trump

IL PARADOSSO DEL POLITICAMENTE CORRETTO: MOLTIPLICA I CONFLITTI INVECE DI RIDURLI E CI CONSEGNA UN RACCONTO DELLA REALTÀ PRIVO DI SENSO - LA VITTORIA DELLO SCORRETTISSIMO TRUMP, VERA E PROPRIA RIVINCITA DEI MASCHI DECLASSATI, SEGNA UN’INVERSIONE DI TENDENZA

Raffaele Alberto Ventura per http://24ilmagazine.ilsole24ore.com

 

LO STRUMENTO CHE DOVREBBE RIDURRE LE FONTI DI CONFLITTO È DIVENTATO UNA FONTE DI CONFLITTO

TRUMPTRUMP

In principio il Politicamente Corretto non era mica una brutta idea. Davvero: le società occidentali sono diventate tremendamente complesse e non c’è niente di meglio che una sana disciplina del linguaggio – anche se spesso basterebbe un pizzico di buona educazione – per arginare l’insorgere dei conflitti. È il grande insegnamento delle guerre di religione del Cinquecento: ci sono gesti e parole che vanno lasciati fuori dallo spazio pubblico. Cinque secoli più tardi, le cose hanno iniziato a degenerare e il pol. corr. è diventato un incubo.

 

Non soltanto delimita degli spazi in cui sembra ormai impossibile dire alcunché (ad esempio i cosiddetti “safe spaces” delle università americane) ma per giunta fallisce nella sua funzione primaria: invece di pacificare, fornisce nuovi e infiniti pretesti di conflitto. Individuando vittime a tutti i livelli, postulando aggressioni e micro-aggressioni dietro ogni scambio comunicativo, il Politicamente Corretto ha finito per diventare una teoria della “guerra giusta” alla portata di chiunque. A chi conviene questo conflitto permanente? È presto detto: alla classe sociale chiamata ad amministrarlo. La vittoria dello scorrettissimo Donald Trump, vera e propria rivincita dei bianchi declassati, segnala tuttavia la fragilità di questo modello di integrazione.

 

IL SISTEMA DELLA TOLLERANZA

trump e melania nel resort 2011trump e melania nel resort 2011

In principio, si diceva, il Politicamente Corretto non era per niente una brutta idea; d’altronde non si chiamava nemmeno così. All’epoca di Montaigne, per esempio, coloro che volevano preservare la neutralità della sfera pubblica si chiamavano semplicemente “politiques”. Per mettere fine alla guerra civile tra cattolici e protestanti bisognava innanzitutto spezzare il circolo vizioso delle vendette.

 

A scatenare la violenza tra le fazioni  — nella lingua del pol. corr. si parla di “trigger” — era spesso un banale insulto, un’opinione teologica troppo ardita o una bestemmia; così i governanti convennero sul fatto che per garantire l’ordine pubblico non ci fosse altra soluzione che intervenire sul piano del linguaggio, estendendo la giurisdizione del monarca agli assembramenti, agli spettacoli teatrali e ai libri stampati.

 

edifici con il nome trump  7edifici con il nome trump 7

Il grande giurista Jean Bodin inventò il principio della sovranità assoluta per sciogliere il potere politico dai vincoli di una specifica fazione religiosa, quella cattolica. Funzionò. Col tempo l’insieme di questi dispositivi di neutralizzazione, messi al servizio di un potere super partes, andò a disegnare contemporaneamente una certa idea di spazio pubblico (neutralizzato) e una certa idea di Stato (neutralizzatore). È in questo alveo, all’interno di un perimetro di libertà precisamente recintato, che si è sviluppata la moderna società liberale. Nel Seicento, filosofi come Pierre Bayle e John Locke definiranno più precisamente questo sistema usando il termine “tolleranza”.

 

Gli americani, che hanno conosciuto la guerra civile in tempi più recenti, non hanno dimenticato alcuni accorgimenti pragmatici. Caso esemplare, ai tempi del massacro alla redazione di Charlie Hebdo i grandi media ritennero di non pubblicare le famigerate vignette. Fu una scelta tecnicamente “laica” se con laicità intendiamo l’esclusione del divino – per quanto in forma di bestemmia – dallo spazio pubblico. Fu anche, senza dubbio, una scelta politicamente corretta che teneva conto della sensibilità di una parte del pubblico americano. Alcuni intellettuali, tra i quali Salman Rushdie, ne contestarono la vigliaccheria; altri invece salutarono in quella prudenza l’eredità del genio politico di Abraham Lincoln o l’influsso del know-how coloniale di matrice britannica.

CHARLIE HEBDO MARINE LE PENCHARLIE HEBDO MARINE LE PEN

 

LA NEUTRALIZZAZIONE DELLA CULTURA

C’era anche un’influenza più recente: quella dei dibattiti sul multiculturalismo prodotti nel trentennio precedente in seno al mondo universitario e alla blogosfera liberal, dove erano appunto stati teorizzati i concetti di “safe space” e di “trigger warning”; in pratica l’idea che le minoranze devono essere messe al riparo da tutto ciò che rischia di offenderle o provocarle.

 

Il problema è che l’elenco dei trigger (grilletti) è soggettivo e potenzialmente infinito. E nel momento in cui si decide di rendere safe la stampa o l’università si mette in crisi la loro capacità di trasmettere ed elaborare il sapere. È il dilemma del Politicamente Corretto, che a forza di ellissi e di eufemismi rischia di restituirci un racconto della realtà totalmente privo di senso. Fino a che punto è possibile restare neutrali?

donald   trump ronald reagandonald trump ronald reagan

 

Un perfetto “safe space”, di fatto, non è altro che un insieme vuoto. Di certo non è safe, secondo questi criteri, il canone culturale su cui sono fondate le società occidentali. Come hanno denunciato da tempo gli attivisti del Politicamente Corretto, gli autori che vengono studiati nelle università sono perlopiù maschi, bianchi, eterosessuali nonché morti. Valori e saperi che si presumevano universali sono al contrario radicati in una precisa esperienza storica.

 

Secondo le femministe della differenza, persino discipline astratte come la logica possono essere un’espressione del fallocentrismo, mentre per gli attivisti anticoloniali sono i diritti umani a essere uno strumento di dominazione imperialista. Insomma, la cultura occidentale, persino nei suoi aspetti apparentemente neutri, può essere percepita dalle minoranze come l’ideologia di una specifica fazione. E così la preferenza data a certi autori nel dibattito pubblico — si chiamassero anche Montaigne o Bodin — diventa essa stessa un trigger in quanto manifesta un rapporto di oppressione.

copertina di charlie hebdo   copertina di charlie hebdo

 

Il filosofo canadese Charles Taylor ha difeso la necessità di una “politica del riconoscimento” per evitare che le minoranze soffrano di un’immagine svalutativa di se stesse. Per essere davvero politicamente corretti, dunque, i programmi universitari dovrebbero lasciare altrettanto spazio a Montaigne e a Judith Butler, all’epopea di Gilgamesh e all’Iliade, a Shakespeare e alla riscrittura antillese che ne ha fatto il poeta Aimé Césaire. Vaste programme, che pone innanzitutto un problema di allocazione delle risorse – finanziarie, temporali, intellettuali.

 

A contestare questo sistema fu per primo Allan Bloom, professore all’Università di Chicago, che nel suo La chiusura della mente americana del 1987 denunciava la situazione della cultura accademica erosa dal relativismo. Secondo Bloom, la cosiddetta tolleranza è una forma di indifferenza al vero e al falso, al giusto e allo sbagliato. L’effetto collaterale della politica del riconoscimento era insomma una sorta di “lottizzazione” della vita culturale: l’urgenza di accontentare tutti aveva prodotto un sistema che falliva nella missione fondamentale, ovvero trasmettere degli strumenti di conoscenza.

MELANIA E DONALD TRUMPMELANIA E DONALD TRUMP

 

LA MICRO-GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI

È scontato che un insulto a sfondo razziale, religioso o sessista possa “triggerare” una reazione. Ma che dire invece di una banale gaffe come chiedere a una persona dai tratti orientali se sia nata all’estero?

 

Nelle guide distribuite agli studenti nelle università americane, questo comportamento viene esplicitamente condannato: non si parla di gaffe, ma di “micro-aggressione”. Il mondo del Politicamente Corretto è popolato da potenziali vittime che chiedono riconoscimento, rivalsa e riparazione. Ma sono davvero queste le basi in grado di tenere assieme la società multiculturale?

 

Il termine scelto è indicativo. «Aggressione è il nome che si dà a quel crimine che è la guerra» secondo il filosofo Michael Walzer, che alla dottrina militare ha dedicato nel 1977 un testo ormai classico, Guerre giuste e ingiuste. Se crediamo al senso delle parole, individuare una micro-aggressione significa porre le basi per una reazione legittima nel contesto di una micro-guerra.

 

MACHIAVELLIMACHIAVELLI

Non è un caso che i più accaniti difensori del Politicamente Corretto in America vengano chiamati “Social Justice Warriors”: poiché dietro le loro rivendicazioni c’è l’idea di un conflitto già aperto, una guerra permanente il cui nome è ingiustizia. Ma la guerra contro l’ingiustizia è una guerra senza fine – una guerra che chiunque può dichiarare a chiunque, in ogni momento. Se il secolo delle guerre di religione ci ha insegnato qualcosa è che non c’è pace possibile fintanto che la questione della giustizia non viene evacuata.

 

Quando nel 1988 la Black Student Union riuscì a ottenere la cancellazione della lista di letture obbligatorie del primo anno all’Università di Stanford, giudicata “razzista” in quanto includeva solo maschi bianchi presuntamente eterosessuali, tra le opere espulse dal curriculum c’era anche il Principe di Niccolò Machiavelli. Un vero peccato, perché proprio in quel testo era stata formulata forse per la prima volta la ratio di quel sistema della tolleranza su cui si reggono le nostre società, ovvero il principio dell’autonomia del politico. Secondo il segretario fiorentino, il principe deve essere in un certo senso amorale, ovvero al di sopra della morale per essere al di sopra delle fazioni.

 

TRUMPTRUMP

Il secolo delle guerre di religione insegnerà inoltre che se il sovrano vuole garantire la pace deve arginare ogni tentativo delle diverse fazioni di moralizzarsi a vicenda, proteggendo lo spazio pubblico dalle ingerenze delle varie fazioni. «Li uomini – scriveva Machiavelli – offendono o per paura o per odio»: non c’è modo di mantenere la coesione del corpo sociale se non si spezza la spirale del risentimento. Ecco in fondo il paradosso: lo spazio pubblico deve essere neutrale, ma non è il luogo in cui affrontarsi per stabilire ciò che deve essere neutrale – a meno di non voler vivere  in uno stato di guerra permanente.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…