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IN SICILIA SCOPPIA LO SCANDALO "GIRGENTI ACQUE": 84 INDAGATI, CI SONO ANCHE IL PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA REGIONALE, GIANFRANCO MICCICHÉ, E L'EX PRESIDENTE DELL'ANTITRUST, PITRUZZELLA - PER GLI INQUIRENTI ATTORNO AL GESTORE DEL SERVIZIO IDRICO DELLA PROVINCIA ESISTEVA UN GIRO DIFFUSO DI CORRUTTELA PER ELUDERE I CONTROLLI - SECONDO LA PROCURA, "L’OMISSIONE DELLA DOVUTA ATTIVITÀ DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE, HA CREATO UN DANNO AMBIENTALE DA QUANTIFICARE" - L’INCHIESTA E' DURATA 4 ANNI: "ABBIAMO DOVUTO COSTITUIRE UNA SQUADRA FIDATA…"

Salvo Toscano per www.corriere.it

 

Otto fermi e altri 84 indagati nella maxi-inchiesta della procura di Agrigento che ruota attorno a Girgenti Acque. La procura guidata da Luigi Patronaggio ha disposto il fermo di otto componenti del disciolto consiglio di amministrazione e dirigenti della società per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione l’ambiente, la fede pubblica e il patrimonio.

 

LUIGI PATRONAGGIO

Il blitz

Risultano indagati colletti bianchi e politici. Agli altri indagati sono contestate a vario titolo diverse ipotesi di corruzione, abuso in atti di ufficio, falso in bilancio, inquinamento ambientale, truffa e altri reati. Le indagini sono durate quasi quattro anni e sono state svolte dai carabinieri di Agrigento, dal Noe di Palermo, dalla Dia e dalla Guardia di finanza. Gli inquirenti ritengono di avere scoperto «una potente azione di lobbying e la creazione di un vasto sistema di corruttele volto ad eludere i controlli degli enti preposti».

 

Le accuse

Secondo la procura, «l’omissione della dovuta attività di depurazione delle acque, ha creato un danno ambientale da quantificare». Per 50 degli 84 indagati a piede libero la Procura si appresta a notificare avviso di conclusione delle indagini preliminari. Girgenti Acque è stata la società gestore unico del servizio idrico integrato della provincia di Agrigento, destinataria di certificazione interdittiva antimafia nel novembre del 2018.

Gianfranco Micciche Grande Sud

 

Al centro dell’inchiesta c’è Marco Campione, uno degli otto fermati, ex presidente del Cda di Girgenti Acque. I magistrati hanno delineato anche un quadro a tinte fosche. Per Patronaggio «una parte della stampa agrigentina, in cambio di favori, era asservita a Campione e Girgenti Acque» mentre il suo aggiunto Vella ha spiegato come l’indagine sia stata rallentata e «resa complicata dalle connivenze di esponenti delle forze dell’ordine, pronti a fare da scudo a Campione.

 

Non c’era partito di destra o sinistra che non fosse asservito, almeno in parte, al suo sistema. Abbiamo dovuto creare una squadra fidata, facendo attenzione a quei componenti delle forze dell’ordine asserviti al gruppo Campione in cambio di posti di lavoro per familiari e amici. È stata un’indagine estremamente complessa».

 

Gli indagati

giovanni pitruzzella

Un’inchiesta molto lunga durata quattro anni. «Il fascicolo pendeva davanti la direzione distrettuale antimafia perché inizialmente l’ipotesi di reato era quella di concorso esterno in associazione mafiosa — spiega il procuratore capo Luigi Patronaggio —ma la procura distrettuale di Palermo ha poi ritenuto, all’esito di 2 anni di indagine, di riqualificare i fatti in una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, contro l’ambiente, la fede pubblica e il patrimonio e gli atti ci sono stati trasmessi. L’indagine parte dalla creazione di Girgenti Acque e da una analisi delle società facenti capo a Marco Campione, già presidente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque. Già la Dia aveva segnalato, nel lontano 2015, dubbi sulla formazione e provenienza del capitale delle imprese di Marco Campione».

 

GIRGENTI ACQUE

Oltre a Campione, i fermati sono Pietro Arnone, 58 anni, amministratore unico di Hydortecne; Calogero Patti, 53 anni; dipendente di Girgenti Acque; Angelo Piero Cutaia, 51anni, direttore amministrativo di Girgenti Acque; Gian Domenico Ponzo, 54 anni, direttore generale Girgenti Acque; Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico Hydortecne; Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione Girgenti Acque; Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque. Risultano indagati in tutto 84 persone fra cui il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché e il parlamentare di Italia viva Francesco Scoma.

 

NICOLA DIOMEDE

L’accusa è quella violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Tra i politici indagati figura anche l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi. All’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, viene contestato l’abuso in atti d’ufficio e il concorso esterno in associazione a delinquere mentre per l’ex presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, è ipotizzato lo svolgimento di attività di consulenza che secondo gli inquirenti non gli sarebbe stata permessa dall’incarico.

 

Le difese

In particolare, il leader dei berlusconiani in Sicilia, per le accuse, è accusato di aver ricevuto per la campagna per le Regionali del 2017 dal numero uno di Girgenti Acque Marco Campione, «contributi elettorali, spese di viaggi e soggiorni in violazione a quanto previsto dall’art. 7 comma 2 Legge n. 195/1974, ovvero senza che fosse intervenuta la deliberazione dell’organo societario della Girgenti Acque S.P.A. e senza che i contributi fossero stati regolarmente iscritti nel bilancio della medesima società».

 

FRANCESCO SCOMA

Accuse respinte al mittente. «Non ho nulla da nascondere poiché tutto ciò che ho ricevuto da Girgenti Acque, è stato puntualmente dichiarato — si difende Gianfranco Micciché —. Bastava chiamarmi ed avrei fornito tutte le spiegazioni e la documentazione in mio possesso. Tutti i contributi che ho ricevuto per la mia campagna elettorale, non solo quelli di Girgenti Acque, li ho puntualmente dichiarati. Ho anche la delibera del consiglio di amministrazione che ha deciso il contributo».

 

Anche per Scoma, segretario della Camera dei deputati, l’accusa sarebbe quella di aver ricevuto contributi irregolarmente. «Apprendo dopo 4 anni di indagine di essere indagato per non avere commesso nulla — replica il deputato — . La documentazione contestata era disponibile già da 4 anni presso l’Assemblea Regionale Siciliana, presentata come previsto dai regolamenti.

 

Presente nella documentazione la dichiarazione congiunta e il verbale del Consiglio d’amministrazione che approvava la concessione del contributo all’onorevole Micciché. Bastava che in questi 4 anni qualcuno mi chiedesse di produrre le copie». . «Confido nella magistratura e nel suo operato, ma non posso andare nel tritacarne mediatico non avendo nessuna responsabilità - aggiunge Scoma -. Pretendo pertanto che possa essere fatta chiarezza nel più breve tempo possibile. Nel mio interesse, per quello della magistratura e della gente».

musumeci

 

Le reazioni

Il presidente della regione, Nello Musumeci, ha commentato: «Non innamoriamoci degli avvisi di garanzia perché mi sembra un giustizialismo al quale io non intendo appartenere. Per me, sino a quando non si conclude il processo di ogni persona interessata a qualunque tipo di vicenda, rimango rispettoso delle scelte della magistratura. Sono convinto che il presidente Miccichè saprà far valere le proprie ragioni e quindi la sua assoluta estraneità ai fatti». Poi ha aggiunto: «Che Agrigento sia stata la culla del malaffare sul fronte delle acque in Sicilia lo sapevano tutti, però sono mancati interventi energici, speriamo che da questo momento, grazie all’intervento della magistratura, si possa fare luce».

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