IL CIELO IN UNA BANCA – GINO PAOLI HA LASCIATO LA GUIDA DELLA SIAE, MA IL SUO STIPENDIO DA PRESIDENTE RESTA AVVOLTO NEL MISTERO...

F.D.D. per “Libero Quotidiano

 

Si è dimesso, ma lo stipendio resta un mistero. Gino Paoli, travolto dalle polemiche per le indagini fiscali a suo carico e i presunti conti segreti in Svizzera, ha lasciato la presidenza della Siae. Dello stipendio del cantante per la carica ricoperta fino a ieri al comando della Società italiana autori ed editori, tuttavia, non si sa nulla.

 

GINO PAOLIGINO PAOLI

Libero chiede lumi da giorni sul suo emolumento. Ma né da Paoli né dalla stessa Siae sono arrivate le attese informazioni. Fatto sta che con una lettera presentata in mattinata al consiglio di gestione che era in corso a Milano, Paoli si è dimesso dalla presidenza della Siae. Nella missiva si è difende:

 

«Sono certo dei miei comportamenti - ha scritto l’artista - e di non aver commesso reati», «voglio difendere la mia dignità di persona per bene». In questi giorni, ha continuato il cantante, «assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste. Quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società».

 

Paoli, iscritto nel registro degli indagati per una evasione fiscale di circa 800 mila euro per il trasferimento in Svizzera di 2 milioni di euro di nero, sottolinea poi di aver «volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni. Credo di aver espletato il mio compito di presidente al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all’ultima in favore dei giovani autori. Rassegno pertanto al presente Consiglio le mie dimissioni irrevocabili - ha concluso - con la Siae saprà continuare la sua missione di tutela della creatività italiana». L’addio di Paoli è stato accolto positivamente dai sindacati che hanno manifestato «apprezzamento per l’atto di coerenza» e commentato con una certa freddezza dal vertice Siae.

 

gino paoligino paoli

Il comitato di gestione e il direttore generale Gaetano Baldini hanno liquidato la faccenda dicendo di aver preso atto della «irrevocabilità delle dimissioni» chiudendo la porta a richieste di passi indietro o ripensamenti. Poi un po’ di parole di circostanza: nei mesi della sua Presidenza «il Maestro Paoli ha dato un decisivo impulso e un enorme valore aggiunto al rilancio e alla modernizzazione della Società». L’epilogo della vicenda, però, corre il rischio di macchiare il passato.

 

A difenderlo è sceso in campo un amico storico, Red Ronnie. Intervenendo alla trasmissione «La Zanzara» su Radio24, Ronnie ha avanzato addirittura l’ipotesi un complotto. «Mi chiedo solo - ha detto Ronnie al microfono di Giuseppe Cruciani - a chi giovano le sue dimissioni dalla Siae? Si stava battendo contro le multinazionali, vogliono che lui smetta di rompere le p...».

 

gino paoli  gino paoli

La tesi di Red Ronnie pare azzardata e poco chiara. Altrettanto poco chiare restano, come accennato, le ragioni che spingono la Siae, la presidenza del consiglio dei ministri oltre che il ministero per i Beni e le attività culturali a tenere secretate le cifre del compenso e degli oneri accessori erogati all’ormai ex presidente Siae, Paoli.

 

Prosegue intanto il lavoro degli investigatori della Guardia di finanza che stanno setacciando il materiale sequestrato nella villa di Paoli alla ricerca delle «tracce» del denaro. Gli inquirenti stanno cercando l'istituto svizzero che avrebbe in deposito quei 2 milioni, ma che ancora non è stato trovato.

 

SEDE SIAESEDE SIAE

In questo senso potrebbe essere utile la testimonianza di Vallebuona. Il professionista, ex collaboratore di Giovanni Berneschi, indagato nell'inchiesta sulla maxi truffa ai danni di Banca Carige, verrà interrogato oggi dai pm Piacente e Franz come teste assistito perché indagato in procedimento connesso. Il cantautore, invece, sarà interrogato a sua volta nel primo pomeriggio del 2 marzo. Un interrogatorio che diventa punto importante nell’indagine nata incidentalmente con una intercettaziome ambientale durante l’inchiesta sulla maxitruffa a Banca Carige.

 

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: HA SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” CHE AL QUOTIDIANO DI CONFINDUSTRIA RICORDANO PIÙ PER I CONTENZIOSI E LE RICHIESTE DI BONUS CHE PER I RISULTATI EDITORIALI O FINANZIARI...

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”