MARCIO SU ROMA – CARMINATI TEMEVA CHE TUTTA LA SUA ORGANIZZAZIONE POTESSE FINIRE NELL’INCHIESTA FINMECCANICA “BROKER-DIGINT” DEL 2011 – IL PUNTO DEBOLE ERA IL COINVOLGIMENTO DI MARCO IANNILLI

Ivan Cimmarusti e Marco Ludovico per “Il Sole 24 Ore

 

massimo carminati massimo carminati

Il timore era che «tutta la struttura associativa» potesse finire nell’inchiesta Finmeccanica “Broker-Digint” emersa nel 2011. Massimo Carminati ne parla l’anno scorso a luglio. Teme che i carabinieri del Ros scoprano ora quello che allora rimase segreto e lo avrebbe coinvolto.

 

Di questo ne era a conoscenza anche l’imprenditore finito in quel procedimento, Marco Iannilli, che il boss Massimo Carminati temeva potesse parlare con gli inquirenti: «Iannilli che può sapere di me? Del reato bagattelare?...eh le fatture false».

 

È uno spaccato che emerge dal vasto incartamento su Mafia Capitale della Procura della Repubblica di Roma, che attraverso l'inchiesta coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Michele Prestipino e i sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli. Negli atti c’è una parte rilevante che riguarda i rapporti di Carminati, sia pure indiretti, con l’holding di Stato. E, soprattutto, emerge una parte in cui lo stesso presunto boss rivela di aver avuto un ruolo nella vicenda giudiziaria “Broker-Digint”, in merito a sospette false fatturazioni che avrebbe compiuto, attraverso società intermedie, con Finmeccanica.

 

marco iannilli  marco iannilli

Anche perchè che Carminati avesse un rapporto particolare con l’azienda, comunque, emerge in modo chiaro da un’intercettazione con Paolo Pozzessere, ex alto dirigente della holding che ha sede a piazza Montegrappa. Una telefonata che svela la «penetrante» conoscenza dei fatti aziendali da parte di Carminati, estremista di destra con trascorsi nella Banda della Magliana. Si legge negli atti: «Carminati discuteva anche con Massimo Perazza (soggetto coinvolto in un presunto furto di carburante alla Marina militare, ndr) del suo coinvolgimento nelle vicende giudiziarie di Iannilli e Mokbel».

 

In particolare, è annotato negli atti, temeva che «il suo coinvolgimento nell’indagine Finmeccanica riguardava l’interessamento in favore di Iannilli» ritenendo che «gli inquirenti” avrebbero “ricostruito sul suo conto (…) l'emissione di fatture false». Carminati temeva che a rivelare il particolare potesse essere lo stesso Iannilli, anche se precisa al suo interlocutore che «con tutto il rispetto ma che cazzo pensano che sa Iannilli di Carminati? Ma che so scemo a mettere le mani e le cose...e che in vecchiaia mi so rincoglionito? Iannilli che cazzo può sapere di me? Del reato bagatellare? … eh..le fatture false...che mi possono far fare, tre mesi?».

 

PALAZZO FINMECCANICA A PIAZZA MONTE GRAPPAPALAZZO FINMECCANICA A PIAZZA MONTE GRAPPA

Gli atti, inoltre, svelano anche altri particolari legati al funzionamento delle coop riconducibili a Carminati. È il caso delle vicende legate al Vicariato - già smentite – in cui Luca Odevaine, strettamente legato alla cricca criminale, afferma che «finché c’era Ruini (il famoso cardinale, ndr) c’avevamo questo rapporto stretto, facevamo come gli pareva, adesso non è proprio più così».

 

Nell’incartamento, poi, c’è spazio anche per i timori che Carminati aveva verso il procuratore capo Pignatone. «In Calabria – annotano negli atti gli investigatori - ha capottato tutto» affermando che «non si fa inglobà dalla politica». E ancora:?in un’intercettazione ambientale carpita nella sua automobile, nel gennaio del 2012, Carminati parlando di Pignatone, dice che «non giocava» e che «avrebbe buttato all’aria Roma».

 

Intanto saltano fuori nuovi particolari dell'interrogatorio di garanzia di Nadia Cerrito, la segretaria di Salvatore Buzzi, braccio imprenditoriale di Carminati. La donna, che custodiva il «libro nero della corruzione», una contabilità parallela in cui erano annotate le tangenti, afferma che «nell’arco di un mese potevo preparare 5-6 volte le buste (per le tangenti, ndr), gli importi vanno dai 5mila euro, ci sono da mille euro; 20mila mi ricordo una sola volta di averlo annotato». Gli interrogatori, comunque si sono conclusi ieri. Oggi invece si svolgerà l’udienza al Tribunale del Riesame.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…