mario draghi - by istituto lupe

ITALIA IN BOLLETTA! NON CI SONO RISORSE, DRAGHI COSTRETTO A FRENARE SU NUOVI INTERVENTI CONTRO IL CARO BOLLETTE – IN REALTA’ L’ADOZIONE DI NUOVE MISURE RESTA IMPROBABILE ANCHE DOPO IL 9 SETTEMBRE QUANDO È PREVISTO IL CONSIGLIO UE DEI MINISTRI DELL'ENERGIA. A QUEL PUNTO SAREMMO ORMAI A 2 SETTIMANE DAL VOTO E CON UN GOVERNO (COME HANNO FATTO NOTARE ALCUNI PARTITI DURANTE LA QUERELLE SU ITA) IN CARICA SOLO PER GLI AFFARI CORRENTI….

Adalberto Signore per il Giornale

 

mario draghi al meeting di rimini 4

Sei mesi dopo l'inizio della guerra in Ucraina, qualcosa si muove a Bruxelles. Sia sul fronte della riforma del mercato dell'elettricità che sul cosiddetto price cap, il tetto europeo al prezzo del gas. Su entrambe, Draghi si è speso con forza e ripetutamente da quando - lo scorso 24 febbraio - la Russia ha attaccato Kiev, dando il via non solo al primo conflitto armato ai confini dell'Europa dopo decenni ma anche a una vera e propria guerra dell'energia.

 

Più volte - durante diversi Consigli europei, ma anche al G7 di Elmau e al G20 di Roma - il premier italiano ha infatti ribadito sia la necessità di slegare il mercato dell'elettricità dal prezzo del gas, sia l'urgenza di introdurre una regolamentazione del prezzo dei combustibili che arrivano dalla Russia.

 

videomessaggio di draghi per la festa nazionale dell'ucraina 1

Per Draghi, ovviamente, le due novità sono motivo di grande soddisfazione. Perché anche se è vero che il nuovo corso dipende soprattutto dalla crisi d'astinenza da gas che sta colpendo la Germania (e solo in parte dal pressing dell'Italia), non c'è dubbio che l'ex numero della Bce sia stato il primo a guardare in quella direzione. A Palazzo Chigi, dunque, si registra un cauto ottimismo, nella consapevolezza che se le parole della von der Leyen, presidente della Commissione Ue, sono certamente l'indicatore di qualcosa che sta per muoversi sul fronte del mercato dell'elettricità, i segnali arrivati da Berlino (e dall'Olanda) sul tetto al prezzo del gas devono invece passare per i prossimi appuntamenti europei. Al momento, infatti, non c'è ancora una presa di posizione formale, anche se ieri - per la prima volta - il governo italiano ha avuto un'interlocuzione di grande apertura dalla Germania.

mario draghi 5

 

Niente di ufficiale, solo contatti informali a livello ministeriale (passati per il titolare della Transizione ecologica, Cingolani). Ma, certo, di buon auspicio in vista del vertice dei ministri dell'Energia dell'Ue convocato per il 9 settembre a Bruxelles.

 

In questo scenario, dunque, è altamente improbabile che Draghi decida di accelerare un nuovo intervento - sarebbe il terzo - per affrontare l'ulteriore aumento delle bollette. Glielo chiedono diversi partiti (alcuni dei quali sono gli stessi che solo un mese fa non gli hanno dato la fiducia), ma al momento le risorse non ci sono. Al di là del cambio di passo di Berlino e Amsterdam, il punto è che una cosa è invocare interventi da 20 o 30 miliardi in un qualche comizio, altra è trovare effettivamente le risorse. Anche perché il decreto Aiuti bis - che ha già stanziato 14 miliardi - risale al 4 agosto, neanche un mese fa. Insomma, spiegano a Palazzo Chigi, «per nuovi interventi serve tempo». Per diverse ragioni.

 

mario draghi roberto cingolani

La prima è che solo verso il 7-8 settembre il ministero dell'Economia avrà un quadro reale di quanto è entrato nelle casse dello Stato grazie alla tassa sugli extraprofitti per le aziende che operano nel mercato energetico (molte di loro hanno fatto ricorso al Tar). Un passaggio decisivo per valutare le risorse effettivamente a disposizione per un intervento. La seconda ragione è che il 9 settembre c'è il Consiglio Ue dei ministri dell'Energia, un appuntamento importante per capire quale sarà il quadro complessivo all'interno del quale si muoverà l'Europa nei mesi a venire.

 

Peraltro, se Germania e Olanda confermeranno il nuovo corso, non è affatto escluso che possa anche esserci anche una sorta di effetto annuncio. Prima di allora, insomma, è quasi escluso un intervento. Improbabile, in verità, anche dopo. Visto che a quel punto saremmo ormai a due settimane dal voto del 25 settembre e con un governo - hanno fatto notare alcuni partiti durante la querelle su Ita - in carica solo per gli affari correnti.

draghi scholz

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…