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“LA GUERRA DELLA RUSSIA CONTRO L’UCRAINA È GIÀ FALLITA. IL CREMLINO E’ ORMAI UN VASSALLO DELLA CINA”. IL CAPO DELLA CIA BURNS VERGA UN INUSUALE ARTICOLO SU “FOREIGN AFFAIRS” – “PUTIN INCARNA UNA COMBINAZIONE INFIAMMABILE DI RANCORE, AMBIZIONE E INSICUREZZA. PENSA CHE IL TEMPO SARÀ DALLA SUA PARTE, MA NON È COSÌ. LA SUA GUERRA IN UCRAINA STA SILENZIOSAMENTE CORRODENDO IL SUO POTERE IN PATRIA” - I CONSIGLI A KIEV, LE BORDATE A XI JINPING: “IL MANTENIMENTO DEL SOSTEGNO MATERIALE ALL’UCRAINA NON VA A SCAPITO DI TAIWAN, SEMMAI…”

Jacopo Iacoboni per la Stampa - Estratti

 

WILLIAM BURNS

Non è esattamente usuale che il capo della Cia scriva un lungo articolo per spiegare qual è la sua posizione sulla più grave crisi internazionale su cui l’agenzia estera americana sia impegnata. Ma è quello che oggi William Burns fa su Foreign Affairs, di suo pugno.

 

Vediamo più nel dettaglio cosa sostiene. Burns definisce un fallimento la guerra della Russia contro l’Ucraina e annuncia di considerare ormai compiuta la trasformazione di Mosca in un vassallo della Cina. Ma ammette anche che ci muoviamo in un mondo nel quale gli Stati Uniti non godono più della superiorità incontrastata. «L’ascesa del revanscismo cinese e russo pone sfide geopolitiche significative in un mondo in cui gli Stati Uniti non godono più di una superiorità incontrastata».

 

PUTIN ZELENSKY

Burns è convinto che l’epoca della Guerra Fredda finisca davvero solo il 24 febbraio del 2024, con l’invasione in Ucraina, che segna però l’ingresso in un territorio desolato e incerto, una waste land gepolitica. La prima chiave per trovare come abitarci è capire anche la psicologia di Putin: il suo desiderio di controllare l’Ucraina deriva dalla sua convinzione che senza tale controllo, la Russia non può essere una grande potenza e lui non può essere un grande leader russo.

 

Tuttavia l’intervento in Ucraina si è rivelato un fallimento per la Russia. «L’era post-Guerra Fredda – spiega - si è conclusa definitivamente nel momento in cui la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022. Ho trascorso gran parte degli ultimi vent’anni a cercare di capire la combinazione infiammabile di rancore, ambizione e insicurezza che il presidente russo Vladimir Putin incarna.

 

BURNS

Una cosa che ho imparato è che è sempre un errore sottovalutare la sua fissazione per il controllo dell’Ucraina e delle sue scelte. Senza questo controllo, ritiene che sia impossibile per la Russia essere una grande potenza o per lui essere un grande leader russo. Questa tragica e brutale fissazione ha già portato vergogna alla Russia e messo in luce le sue debolezze, dalla sua economia unidimensionale alla sua gonfiata abilità militare al suo sistema politico corrotto».

 

(...)

Tecnicamente, la Russia e Putin hanno già fallito, ritiene Burns. Con questi dati alla mano: «La guerra di Putin è già stata un fallimento per la Russia a molti livelli. Il suo obiettivo originario di conquistare Kiev e sottomettere l’Ucraina si è rivelato sciocco e illusorio. Le sue forze armate hanno subito danni immensi. Almeno 315mila soldati russi sono stati uccisi o feriti, due terzi dell’inventario di carri armati russi di prima della guerra sono stati distrutti e il vantato programma di modernizzazione militare di Putin, durato decenni, è stato svuotato. Tutto questo è il risultato diretto del valore e dell’abilità dei soldati ucraini, sostenuti dal supporto occidentale».

 

xi jinping vladimir putin a pechino

E i prezzi per l’economia russa sono altrettanto alti: essere ormai già, di fatto, un servo della Cina. «L’economia russa sta subendo contraccolpi a lungo termine e il Paese sta segnando il suo destino di vassallo economico della Cina. Le ambizioni smisurate di Putin si sono ritorte contro anche in un altro modo: hanno spinto la Nato a diventare più grande e più forte» (Nato che, effettivamente, prima dell’invasione su larga scala era percorsa da divisioni interne e debolezze).

 

Altro prezzo, di cui ci si dimentica (complice la propaganda russa in occidente e i suoi utili idioti), è quanto la guerra abbia indebolito Putin all’interno: «La sua guerra in Ucraina sta silenziosamente corrodendo il suo potere in patria. L’ammutinamento di breve durata lanciato lo scorso giugno dal leader mercenario Yevgeny Prigozhin ha offerto uno sguardo su alcune delle disfunzioni che si nascondono dietro l’immagine di controllo accuratamente lucidata di Putin.

 

william burns capo della cia

Per un leader che si è faticosamente costruito una reputazione di arbitro dell’ordine, Putin è apparso distaccato e indeciso mentre gli ammutinati di Prigozhin si facevano strada verso Mosca. Per molti membri dell’élite russa la domanda non era tanto se l’imperatore non avesse i vestiti, quanto piuttosto perché ci stesse mettendo così tanto a vestirsi». Si è definitivamente rivestito, ora? Resta assai dubbio.

 

In questo quadro Putin sta rigenerando a tappe forzate «la produzione di difesa della Russia - con componenti critici provenienti dalla Cina, nonché armi e munizioni dall’Iran e dalla Corea del Nord - e continua a scommettere che il tempo sia dalla sua parte, che può fiaccare l’Ucraina e logorare i suoi sostenitori occidentali». Ma non è una convinzione del tutto fondata, Trump o non Trump (che ovviamente Burns non nomina). Il punto è che il deep state americano è profondamente convinto che, per usare le parole di Burns, «la sfida dell’Ucraina è quella di scalfire l’arroganza di Putin e dimostrare l’alto costo per la Russia di un conflitto continuo», ma qui Burns dice sorprendentemente e in modo totalmente pubblico qualcosa di quello che ci possiamo aspettare: attacchi profondi dietro le linee nemiche, non più la ricerca ossessiva del colpo di avanzamento al fronte.

vladimir putin xi jinping a pechino

 

L’alto costo alla Russia si impone «non solo facendo progressi in prima linea, ma anche lanciando attacchi più profondi alle sue spalle e guadagnando costantemente terreno nel Mar Nero. In questo contesto Putin potrebbe tornare a lanciare minacce nucleari e sarebbe sciocco escludere del tutto i rischi di escalation. Ma sarebbe altrettanto sciocco farsi intimidire inutilmente da questi rischi». Non è per niente un segreto, per quasi tutti gli analisti, quanto la minaccia di escalation sia sventolata strumentalmente da tutti gli utili idioti putiniani in giro, da Mosca al mondo occidentale, al “pacifismo” europeo.

 

william burns

La ricetta di continuare ad assistere con armi e denaro l’Ucraina serve gli interessi americani, non li danneggia. E con una spesa minima («meno del 5% del budget americano per la Difesa»), perché manda un messaggio chiaro al vero capo di tutto questo: la Cina di Xi Jinping. «La volontà degli Stati Uniti di assorbire le sofferenze economiche per contrastare l’aggressione di Putin - e la sua capacità di mobilitare gli alleati a fare lo stesso - hanno contraddetto fortemente la convinzione di Pechino che l’America fosse in declino terminale». Xi scommetteva su questo anche più di Putin.

 

«Uno dei modi più sicuri – conclude il capo della Cia – per riaccendere la percezione cinese dell’incoscienza americana e alimentare l’aggressività cinese sarebbe quello di abbandonare il sostegno all’Ucraina. Il mantenimento del sostegno materiale all’Ucraina non va a scapito di Taiwan, semmai invia un importante messaggio di determinazione degli Stati Uniti che aiuta Taiwan». Se le armi ci sono, e l’America c’è, Europa e Taiwan sono più sicure e l’asse dei dittatori ristretto e condannato a non passare in occidente. In caso contrario, tutto diventerebbe possibile, tranne che la pace.

Nikolai Patrushev William BurnsWilliam Burns

 

 

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