IL “SOCIAL HOUSING” DI NEW YORK OBBLIGA A RISERVARE 5 PIANI DI UN GRATTACIELO AI MENO ABBIENTI CON FITTI BASSI. ED E’ SUBITO POLEMICA DEI POVERACCI (E’ IL CAPITALISMO, BABY)

Giuliana Ferraino per Corriere.it

La porta per i poveri separata dall'ingresso per i ricchi. Non è un'immagine d'altri tempi e altri luoghi. Succede oggi a New York. La nuova torre, al 40 di Riverside Boulevard, tra la 61esima e la 62esima strada, con vista e tramonti sul fiume Hudson, destinerà 5 (naturalmente i più bassi) dei suoi 33 piani alle persone meno abbienti, che rientrano nei programmi di social housing. Si tratta di 55 unità su 274 totali, che saranno assegnate con affitti calmierati.

Ma se avranno lo stesso indirizzo, gli inquilini «poveri» dovranno usare un accesso diverso, sul retro del palazzo, e avranno ascensori separati. Perfino la società di gestione sarà distinta da quella che amministrerà gli appartamenti affittati a prezzo di mercato, gli unici con esposizione a ovest e quindi con vista fiume.

Una forma di discriminazione aggiornata in funzione del censo invece che della razza? E per di più in una città all'avanguardia e libera come New York? La notizia, anticipata dal NY Post , ha fatto indignare i media americani. Che hanno ironizzato sul nome dello schema, chiamato «Inclusionary Housing Program», perché la segregazione tra inquilini ricchi e poveri rinnega l'inclusione che il progetto vorrebbe creare.

Ma è il denaro, e l'ingordigia di guadagnarne sempre di più, a muovere le cose. Extell, la società costruttrice del condominio, ha chiesto volontariamente alla municipalità di partecipare al programma di social housing, coprendone interamente il costo e non solo una parte, per ottenere il diritto a costruire un grattacielo più alto e a un abbattimento delle tasse.

Grazie a un'opzione prevista dagli accordi, la società ha però scelto di non aggiungere nuovi piani alla sua torre, ma di vendere (a caro prezzo) il diritto a un'altra società, che ha un cantiere poco lontano. In questo modo il permesso per gli extra piani, sommato agli incentivi fiscali, ripagherà con grassi interessi gli affitti calmierati.

I PREZZI
Il piano di Extell, ancora sotto esame da parte del Department of Housing and Development, prevede di dare in locazione i 55 appartamenti relegati tra il primo e il quinto piano, quelli meno appetibili sul libero mercato, a 845 dollari al mese per un monolocale, 908 dollari per le unità con una camera da letto e 1.099 dollari per due camere da letto.

Quasi niente per Manhattan, uno dei mercati immobiliari più costosi del mondo e in forte ripresa dopo il crollo seguito alla crisi dei subprime. Le famiglie ad alto reddito pagheranno invece più di mille dollari al metro quadro per abitare nello stesso palazzo, ma ai piani alti con vista. Nel condominio di lusso accanto, una torre di 40 piani sempre di proprietà di Extell, ad esempio, un appartamento con una camera da letto è in vendita per 1,3 milioni di dollari, mentre per l'unità con 6 camere da letto e 8 bagni si chiedono 15,9 milioni.

AFFITTO POLITICO
Chi può abitare al 40 di Riverside Boulevard, pagando un affitto politico? Per fare domanda bisogna avere un reddito inferiore al 60% del reddito mediano della zona. Poiché la mediana è il valore numerico che separa la metà più alta dalla metà più bassa di un campione o di una popolazione, per qualificarsi una famiglia composta da quattro persone dovrà guadagnare meno di 51.540 dollari (circa 38.586 dollari al cambio attuale), mentre un single dovrà avere un reddito inferiore a 36.120 dollari (circa 27 mila euro).

Sono i nuovi poveri di Manhattan, in aumento, a causa della crisi economica che ha fatto ripartire l'economia americana grazie alla politica monetaria accomodante della Federal Reserve, ma senza creare abbastanza occupazione. E l'Apartheid in condominio è solo l'altra faccia, quella più visibile, delle crescenti disuguaglianze sociali. Anche a Brooklyn ci sono condomini di lusso che hanno entrate separate per i residenti meno abbienti, ma che il fenomeno si diffonda perfino nell'Upper West Side fa scandalo.

 

 

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