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GIORNALISTI VS FOODBLOGGER: RIPARTE LA GUERRA. E IL CRITICO MASCHERATO DEL CORRIERE VALERIO VISINTIN SBOTTA – “NELLO SBRINDELLATO MONDO DEL FOOD LA COMUNICAZIONE STA DEGENERANDO A LIVELLI DI MARKETTA QUOTIDIANA. NOI GIORNALISTI GASTRONOMICI NON SIAMO IMMUNI DA QUESTA DERIVA. CONFLITTI DI INTERESSE, NEPOTISMI, BUSTARELLE…” 

Cristiana Lauro per Dagospia

 

foodbloggerfoodblogger

Valerio M. Visintin, il critico mascherato del corriere.it s'è abbastanza incazzato. La faccenda questa volta ronza attorno ad un articolo di Andrea Radic su italiaatavola.it - scritto un po' con la testa altrove - che esorta il Food a liberarsi dai blogger attraverso il recupero di figure un po' datate, qualcuno è morto.

 

Ci si può anche stare, a parte il fatto che non si capisce a quali scopi profittevoli possa condurre la ricerca di consensi senatoriali, considerando lo sviluppo della rete che segue una norma inderogabile: non si ferma il vento con le mani.

 

Radic riporta la faccenda ai grandi del racconto enogastronomico, gli indimenticati Veronelli e Soldati, trascurando l'impossibilità di riadeguarli a un linguaggio diverso che non c'entra un cazzo con quello che i due grandi maestri hanno narrato, ossia consegnato, con passione e conoscenza. Non si può prescindere dalla storia e nemmeno dalla tradizione, ciò che si tramanda è sacrosanto, quindi giusto e impone rispetto. Ma la lingua cambia insieme ai sistemi di comunicazione e a tutto questo non si può abiurare col primo cambio di stagione.

 

food bloggerfood blogger

La narrazione giornalistica, il racconto descrittivo - non soltanto enogastronomico - sono stati surclassati da una comunicazione veloce che divora contenuti con un sistema bulimico impressionante. Compagini diverse, in tempi distanti che producono personaggi e formazioni differenti, che ci piaccia o meno. Qualcuno era formato e qualcun altro oggi è solo informato. Ma non ha alcun senso rilevare se sia giusto o sbagliato: succede, accade, è inesorabile e disconoscere produce nulla per il futuro.

 

A proposito della contrapposizione fra il ruolo di giornalista, quello di  blogger o 'influencer (Veronelli e Soldati c'entrano nulla) e alle polemiche che scatena sui social, sostenute da Radic, ricordiamo che l'analisi del presente è interpretazione del contemporaneo, sacro monito per il futuro. A che serve la salvaguardia di chi non è stato in grado di comprendere, né di assumere, in tutto questo, la postura più confortevole possibile? Nel rispetto dell'etica, si intende e qui voglio vedere chi è che scaglia la prima pietra.

 

CRISTIANA LAUROCRISTIANA LAURO

Valerio M. Visintin, citato fra gli autorevoli giornalisti di riferimento e per il quale, invece, inventerei una categoria a parte, non ci sta e risponde: "nello sbrindellato mondo del food la comunicazione sta degenerando a livelli di marketta quotidiana... noi giornalisti gastronomici non siamo immuni da questa deriva"..."Conflitti di interesse, nepotismi, bustarelle ecc". Non è poco. Prosegue Visintin: "Finalmente, si sono accese le luci delle istituzioni sul selvaggio West della comunicazione pubblicitaria che passa attraverso il web, per mano di blogger e influencer.

 

Da una parte, l’azione dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), che sta monitorando la rete, intervenendo dove vi siano infrazioni. Come ha precisato Monica Davò, responsabile del Comitato di Controllo dell’Istituto, nel corso di Doof. Dall’altra, l’impegno del Governo a intervenire in fase legislativa".

 

 

 

 

VISINTINVISINTIN

2. GIORNALISTI VS BLOGGER

Valerio M. Visintin per mangiare.milano.corriere.it

 

Non si può mai star tranquilli. Me ne vado un momento in vacanza e, all’improvviso, divampa una polemica nella quale mi trovo coinvolto.

 

Detonatore è un articolo di Andrea Radic sulle pagine di italiaatavola.it. Un’invettiva scritta con dardi infuocati e polvere da sparo.

 

Il titolo è già una sassata: “Liberate il food dai blogger. Ridatelo in mano ai giornalisti”.

Le righe successive sviluppano il concetto con toni non meno dolci e dialoganti.

Sul finale, tra l’altro, mi si pone in un ristretto novero di firme a giudizio di Radic meritevoli. Lusingato, ringrazio del riconoscimento. Tuttavia, debbo dissentire sulla sostanza dello scritto.

 

È verissimo che nello sbrindellato mondo del food la comunicazione sta degenerando a livelli di marketta quotidiana. Ma, tanto per cominciare, noi giornalisti gastronomici non siamo immuni da questa deriva, né mai siamo stati fulgidi esempi di buona condotta. Ci sono eccezioni, naturalmente. La regola, però, è un crogiolo di pessime abitudini con le quali abbiamo infettato l’intero ecosistema.

 

Conflitti di interessi, nepotismi, bustarelle, regali sottobanco, pubblicità in maschera, violazione della grammatica, bugie, commenti cretini: sono patologie che appartengono alla nostra storia. Anzi, le abbiamo inventate noi col gentile contributo degli editori. Non possiamo disconoscere questa paternità.

 

Fossimo stati giusti e rigorosi, avremmo avuto foodblogger migliori.

REPORT FOOD BLOGGERREPORT FOOD BLOGGER

E saranno migliori, voglio credere, se passerà il decreto legislativo annunciato dal Governo per regolamentare l’attività dei web-influencer. E, ancor prima, miglioreranno se l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) proseguirà nella sua opera di controllo e di normalizzazione del settore.

 

In attesa della catarsi, evitiamo di tracciare una linea di demarcazione tra blogger e giornalisti, come se non fossero, ormai, il medesimo impasto. È un esercizio anacronistico, oltre che sterile.

 

Emarginiamo, piuttosto, chi tradisce i lettori. Mandiamo al confino i fuff-giornalisti e i fuff-blogger che fingono di non capire quanto le regole siano una garanzia  e non un guinzaglio.

 

Caro Radic, se non ti spiace, emenderei quel titolo feroce. Senza edulcorarlo, ma puntando il mirino sui veri colpevoli.

“Liberate il food dai cialtroni. Ridatelo in mano alle persone perbene”.

 

VALERIO VISINTINVALERIO VISINTIN

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