MACELLERIA BRASILIANA - SCENE DI GUERRA A RIO, NELLE FAVELAS DI ALEMAO E DI PENHA, DOVE 5 MILA AGENTI DELLA POLIZIA HANNO ACCOPPATO 138 NARCOS, I CUI CADAVERI SONO STATI STESI IN STRADA - I FAMILIARI DELLE VITTIME SOSTENGONO CHE I LORO CARI SIANO STATI FATTI FUORI IN ESECUZIONI SOMMARIE: UN RAGAZZO E' STATO TROVATO DECAPITATO E LA TESTA ERA APPESA A UN ALBERO - UNA DONNA URLA CONTRO GLI AGENTI: "MIO FIGLIO HA ANCORA I LACCI ALLE MANI, LO HANNO LEGATO E GLI HANNO SPARATO IN FACCIA" - L'OPERAZIONE AVEVA L'OBIETTIVO DI ARRESTARE IL LEADER DEL "COMANDO VERMELHO": EDGAR ALVES ANDRADE, CHE È RIUSCITO A FUGGIRE ANCHE QUESTA VOLTA - LO SCAZZO TRA IL CAPO DELLA POLIZIA E LULA, CHE NON ERA STATO INFORMATO DEL RAID...

 

MACELLERIA BRASILIANA

Estratto dell’articolo di Emiliano Guanella per "la Stampa"

 

operazione di polizia nella favela a rio de janeiro contro il comando vermelho 4

La scena nella piazza São Lucas della favela Penha, zona Nord di Rio de Janeiro, rimanda alle guerre in corso in altre regioni del mondo. Una lunga fila di cadaveri coperti da lenzuola, i ragazzi del quartiere sono andati a cercarli nel bosco della collina che sovrasta la comunidade, una delle più grandi e più violente della città carioca.

 

Li hanno portati giù in spalla, uno dopo l'altro, fino a contarne 138, ma è un bilancio provvisorio perché la zona è di vegetazione fitta e scoscesa, qualche corpo potrebbe trovarsi ancora tra gli alberi. In piazza le mamme delle vittime piangono e gridano disperate davanti alle telecamere. «Fate vedere le mani di mio figlio, ha ancora i lacci, lo hanno legato e gli hanno sparato in faccia, l'hanno ucciso come una bestia».

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L'avvocata Flavia Froes parla di esecuzioni sommarie. «Non sono morti in un conflitto a fuoco, la polizia li ha uccisi a sangue freddo invece di arrestarli e portarli davanti al giudice, come stabilisce la legge». […]

 

I ragazzi erano soldati del Comando, entrare in una gang è un cammino senza ritorno, finisci quasi sempre in carcere o morto ammazzato. Questa la realtà della Penha e dell'Alemão, quartier generale della delinquenza carioca, dove non si muove una mosca senza il consenso dei boss locali.

 

La stampa li definisce narcos, ma in realtà controllano tutte le attività economiche, la droga è solo uno dei loro business; distribuiscono le bombole del gas, controllano i mini van che portano l'esercito dei pendolari in centro, gestiscono le scuole di samba, il gioco del bicho (lotteria clandestina).

 

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Il comando chiede il pizzo ai commercianti e alle tante chiese evangeliche neopentecostali, si mobilita per questo o quel candidato in tempo di elezioni, organizza le feste dei balli funk, dove ad ogni giro di musica si sentono le mitragliate sparate in aria, come quando vince il Flamengo. […]

 

La sfilata dei famigliari è continuata all'obitorio, la manicure Beatriz Nolasco ha raccontato ai cronisti che il corpo di suo nipote Rafael è stato trovato decapitato, la testa era appesa ad un albero poco distante. Un inferno vero e proprio, ma per il governatore di Rio Claudio Castro il blitz è stato un successo.

 

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«Le uniche vittime - ha detto - sono i quattro poliziotti morti». I delinquenti, questo il messaggio sottinteso, meritavano di morire, il leitmotiv da sempre dai politici di destra in Brasile. Lo dice, del resto, anche il motto popolare: "bandido bom è bandido morto".

 

Castro, che è alleato di Jair Bolsonaro, ha accusato il governo centrale di Lula da Silva di non fare nulla contro le gang, da Brasilia ribattono che per far intervenire le forze armate ci vuole un decreto presidenziale approvato dal Parlamento. […]

 

Durante la gestione di Castro, in carica dal 2020, la polizia carioca ha ucciso 1.890 persone, un morto al giorno, ma non ha affatto vinto la guerra. Secondo l'osservatorio sulla sicurezza pubblica il 35% degli abitanti della cidade maravilhosa vive in regioni controllate dalla criminalità organizzata, nel resto del Paese questa percentuale scende al 14%, sono 30 milioni di brasiliani che fanno i conti tutti i giorni con fucili e mitragliatrici […]

 

RIO BLITZ CONTRO I NARCOS NELLE FAVELAS OLTRE 130 MORTI. LULA: «NON SAPEVO»

Estratto dell’articolo di Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”

 

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[…] Di tutt’altro avviso Luiz Inácio Lula da Silva, che si è detto «inorridito» per il bagno di sangue. Il ministro della Giustizia, Ricardo Lewandowski, ha dichiarato che il presidente del Brasile, appena rientrato dalla Malesia, dove ha partecipato al vertice Asean e ha finalmente incontrato il presidente americano Donald Trump, è rimasto «scioccato» dal numero di morti e si è detto sorpreso che una retata di questa portata sia stata lanciata senza che il governo federale né il presidente ne fossero informati.

 

L’operazione, condotta da 2.500 agenti e decine di veicoli blindati, puntava ad arrestare una settantina di membri del famigerato Comando Vermelho, una delle due fazioni criminali più potenti del Brasile, nelle favelas di Alemão e di Penha, nella parte settentrionale della città. Per impedire l’ingresso della polizia, i membri della banda hanno ordinato la chiusura delle strade e iniziato a lanciare bombe con i droni. Ne sono seguiti diversi scontri a fuoco, in cui sarebbero stati colpiti anche dei civili e quattro poliziotti sono rimasti uccisi.

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Il leader del Comando Vermelho, Edgar Alves Andrade, detto Doca, 55 anni, obiettivo principale dell’operazione, è riuscito ad evitare l’arresto anche questa volta. Con una lista di 273 precedenti penali e 32 mandati di cattura pendenti, è latitante da sette anni. Su di lui pende una taglia da 100 mila reales (16.000 euro). […] Alla fine, la polizia ha sequestrato un centinaio di fucili e mezza tonnellata di droga.

 

BATTAGLIA A RIO TRA POLIZIA E GANG STRAGE NELLE FAVELAS: 138 MORTI

Estratto dell’articolo di Daniele Mastrogiacomo per “la Repubblica”

 

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[...] Cinquemila agenti della polizia militare e civile hanno un ordine preciso: eseguire 69 arresti. Farlo in quel dedalo di viuzze che formano il complesso di Alemão e Penha, ventisei favelas a nord di Rio de Janeiro, distribuite su 9 milioni di metri quadrati, è quasi impossibile. E pericoloso. Per gli agenti in assetto di guerra e per i civili. Chi deve andare al lavoro, i bambini che scivolano in quel budello di muri e baracche per recarsi a scuola.

 

Tutti rischiano di finire in mezzo alla battaglia furibonda. Violentissima. Dopo 12 ore di sparatorie si contano 138 morti. Molte delle vittime avevano segni di esecuzioni sommarie. Quattro morti anche tra le forze dell'ordine e diversi i feriti pure tra le truppe d'élite del governo. Le gang attendevano al varco gli incursori: hanno usato armi pesanti e droni, hanno bloccato almeno 50 bus a cui hanno dato fuoco per rallentare l'avanzata delle truppe scelte.

 

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Mezza Rio de Janeiro è rimasta paralizzata con ingorghi che hanno impedito alla gente di raggiungere il lavoro. Le scuole sono state chiuse, il servizio di trasporto ha fatto rientrare tutti i mezzi in circolazione. Ha funzionato solo la metropolitana, sottoterra, lontana da esplosioni e incendi. Fuori, la gente correva impazzita cercando riparo dalla pioggia di proiettili e razzi lanciati dai miliziani e dalla polizia. Anche una ragazza che si stava allenando in palestra si è stata raggiunta da un colpo alla coscia.

 

[...] C'erano indizi consistenti e confermati da intercettazioni e segnalazioni che raccontavano l'intenzione del "Comando Vermelho", gruppo criminale egemone nella capitale carioca, di allargare il proprio territorio di azione e controllo. Il traffico di droga, di armi, di oro e le estorsioni a chiunque - anche solo per comprare una bombola di gas o abbonarsi alla pay tv - producono una marea di quattrini.

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Vanno investiti e il vertice di questa potente organizzazione sa dove farlo: nell'edilizia. Compra terreni che poi a suon di mazzette milionarie sono trasformati in aree edificabili. Gli appartamenti realizzati in grandi comprensori e palazzoni finiscono per essere dati ai capi delle diverse bande che formano il gruppo o venduti al miglior offerente.

 

Fondato nel 1969, in piena dittatura militare, il "Comando Vermelho Rogério Lemgruber", noto con le sigle Cv o Cvrl, nasce nel carcere Cândido Mendes de l'Ilha Grande, davanti a Rio. Era formato da militanti oppositori dei militari al potere e da prigionieri comuni. All'inizio si chiamava, infatti, "Falange Vermelha" (rossa): aveva connotazioni politiche, di solidarietà e di sostegno tra le persone perseguitate dal regime e finite arbitrariamente in galera.

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Ma all'inizio degli anni '80 cambiò nome in "Comando Vermelho"; abbandonò gli ideali di estrema sinistra: erano gli anni del boom della cocaina a New York e Los Angeles, gli Usa ne chiedevano a tonnellate e si facevano un sacco di soldi. Il gruppo fiutò subito l'affare, si coordinò con i cartelli colombiani di Pablo Escobar, organizzò i trasporti e la distribuzione. I soldi hanno attirato centinaia di giovani delle favela.

 

Così la banda si è imposta con la forza nella stessa Rio, dove agivano i rivali di "Amigos dos Amigos" e il "Terceiro Comando Puro", oltre ai temibili "Guardiões do Estado" alleati del "Primeiro Comando da Capital", l'altra potente organizzazione criminale nata e cresciuta a San Paolo. [...]

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