L’URUGUAY DELLA MARIJUANA LIBERA NON SARÀ LA NUOVA AMSTERDAM: SOLO I RESIDENTI POTRANNO COMPRARLA NELLE FARMACIE E FINO A UN MASSIMO DI 40 GRAMMI AL MESE (TUTTI SPACCIATORI?)

Rocco Cotroneo per "Il Corriere della Sera"

E' dunque un piccolo Paese, appena tre milioni e mezzo di abitanti, a rompere di colpo tutti i tabù sulle droghe leggere. In Uruguay la marijuana si potrà coltivare o comprare in farmacia; lo Stato seguirà tutta la catena, dalla scelta dei semi fino alla quantità permessa al consumatore finale. Il voto finale del Senato, martedì sera a Montevideo, ha ufficializzato la svolta mentre in piazza manifestavano gli attivisti dell'erba libera e i gruppi contrari, per motivi etici o sanitari.

Manca la firma del presidente José Mujica, ma è scontata, perché l'ex guerrigliero è stato uno dei principali sponsor della normativa. Mujica ha sfidato sin dall'inizio l'opinione pubblica del suo Paese, in maggioranza contraria. Non è riuscito a convincere molta gente, ma è andato avanti lo stesso. E certo non si farà fermare dall'organismo Onu responsabile del rispetto degli accordi internazionali sulle droghe che ieri ha accusato Montevideo di violare con questa legge la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, firmata anche dall'Uruguay.

Dopo aver studiato esperienze simili in giro per il mondo, la sinistra al governo nel Paese ha deciso per una regolamentazione totale, facendo nascere di fatto il primo «spinello di Stato». Supera dunque l'Olanda, dove sono permessi vendita e consumo in spazi appositi (i famosi «coffee shop»); la California, che ha aperto all'uso medico e dissuade i piccoli consumatori appena con una multa; il Colorado, dove è permessa per uso ricreativo una quantità personale assai limitata. In Uruguay, invece, il consumo era già depenalizzato da anni, così come era tollerata la coltivazione di qualche piantina in balcone o in giardino. Il passo avanti intende ora stroncare il traffico illegale, che tuttora controlla il grosso del mercato.

A Montevideo la marijuana arriva dal vicino Paraguay, sotto forma di pacchettini di erba pressata. I legislatori sostengono che l'aumento degli indici di criminalità in Uruguay, già il Paese più tranquillo del continente, è dovuto proprio al narcotraffico. Poi c'è una questione di scarsa qualità del prodotto spacciato, dicono, che può avere effetti collaterali sulla salute. La prima mossa è dunque fissare il prezzo dell'erba di Stato a un livello più basso di quella illegale, di circa il 30-40%. Sarà venduta a circa un dollaro al grammo, l'equivalente di due o tre spinelli.

Chi vorrà comprarla nelle farmacie - fino ad un massimo di 40 grammi al mese - dovrà iscriversi in una lista. Lo Stato farà accordi con cooperative di produttori e seguirà il processo di distribuzione. Chi vuol coltivare la canapa indiana in proprio potrà farlo in associazioni o individualmente, fino a un massimo di sei piante per casa. Resta illegale, e le pene sono severe, produrre in grande scala senza il permesso dello Stato.

Non si potrà guidare sotto l'effetto della marijuana, fumarla in luoghi chiusi né pubblicizzarla. Il governo di Montevideo sostiene che la nuova legge sarà l'occasione per lanciare una campagna di prevenzione contro le droghe, e concentrare le azioni pubbliche sulle categorie a rischio, come i minorenni e i tossicodipendenti. No infine al turismo dell'erba: solo i cittadini uruguaiani e i residenti potranno comprarla.

L'Uruguay ammette trattarsi di un esperimento, e il governo valuterà nel giro di qualche anno se mantenere in vita la normativa. Ma la curiosità supera i confini, soprattutto in America Latina, dove le campagne per azioni alternative alla repressione stanno guadagnando molti consensi. La storia recente del continente è segnata dal sangue della droga. Nei grandi Paesi produttori di coca, Colombia, Bolivia e Perù. In Centroamerica e in Messico, dove gli indici di violenza sono esplosi, e tutto per lo strapotere dei cartelli che controllano il narcotraffico verso il nord del mondo.

L'Uruguay, per le sue dimensioni ridotte, si candida dunque a esperimento pilota. Da qualche anno un gruppo guidato da tre ex presidenti latinoamericani propone la liberalizzazione delle droghe leggere. Il brasiliano Fernando Henrique Cardoso, il colombiano Cesar Gaviria e il messicano Ernesto Zedillo non hanno avuto la forza o il coraggio di agire quando erano al potere, ma oggi sono i grandi paladini della riduzione del danno: ovvero, da questi parti, migliaia di morti all'anno. Ma dai Paesi vicini dell'Uruguay, in queste ore, traspare appena scetticismo. E qualche timore.

 

gozi marijuana torta alla marijuana Marijuana URUGUAY c f efcdff dfd b e f f b dc c cf b b f a fa a

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…