giuseppe sala

MENZOGNE DI FORZA MAGGIORE - GIUSEPPE SALA ERA CONSAPEVOLE DI SOTTOSCRIVERE UN DOCUMENTO FALSO PER LA GARA D’APPALTO DELLA “PIASTRA” - MA LO HA FATTO, SECONDO I GIUDICI, PER EVITARE ULTERIORI RITARDI NEI LAVORI, CON IL RISCHIO DI NON APRIRE IN TEMPO EXPO 2015. QUESTO DICONO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE A LUGLIO HA CONDANNATO L'ALLORA AD DI EXPO SPA A 6 MESI DI RECLUSIONE, CONVERTITI IN UNA MULTA DI 45 MILA EURO…

Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”

 

SALA EXPO

Giuseppe Sala era consapevole di sottoscrivere un documento falso. Ma lo ha fatto per evitare ulteriori ritardi nei lavori, con il rischio di non aprire in tempo Expo 2015. Questo dicono le motivazioni della sentenza che a luglio ha condannato l' allora commissario e amministratore delegato di Expo spa a 6 mesi di reclusione, convertiti in una multa di 45 mila euro.

 

Sala, in seguito eletto sindaco di Milano, era accusato di falso materiale e ideologico, per aver firmato, nella sua casa di Brera, due atti che cambiavano due commissari della più importante gara d' appalto Expo, quella della "piastra", valore 272 milioni di euro. Li ha firmati il 31 maggio 2012, ma la data scritta sui due documenti era antecedente e falsa: 17 maggio 2012.

 

matteo renzi giuseppe sala

I manager Expo avevano segnalato la probabile incompatibilità dei due commissari.

Ma per cambiarli, era necessario ricominciare da capo la procedura, e questo avrebbe allungato i tempi e messo a rischio l' apertura di Expo, il cui cronoprogramma era già in grave ritardo. Sala temeva di non riuscire ad aprire i cancelli il 1° maggio 2015. Ecco dunque che nel 2012 furono forzate le procedure e falsificati i due atti con una firma falsa. Condanna, dunque.

 

sala

Sala, scrivono i giudici, "deve essere ritenuto penalmente responsabile del reato ascrittogli. Integrato sia sotto il profilo oggettivo che sotto quello soggettivo". Ma per lui scatta l' attenuante di aver "agito per motivi di particolare valore morale o sociale". Secondo il Tribunale, "Sala firmò i verbali per evitare ritardi", con "l' obiettivo di evitare che la questione della paventata incompatibilità" dei due componenti della commissione di gara potesse comportare il "rischio di ulteriori ritardi nell' espletamento della procedura" e quindi mettere in pericolo l' apertura di Expo. "Deve dunque trovare particolare considerazione la volontà di realizzare le infrastrutture in tempo utile, pena il fallimento vero e proprio della manifestazione".

EXPO GIUSEPPE SALA

 

Esclusa comunque, per i giudici, la "volontà di avvantaggiare taluno dei concorrenti alla gara. O danneggiare altri". È emersa solo la volontà "di assicurare la realizzazione in tempo utile delle infrastrutture necessarie per la realizzazione e il successo dell' Esposizione universale del 2015. Risultato poi effettivamente conseguito e unanimemente riconosciuto".

 

Il Tribunale sembra ipotizzare una sorta di reato commesso a fin di bene. Anche se le eventuali buone intenzioni di norma non possono addolcire il codice penale.

Eppure nelle motivazioni si legge chiaramente che l' allora numero uno di Expo ha sottoscritto i due verbali "consapevole delle illecite retrodatazioni". E quindi "della surrettizia creazione in data 31 maggio 2012 di documenti che alla data del 17 maggio 2012 non erano esistenti".

EXPO PIASTRA

 

Sala era certamente consapevole del falso. Dunque ha mentito quando nell' aula del processo e in numerose dichiarazioni fuori dall' aula ha più volte ripetuto di non essersi accorto delle date false e di non ricordare come e quando firmò i due documenti. Ha mentito in aula: e questo a un imputato è concesso. Ma ha mentito da sindaco fuori dall' aula: è questo per un primo cittadino è grave.

 

I legali di Sala hanno annunciato che ricorreranno in appello contro la sentenza di condanna. Mossa del tutto inutile, perché il reato di falso che gli è stato contestato, a novembre evaporerà, per effetto della prescrizione. Questa potrebbe essere rifiutata dal condannato, che potrebbe difendersi nel merito anche in secondo grado: ma sembra escluso che Sala scelga questa strada.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...