
NON C’È PACE PER I PANZONI: LE PUNTURINE PER PERDERE PESO FAVORIREBBERO LA DEPRESSIONE – SECONDO UNO STUDIO INTERNAZIONALE, I NUOVI FARMACI PER IL DIMAGRIMENTO AVREBBERO EFFETTO SUL SISTEMA DOPAMINERGICO, AUMENTANDO IL RISCHIO DI SINTOMI DEPRESSIVI, DISTURBI D’ANSIA E, NEI CASI PIÙ GRAVI, ISTINTI SUICIDI – MA TUTTO DIPENDE DAL PROFILO GENETICO DELLE PERSONE: IN SOGGETTI PREDISPOSTI, QUESTI FARMACI POTREBBERO INTERFERIRE CON I CIRCUITI CEREBRALI ADIBITI ALL’EQUILIBRIO DI SODDISFAZIONE E PIACERE, AUMENTANDO COSÌ IL RISCHIO DI ANSIA E…
Estratto dell'articolo di Gemma Argento per www.open.online
Nel giro di pochi anni, i nuovi farmaci anti-obesità hanno trasformato quello che per milioni di persone era un percorso di rinunce e frustrazioni in una promessa rapida e farmacologica. Semaglutide, tirzepatide, GLP-1 agonisti: nomi fino a poco tempo fa sconosciuti oggi sono diventati sinonimi di una nuova era nella gestione del peso. […]
Uno studio internazionale appena pubblicato accende un faro su un aspetto ancora poco discusso: gli effetti dei farmaci per il dimagrimento sul sistema dopaminergico, e cioè su uno dei principali circuiti cerebrali che regolano l’umore, la motivazione e la dipendenza.
Secondo i ricercatori, in soggetti predisposti, queste nuove soluzioni farmacologiche potrebbero interferire aumentando il rischio di sintomi depressivi, disturbi d’ansia e, nei casi più severi, ideazione suicidaria. Ventiquattro scienziati da diverse università del mondo hanno firmato uno studio su Current Neuropharmacology che punta i riflettori su un possibile effetto collaterale dei cosiddetti agonisti del GLP-1, farmaci come semaglutide (noto come Ozempic) e tirzepatide (Mounjaro), diventati in pochi anni strumenti potentissimi nella lotta all’obesità.
I ricercatori hanno utilizzato sofisticate analisi farmacogenomiche, ovvero tecniche che mettono in relazione l’effetto dei farmaci con il profilo genetico delle persone. Si sono chiesti: è possibile che questi farmaci agiscano in modo diverso a seconda del tipo di “chimica cerebrale” di chi li assume? La risposta sembra essere sì. E questo potrebbe spiegare perché, se da un lato molte persone ottengono benefici significativi, in altri casi si sono registrati effetti collaterali proprio a livello psichico. Gli scienziati riferiscono quindi come, in soggetti predisposti, questi farmaci potrebbero interferire con i circuiti cerebrali adibiti all’equilibrio di soddisfazione e piacere, aumentando così il rischio di sintomi depressivi.
[…] Al centro della ricerca c’è la dopamina, una sostanza chimica fondamentale per il cervello. La dopamina regola il senso di ricompensa, la motivazione, l’umore e persino l’impulso a compiere determinate azioni. Alcune persone, per ragioni genetiche, producono troppa dopamina; altre, invece, ne producono troppo poca. Questi due stati sono noti come iperdopaminergia e ipodopaminergia. Secondo lo studio, i farmaci anti-obesità potrebbero amplificare questi squilibri. Per esempio, chi ha già una bassa attività dopaminergica – e dunque una predisposizione a stati depressivi o alla dipendenza – potrebbe essere più vulnerabile ad effetti collaterali a livello psichico. I ricercatori hanno trovato collegamenti tra questi effetti e vari geni chiave, come DRD3, BDNF e CREB1, noti per il loro ruolo nella regolazione dell’umore e delle risposte emozionali.
[…]