FLAGELLO EBOLA - DOPO CHE IN SPAGNA TRE INFERMIERE SONO STATE RICOVERATE PER IL CONTAGIO, A MADRID SONO COSTRETTI A DIRLA TUTTA: “ESISTONO PUNTI DEBOLI NELL’APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO DI SICUREZZA”

Da "ansa.it

 

teresa romero, l’infermiera contagiatateresa romero, l’infermiera contagiata

Sull'emergenza Ebola il governo spagnolo "agirà con totale trasparenza" e fornirà "puntualmente tutta l'informazione" di cui dispone. E' quanto ha assicurato oggi al Congresso il primo ministro Mariano Rajoy nella seduta di controllo al governo. Dopo aver ricordato che "il contagio non è facile", il premier ha fatto appello alla tranquillità. Cresce la paura per Ebola in Europa dopo il caso di contagio in Spagna e altri casi sospetti. 
E una terza infermiera è ricoverata in Spagna con decimi di febbre. 

 

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto più controlli "controlli in Europa su chi viaggia in aereo". Lorenzin, intervistata da Repubblica, sottolinea: "è necessario che le procedure adottate sui voli e negli aeroporti ci diano una maggiore certezza dei giri che fa chi arriva dai Paesi a rischio".

 

"Chiedo che l'Europa intervenga e decida cosa fare. Adesso stiamo attuando i protocolli dell'Oms e informiamo i passeggeri che arrivano da paesi dove è in corso l'epidemia, i quali alla partenza dovrebbero essere controllati. Ma se queste persone non hanno sintomi dell'Ebola noi non sappiamo niente di loro".

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Perché muoversi adesso? "Il livello epidemico - risponde il ministro - sta aumentando e presto crescerà il numero dei occidentali impegnati in Africa per combattere l'epidemia". E sottolinea: "non ci dimentichiamo che in Italia, a Roma, ci sono la Fao e altre organizzazioni internazionali, dove circolano numerose persone che si muovono continuamente anche attraverso Paesi a rischio".

 

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Quanto all'Italia, "escludo assolutamente - dice Lorenzin - la possibilità che si possa verificare un'epidemia da noi", ma "il caso sporadico non si può escludere nel futuro". E rassicura sui servizi di assistenza nel nostro paese: "siamo tra i primi al mondo"; "tutta la rete delle malattie infettive è ottima".

L'INFERMIERA CONTAGIATA: "HO SEGUITO I PROTOCOLLI" 
"Ho seguito i protocolli" di sicurezza e "non ho idea di come possa essere avvenuto il contagio", ha assicurato Teresa Romero, l'infermiera di 44 anni positiva all'ebola, citata oggi da El Mundo. La paziente, ricoverata in isolamento all'ospedale Carlo III-La Paz di Madrid, ha confermato telefonicamente di sentirsi "un poco meglio", dopo il trattamento con siero antivirale proveniente da una paziente che ha superato la malattia. Assicura di non sapere come si è potuto produrre il contagio dell'ebola, che si trasmette attraverso il sangue, vomito, diarrea e altri fluidi corporali.

 

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"Non glielo so dire, non ne ho idea", ha assicurato nell'intervista. 44 anni, sposata e senza figli, da 15 anni impiegata come ausiliare di infermeria all'ospedale Carlo III-La Paz, Teresa Romero, la prima contagiata del virus in Europa, ha partecipato come volontaria nella squadra che ha assistito i due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone e deceduti per Ebola.

 

Nel caso di Manuel Garcia Viejo, il medico missionario deceduto lo scorso 26 settembre, l'infermiera ha lavorato anche nella pulizia e disinfezione della stanza occupata dal paziente, secondo quanto confermano fonti sanitarie.  Il coordinatore del Centro di allerta ed emergenza del ministero della Sanità, Fernando Simon, ha assicurato oggi in dichiarazioni radiofoniche che si spera "di avere presto i risultati dell'indagine" sulle cause della trasmissione del contagio all'ausiliaria di infermeria.

 

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"E' ancora difficile avere la certezza di quello che è accaduto, fa parte di un'indagine della quale avremo presto i risultati", ha detto il responsabile sanitario alla radio Cope. Simon ha riconosciuto che "le ipotesi sono molte" e che esistono "punti deboli nei procedimenti di applicazione del protocollo" di sicurezza.

 

Fra le ipotesi, ha indicato possibili errori "nel momento di togliersi la tuta" di protezione del personale addetto all'assistenza dei due missionari ricoverati a deceduti il 12 agosto e il 26 settembre scorsi. Ma il coordinatore ha fatto anche riferimento ad altre ipotesi "collegate alla supervisione del processo" e "ai rischi nella manipolazione, nelle iniezioni o nel contatto con fluidi dei pazienti che non si dovevano produrre ma che, per errore, possono esserci stati". Tutti procedimenti sui quali sta investigando il ministero della sanità.

 
Una terza infermiera della squadra sanitaria, che ha assistito i due missionari spagnoli deceduti per Ebola il 12 agosto e il 26 settembre scorsi, è stata ricoverata nella notte all'ospedale Carlo III-La Paz di Madrid "con alcuni decimi di febbre". Lo si apprende da fonti sanitarie.

 

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La donna, sotto osservazione, è la quinta persona ricoverata nel nosocomio per sospetto di contagio del virus, dopo Teresa Romero, l'infermiera di 44 anni positiva all'Ebola, che evolve positivamente al trattamento con siero antivirale di persona convalescente dalla malattia; il marito, Javier Limon, in isolamento perché lungamente esposto in maniera indiretta; una seconda ausiliare di infermeria risultata negativa a due test per l'Ebola; e un ingegnere di nazionalità spagnola proveniente dalla Nigeria. Le autorità sanitarie mantengono sotto osservazione una cinquantina di persone entrate in contatto con l'infermiera contagiata.


IN SPAGNA 3 CASI SOSPETTI, UE CHIEDE CHIARIMENTI
Nuovi casi dopo il contagio che ha riguardato un'infermiera ammalatasi a Madrid, la quale aveva curato un missionario infettato di ritorno dalla Sierra Leone. Al momento, sono quattro le persone ricoverate all'ospedale madrileno Carlo III-La Paz: oltre all'infermiera ausiliaria di 44 anni, con una diagnosi conclamata, sono sotto osservazione il marito dell'infermiera, un'altra infermiera che faceva parte del gruppo di sanitari che ha assistito i due missionari deceduti e un turista di origini nigeriane proveniente dall'Africa.

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Ma la paura è cresciuta con le ore, tanto che le persone sotto sorveglianza, ha reso noto El Pais online nel pomeriggio, sono salite a 52. Tutte sono state in contatto con l'infermiera affetta dal virus. Intanto, i sanitari dell'ospedale Carlo III hanno oggi inscenato una manifestazione di protesta, denunciando di non aver ricevuto una formazione adeguata per trattare il virus ebola.
 

Ma il caso spagnolo ha allarmato innanzitutto le autorità europee, e la Commissione Ue ha chiesto "chiarimenti" al governo di Madrid per individuare la falla nel suo sistema sanitario che ha potuto permettere il contagio dell'infermiera. Al momento, ha spiegato il portavoce Ue, Frédéric Vincent, ''è importante per noi acquisire tutte le informazioni dalla Spagna e capire come è potuto accadere il contagio, il primo in Europa, e qual è ora la situazione, visto che quest'ospedale madrileno, come tutte le strutture sanitarie, rispetta i protocolli di sicurezza".

 

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Il ministero della Sanità spagnolo, dal canto suo, ha fatto sapere che sta cercando di individuare le "fonti del contagio", sottolineando che ''i protocolli" di prevenzione "sono corretti perché sono identici ovunque" ma "questo non significa che non ci siano stati errori. Rivedremo tutto". E si allunga anche la lista dei rimpatriati in Ue a causa del contagio: l'ultimo caso è quello di una dottoressa norvegese rientrata dalla Sierra Leone dopo aver contratto il virus. Sul fronte italiano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin rassicura: "In Italia sono moltissime le segnalazioni sospette pervenute al Ministero. Tutte si sono rivelate falsi allarmi''.

 

CINQUE MILIONI DI EURO ANNUI IN PIÙ PER AUMENTARE I CONTROLLI 
Lorenzin ha anche annunciato che sono stati chiesti, nella Legge di stabilità, cinque milioni di euro annui in più per aumentare i controlli e aiutare nel contrasto alla diffusione del virus e altri 8 per attivare l'ala in costruzione dell'Ospedale Spallanzani di Roma. Ma le affermazioni del ministro, in commissione Affari sociali, non hanno soddisfatto Lega Nord e M5S, che parlano dell'assenza in Italia di ''reali protocolli di sicurezza''.

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Il problema è dunque anche di natura economica, e riguarda i fondi necessari al contrasto efficace del virus. Se il Fondo monetario internazionale fa pressing sui paesi dell'Africa per prepararsi meglio al rischio Ebola, una pronta risposta è giunta dagli Stati Uniti: la lotta al virus in Africa occidentale costerà agli Usa circa 750 milioni di dollari in sei mesi, ha annunciato il Pentagono.

 

In una giornata difficile per le Borse europee, è stata una seduta molto pesante per le compagnie aeree europee e secondo gli operatori, le vendite si sono accentuate soprattutto dopo la notizia dell'infermiera spagnola contagiata da Ebola per aver assistito due missionari poi deceduti. Una 'partita' ancora aperta resta, poi, quella sanitaria per la messa a punto di vaccini contro ebola.

La precisazione della multinazionale Gsk: ''Non c'è alcun contatto con l'Oms per la fornitura di un milione di dosi'' del vaccino italiano contro Ebola, ha affermato l'azienda smentendo quanto affermato la scorsa settimana da Piero Di Lorenzo, presidente dell'Irbm science park di Pomezia, che con Okairos (rilevata da Gsk) ha fondato una joint venture per la produzione del vaccino.

preghiere in liberia per i morti di ebolapreghiere in liberia per i morti di ebola

 

Intanto la Commissione delle Nazioni Unite che si occupa di questioni finanziarie ha adottato oggi una risoluzione che da' via libera ai fondi per la nuova missione Unmeer contro Ebola e per l'ufficio dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per la lotta al virus. E aiuti ai Paesi colpiti da Ebola arrivano anche dall'Unione Europea che invierà tre Boeing 747 con attrezzature mediche e sanitarie. L'arrivo di Ebola in Europa ha colpito anche le compagnie aeree europee che sono pesantemente scivolate in Borsa.

 

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Il virus preoccupa ma non blocca il lavoro del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e della Banca Mondiale, pronti ad accogliere centinaia di delegati, banchieri e giornalisti per le riunioni che si sono aperte oggi. E lo fanno preparandosi a tutto, anche all'Ebola. Mettendo in evidenza che il rischio di contagio è basso, nei palazzi delle due istituzioni sono a disposizione anche termometri usa e getta per misurare la temperatura. L'aumento delle temperatura è infatti uno dei sintomi dell'Ebola.

 

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