
“NON CI FURONO BAMBINI SOTTRATTI” – SI SBRICIOLA IL CASTELLO ACCUSATORIO SUL “SISTEMA BIBBIANO”: IL PROCESSO SUL BUSINESS DEI BAMBINI TOLTI A FAMIGLIE DEBOLI, GRAZIE A FALSE RELAZIONI, E ASSEGNATI A COPPIE GIUDICATE PIÙ ADATTE, È FINITO CON 11 ASSOLUZIONI. SOLO TRE CONDANNATI MA CON PENE (SOSPESE) LIEVI E BEN DISTANTI DALLE RICHIESTE DEI PM - IL PD PUNGE IL CENTRODESTRA CHE SI SCHIERÒ “CON I PICCOLI CHE NON SI TOCCANO”. “CHI HA STRUMENTALIZZATO CHIEDA SCUSA” - BOSCHI ALL'ATTACCO DI GIORGIA MELONI CHE CAVALCO' LA VICENDA: "CARI FRATELLI D'ITALIA, ORA PARLATECI DI BIBBIANO..."
Alessandro Fulloni per corriere.it - Estratti
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«Non doversi procedere», «i fatti non sussistono», «non hanno commesso i fatti». Frasi ascoltate più e più volte, ieri al tribunale di Reggio Emilia a partire dalle 17 e 30, l’ora in cui è cominciata la lettura della sentenza di primo grado che ha sbriciolato uno dopo l’altro quasi tutti i circa 100 capi d’imputazione al «sistema Bibbiano».
Il processo a quel business che secondo l’accusa vedeva i bambini tolti a famiglie deboli, grazie a false relazioni, e assegnati a coppie giudicate più adatte è finito con 11 assoluzioni. Dei 14 imputati, solo tre sono stati condannati ma con pene (sospese) lievi e ben distanti dalle richieste dell’accusa. È il caso, ma quello più eloquente, di Federica Anghinolfi, l’ex responsabile dei Servizi sociali della Val d’Enza — una decina di comuni nel Reggiano — ritenuta la «regista» di quel sistema.
Per lei la pm Valentina Salvi aveva chiesto in tutto 15 anni per un lunghissimo elenco di reati: falso, frode processuale, inganno, truffa, violenza privata, calunnia e lesioni personali. Tutto spazzato via a parte il falso, addebito per cui il collegio presieduto da Sarah Iusto ha stabilito una pena di due anni. Ora Oliviero Mazza e Rossella Ognibene, gli avvocati di Anghinolfi, contrattaccano: «Oggi è stata affermata la totale infondatezza dei 60 capi di imputazione contestati. La condanna riguarda un solo aspetto amministrativo, ossia la presunta non corretta appostazione di una voce di bilancio per il pagamento di una psicoterapia».
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Tra le 11 assoluzioni c’è quella della psicoterapeuta Nadia Bolognini, ex moglie di Claudio Foti, il celeberrimo collega, specializzato in temi dell'infanzia, definitivamente assolto dalla Cassazione dopo il rito abbreviato. Bolognini era la donna che per l’accusa aveva previsto l’uso dell’elettrochoc, «la strega che inseguiva i piccoli terrorizzandoli», scandisce l’avvocato Luca Bauccio che l’ha difesa e che adesso, visto che i reati (tra cui quello di lesioni) sono caduti parla di «dolorosa gogna finita». Assolta pure la neuropsichiatra Valentina Ucchino: «Termina un incubo — sorride l’avvocato Matteo Marchesini —, la relazione controfirmata dalla mia assistita sulle condizioni di un bimbo era vera» e non falsificata per favorire l’affido.
Il «caso Bibbiano» divise la politica sin dal via dell’indagine, il 27 giugno 2019. Il centrodestra si schierò «con i piccoli che non si toccano». Giorgia Meloni si fece fotografare, all’ingresso di Bibbiano, con il cartello «siamo stati i primi ad arrivare, saremo gli ultimi ad andarcene». Simili le parole che giunsero da Matteo Salvini: «Chi ha sbagliato sulla pelle dei bambini deve pagare il doppio». Senza contare l’allora grillino Luigi Di Maio: «Mai col partito che toglieva alle famiglie i bambini».
E mentre dalla maggioranza non arrivano commenti, ora il Pd ribalta lo scenario. «Chi ha strumentalizzato chieda scusa» ha sintetizzato il deputato Andrea Rossi, dem reggiano, ieri in aula. Dello stesso tenore il tweet di Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva: «Ora servirebbe solo una cosa: le scuse di Giorgia Meloni. Cari Fratelli d’Italia: adesso sì, parlateci di Bibbiano. O non avete il coraggio di farlo?»