutto, anche nel decorso della sua malattia terribile, senza dirlo, nella più totale discrezione. L’ho fatto operare al Gemelli e l’ho fatto visitare da un urologo dalla Fondazione Veronesi e tutto gratuitamente. E per questo devo dire grazie a Paolo Veronesi che è stato molto generoso».

 

L’aveva sentito negli ultimi giorni?

«L’altro ieri, mi aveva pregato di andarlo a trovare, l’avrei fatto domani, troppo tardi. Ho tentato di tenerlo in vita il più a lungo possibile e sono contenta di averlo fatto».

 

2 - IL RAGAZZO DI BORGATA CHE UCCISE IL POETA

Marco Belpoliti per “la Repubblica”

OSTIA PASOLINIOSTIA PASOLINI

 

L'ha ucciso lui. Il ragazzo dal naso schiacciato e dai capelli ricci, che staziona la sera con gli amici a piazza dei Cinquecento dinanzi alla Stazione Termini, sguardo intemerato e strafottente. Un angelo dell'infernuccio di quello slargo, dove gravitano marchettari e nullafacenti, ragazzi di borgata e piccoli delinquenti, spacciatori e curiosi. Vittime innocenti e piccoli carnefici.

 

PIER PAOLO PASOLINIPIER PAOLO PASOLINI

L'ha ammazzato a colpi di bastone, e poi passandogli sopra con quell' auto su cui è salito, invitato dall'uomo che probabilmente già conosce, almeno di fama. L'automobile, Alfa Romeo GT 2000 color grigio metallizzato è lo strumento con cui il più celebre intellettuale italiano, Per Paolo Pasolini, è andato all' appuntamento con la morte, da Termini all'Idroscalo di Ostia. E lui, l' assassino, è Pino Pelosi, morto ieri a Roma, a 59 anni, dopo una lunga malattia.

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  8foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 8

PINO PELOSI E LA MORTE DI PIER PAOLO PASOLINIPINO PELOSI E LA MORTE DI PIER PAOLO PASOLINI

La morte ha le fattezze di Pino "la Rana"? Difficile crederlo, eppure sì. L' ha confessato: «Ho ucciso Pasolini». Difficile pensare che l'abbia fatto da solo, eppure chi l'abbia aiutato, chi c'era quella notte a Ostia, non si è mai saputo, e forse non lo si saprà mai. Dopo il delitto Pino guida contromano l'Alfa Romeo GT 2000 sul lungomare di Ostia. Lo fermano i carabinieri. L'auto di chi è? A chi l' hai presa? Prima dice di averla rubata. Non si fa forse così tra quelli di piazza dei Cinquecento?

 

L'auto è l'oscuro oggetto del desiderio. PPP lo sa e con quella vettura sportiva, veloce, aerodinamica, fotografata poco tempo prima da Pino Pedriali, carica i ragazzi e corre verso il mare. L'ha ucciso lui, dopo un rapporto sessuale consumato nell'auto.

 

Pelosi ha detto che questa è stata la causa scatenante: i modi e le maniere di quel rapporto. Ne ha dette tante di cose e spesso contraddittorie. Ha affermato e smentito, ha aggiunto, circostanziato, e poi negato, cambiato versione. Tenere dietro a tutte le verità dette da Pino "la Rana" è quasi impossibile, si riempie un dossier, una serie di faldoni. Così sono gli atti giudiziari che ne sono seguiti. La verità non è mai venuta a galla, non si è mai saputo perché e come. E soprattutto chi?

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  6foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 6

Può "la Rana" aver ucciso quell'uomo tutto muscoli, scattante, sportivo? La mattina del 2 novembre 1975, giorno dei morti, una donna esce dalla sua casupola e va verso lo spiazzo dove la notte si fermano le auto con i fari spenti. Le sembra di scorgere un mucchio di rifiuti. Guarda meglio: è un uomo. «Come un gatto bruciato », dirà agli inquirenti. Una poltiglia di polvere e sangue. Pino ribadisce di essergli ripassato sopra più volte. I processi, le indagini aperte e chiuse, poi riaperte e di nuovo chiuse, non accerteranno mai la verità. Un gorgo d'ipotesi, di teoremi, d'indizi, di prove, di fantasie, di immaginazioni. Nessuna certezza. PPP l'hanno ammazzato perché si era interessato degli affari sporchi dell'Eni.

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  5foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 5

Aveva ficcato il naso nelle storie politiche e affaristiche di quegli anni. Il segreto starebbe in Petrolio il romanzo che PPP stava scrivendo e che ora, sostengono alcuni, contiene la chiave del mistero. Un capitolo scomparso sarebbe la prova del delitto politico. Dice di averlo Marcello Dell' Utri.

 

Mafia, Banda della Magliana, trame nere, bombe fasciste, servizi segreti e altro ancora.

Un lungo filo di storie italiane sembra collegare, si dice, la storia di quell' omicidio a Pino "la Rana", al borgataro che accetta il passaggio di quell' uomo dal viso duro e dalla vocina sottile, che gli propone: «Facciamo un giro?».

 

PASOLINIPASOLINI

Pino sa dove vuole portarlo con la sua scattante Alfa GT 2000, a cosa mira PPP. Non si tira indietro, dopo il diniego di due amici. Va con lui. Ha diciassette anni. Un minorenne. Pasolini ama i ragazzi. Non gli uomini adulti del suo stesso sesso. Solo i ragazzini. La foto di Pino che i giornali pubblicano a qualche giorno di distanza lo ritraggono con una giacca e sotto un maglioncino bianco e nero.

 

Poi altre foto nel corso degli anni, mentre invecchiava, senza mai perdere la strafottenza di quello sguardo. Neppure anni più tardi, dopo la sentenza sulla sua colpevolezza passata in giudicato, la libertà condizionata ottenuta nel 1983, i trascorsi per altri reati comuni e un periodo di lavoro alla cooperativa 29 Giugno - quella di Salvatore Buzzi, ieri condannato a 19 anni: destini incrociati.

 

PASOLINI 8PASOLINI 8

Oggi che non c'è più, che anche lui è morto, ne sono trascorsi quarantadue di anni da quella notte maledetta. L'assassino del poeta porta con sé nella morte il proprio segreto. Ha scritto PPP: «La morte non è/ nel non poter comunicare/ ma non nel poter più essere compresi».

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