pedemontana veneta luca zaia superstrada

NEL BUCO NERO DELLA PEDEMONTANA – LA SUPERSTRADA TREVISO-VICENZA, VOLUTA DA LUCA ZAIA, È SEMPRE DESERTA. IL MOTIVO? I PEDAGGI SONO I PIÙ CARI D'ITALIA E IL RISPARMIO DI TEMPO RISPETTO ALLA STATALE VICINA È MINIMO – PROGETTATA NEL 2003, NON È ANCORA TERMINATA DEL TUTTO. REALIZZARLA È COSTATO 2 MILIARDI E 400 MILIONI. LE CASSE PUBBLICHE L'HANNO FINANZIATA PER UN MILIARDO, IL RESTO L'HA MESSO IL CONCESSIONARIO PROVATO “SIS”, CHE IN CAMBIO RICEVERA’ DALLA REGIONE VENETO CON 12 MILIARDI IN 39 COMODE RATE…

Raffaele Oriani per il “Venerdì di Repubblica”

 

segnaletica al casello di malo pedemontana

Treviso-Vicenza. È una meraviglia. Più che un'autostrada, uno showroom: a destra un casello in pietra viva, a sinistra una muraglia fonoassorbente rosa pallido, in alto un reticolo di travi d'acciaio sapientemente arrugginite. Design, candore, silenzio.

Siamo alle spalle di Treviso, e corriamo su una strada deluxe che pare brutto chiamare semplicemente Pedemontana Veneta.

 

Anche perché nel Veneto dei mille capannoni e del consumo di suolo da record nazionale, questa è un'oasi di pace. Bella, ampia, liscia, fatta apposta per correre dove prima si arrancava tra semafori e rotonde: «Per noi è fondamentale» dice Enrico Furlan, titolare di una ditta che gestisce quaranta camion dalla sede di Nervesa della Battaglia, in riva al Piave. «Purtroppo la usiamo poco perché il pedaggio è molto alto, e i dieci minuti che ci fa risparmiare la rendono conveniente solo nelle ore di punta».

 

il casello di malo autostrada pedemontana

Evidentemente sono in molti a pensarla così: in un pomeriggio d'ottobre ci siamo capitati per caso, o meglio per navigatore. Non c'era nessuno. Ci siamo tornati in una mattina di novembre ed eravamo in pochi. Tutt' attorno il solito Veneto che macina chilometri rincorrendo il fatturato. In Pedemontana strada libera e calma piatta: «Dovrebbe venirci nel fine settimana» fa un benzinaio sulla Provinciale che corre in parallelo.

 

«Anche quando tutto il Veneto si muove verso il mare, la Pedemontana è completamente vuota». Si potrebbe dire, poco male. Se non fosse che sui volumi di traffico di questa nuovissima arteria, al momento percorribile per 80 chilometri sui 94 previsti, la Regione Veneto di Luca Zaia ha piazzato una scommessa quarantennale da dodici miliardi di euro.

 

inaugurazione pedemontana 3 giugno 2019

Piena di proposte, varianti, imprevisti. Progettata nel 2003, avviata nel 2011, doveva essere inaugurata nel 2016, poi nel 2018, ma non sarà compiuta nemmeno a giugno 2023, quand'è previsto il prossimo, ennesimo taglio del nastro. E sì che la prima pietra fu posata sulla spinta di un decreto del Presidente del Consiglio (un ancora radioso Silvio Berlusconi), che il 31 luglio 2009 dichiarava «lo stato d'emergenza» per il traffico nelle province di Treviso e Vicenza.

 

autostrada pedemontana

Quattordici anni dopo l'emergenza deve essere rientrata, visto che l'utenza latita e il presidente Luca Zaia invita i suoi riottosi corregionali a usare la Pedemontana, e a usarla tanto, «per senso di comunità». Il governatore passa insomma da salvatore a venditore: nel piazzale di sosta di Alpetrans, azienda di autotrasporti di Marostica, il titolare Aldo Tolfo assicura che Zaia può stare tranquillo, perché i suoi 176 camion sono ormai abbonati alla nuova superstrada. Ma a pochi metri di distanza il contrasto è stridente: la Pedemontana a pagamento dilata i vuoti tra vettura e vettura, mentre la Statale gratuita si ingolfa di traffico come se l'alternativa fosse ancora un cantiere.

 

LUCA ZAIA

Il problema è che la superstrada costa troppo. Ma perché costa troppo? Per quanto bella, la Treviso-Vicenza è una strada come tante. Però a farci i conti in tasca, è assolutamente unica: «Se invece di essere in Veneto fosse in Sicilia o Calabria, sarebbe uno scandalo nazionale» dice Laura Puppato, già sindaca di Montebelluna, consigliere regionale e senatrice Pd, che delle magagne della Pedemontana si occupa ormai da una decina d'anni.

 

Doveva essere una strada di prossimità, gratuita e permeabile in entrata e in uscita: «Le province di Treviso e Vicenza hanno da decenni un disperato bisogno di collegamenti su ferro e su gomma» dice Puppato. «Superstrada e metropolitana di superficie dovevano permettere al territorio di vivere per quello che è: una brulicante metropoli diffusa». Ma la metropolitana rimane nel libro dei sogni, la superstrada diventa presto qualcosa di assai simile a un'autostrada: le rampe si trasformano in caselli, e la gratuità per residenti viene via via limitata fino a sparire del tutto.

 

architravi color ruggine pedemontana veneta

A sostituirla sono i pedaggi più cari d'Italia: da Bassano a Montebelluna 35 chilometri per 5,50 euro, quando sull'A4 Torino-Trieste per lo stesso prezzo si percorrono i 70 chilometri da Padova a Verona. A valle di questi numeri c'è un'autostrada in cerca d'automobili, a monte l'incredibile vicenda della convenzione tra Regione Veneto e Sis, l'azienda concessionaria che fa capo ai costruttori piemontesi Dogliani.

 

Il dato bruto è questo: la superstrada è costata 2 miliardi e 400 milioni, le casse pubbliche l'hanno finanziata per quasi un miliardo, il concessionario privato per il restante miliardo e mezzo. A fronte di questo sforzo, la Regione Veneto ripagherà il partner privato con 12 miliardi di euro da versarsi in 39 comode rate annuali (si parte da 165 milioni, a crescere fino a 435). Una cifra colossale: il doppio di quant' è costato il Mose di Venezia.

 

aldo toffo titolare alpetrans

Il contratto di concessione del 2009 prevedeva un canone di disponibilità, ovvero il dovuto per la gestione e la manutenzione dell'autostrada, di 435 milioni di euro da pagarsi in trenta rate da 14,5 milioni annui. Poi la cifra è misteriosamente lievitata fino a 12 miliardi: quello che secondo il presidente Zaia è un «sogno che diventa realtà», visto più da vicino è soprattutto un buco nero amministrativo che negli anni è stato illuminato solo dalla caparbietà di pochi politici di opposizione (Laura Puppato e Andrea Zanoni del Pd, Enrico Cappelletti del M5S) e degli attivisti del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa.

 

Osservando l'ultimo cantiere tra i colli vicentini, il portavoce del Comitato Massimo Follesa sintetizza brutalmente anni di analisi e battaglie: «I contratti alla base della Pedemontana hanno favorito il privato, finendo per trasferire sulle casse pubbliche ogni rischio imprenditoriale».

 

GUADAGNI PRIVATI

PEDEMONTANA

Al momento la Regione incassa i pedaggi di ottomila veicoli al giorno. Per ripagare il canone ce ne vorrebbero da subito almeno 27mila. Se il "senso di comunità" batterà un colpo, i 12 miliardi saranno pagati dagli automobilisti al casello. Se continuerà come ora, a pagarli saranno i contribuenti. Perché una cosa è certa: anche se tra quarant' anni ci muoveremo con il teletrasporto, la Sis dei fratelli Dogliani continuerà a incassare il suo plurimilionario canone annuo.

 

Colpa di una versione predatoria del cosiddetto project financing, ovvero dello schema finanziario per cui il privato costruisce l'infrastruttura pubblica assumendosene il rischio d'impresa: spende per costruirla, guadagna con la sua gestione. Il problema è che nel caso della Pedemontana Veneta il contratto del 2009, modificato una prima volta nel 2013 e una seconda nel 2017, garantisce al privato i lautissimi guadagni anche in assenza dei previsti ritorni di mercato.

 

PEDEMONTANA1

 Addirittura anche in assenza della stessa strada: «A un certo punto ci siamo trovati davanti al rischio concreto che la Regione dovesse pagare non 12 ma 21 miliardi alla concessionaria Sis, senza che quest' ultima fosse in grado di ultimare l'infrastruttura» dice l'ingegner Elisabetta Pellegrini, che da cinque anni è responsabile della Pedemontana per Regione Veneto. «Modificando la convenzione nel 2017, siamo riusciti a far ripartire i lavori, portare a termine l'opera e limitare l'esborso per le casse regionali».

 

Tutto bene, se non fosse che - a parte l'ingegner Pellegrini - quelli di prima sono quelli di sempre, ovvero il centrodestra veneto guidato prima da Giancarlo Galan di Forza Italia e da ormai 12 anni dalla maggioranza "bulgara" del leghista Luca Zaia.

 

PEDEMONTANA2

Sarà che non sono distratti dalle viti del Prosecco e le nevi del Monte Grappa, ma quando si chinano sulle carte della Pedemontana i giudici della Corte dei Conti sembrano immuni dall'"orgoglio" di cui parla Zaia a ogni taglio di nastro. Nel 2018, esaminando l'ultima modifica alla convenzione tra Regione e Sis, scrivono: «A fronte di un costo dell'opera che è previsto inferiore a 3 miliardi, la Regione Veneto dichiara che l'esborso nei confronti del privato sarà pari a oltre 12 miliardi; tale risultato è ritenuto tuttavia positivo rispetto alle precedenti clausole convenzionali».

 

massimo follesa coordinamento veneto pedemontana

Positivo un esborso di 12 miliardi a fronte di nemmeno 3 miliardi di spesa? I giudici contabili sono talmente allibiti da dimenticare che i 3 miliardi in realtà sono praticamente la metà, visto che il 40 per cento dell'opera è stato finanziato dalle casse pubbliche. In toni ultimativi invitano però la Regione a «riferire sulle iniziative intraprese, o che si intendono intraprendere, nei confronti dei responsabili del precedente assetto convenzionale».

 

Qualcuno è stato chiamato a risponderne? Sono passati quattro anni, ma dalla Corte fanno sapere che sulla sorte di quest' enorme quantità di denaro pubblico «sono ancora in corso approfondimenti». Intanto la magnifica superstrada corre verso il suo completamento: il 3 giugno 2019, all'inaugurazione del primo tratto di sette chilometri, Matteo Salvini la presentò come un esempio dell'«Italia del sì, quella dei prossimi anni». Trentanove per l'esattezza. Caricati sulle spalle dei veneti, automobilisti o contribuenti che siano.

pannelli fonoassorbenti autostrada pedemontana PEDEMONTANA3LUCA ZAIALAVORI PUBBLICI - PEDEMONTANA VENETAPEDEMONTANA4

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO