RADDRIZZARE LA “CONCORDIA”, VA BENE. MA ORA VIENE LA PARTE DIFFICILE: RECUPERARE I TESORI NELLA NAVE (SE NON SONO GIA' PASSATI GLI SCIACALLI)

Alfio Sciacca per "Corriere della Sera"

Ma se per le casseforti e per i preziosi contenuti all'interno l'operazione potrebbe essere relativamente semplice, più complesso sarà il recupero e l'eventuale restituzione di quegli altri oggetti, preziosi o meno, che sarà ancora possibile recuperare all'interno delle cabine e negli spazi comuni. Ammesso che non siano stati portati via dalle mareggiate o dagli sciacalli.

«Molti effetti personali sono andati dispersi in mare o irrimediabilmente danneggiati nei mesi successivi al naufragio - spiega l'ingegnere Franco Porcellacchia, responsabile del progetto per Costa Crociere - teniamo conto che la nave ha subito anche un'inclinazione di 65 gradi per 20 mesi». Quanto agli sciacalli è difficile quantificare quel che sono riusciti a portare via bucando la rete di vigilanza attorno al relitto.

Poco o tanto che sia, assicurano dalla Costa Crociere, questa parte del tesoro della Concordia che spesso ha un valore soprattutto affettivo, se recuperata sarà messa a disposizione dei passeggeri.

«Non dimentichiamo mai che la nave è ancora sotto sequestro - spiega Porcellacchia - e dunque dobbiamo sempre agire d'intesa con la Procura. Comunque se sarà necessario l'eventuale materiale recuperato sarà portato nei magazzini allestiti a Talamone, dove vennero raccolti i primi effetti recuperati dopo la tragedia, o in altri più grandi se necessario. Dobbiamo agire sempre d'intesa con la Procura e valutare cosa di quello che verrà recuperato finirà in discarica o meno».

Ci sono poi i tesori nel vero senso della parola. Una collezione d'arte e oggetti di valore che «abbelliscono da sempre - come dicono con ritrovato orgoglio dalla compagnia - tutte le navi della Costa Crociere».

Un patrimonio stimato in 3 milioni di euro ma che Porcellacchia valuta molto meno: «Si tratta di oggetti inventariati ai quali diamo un valore inferiore, anche se di pregio». A bordo della Concordia c'erano poco meno di 6.500 opere d'arte fra originali (510) e multipli (5.700) che hanno comunque un loro valore in quanto non sono copie. Pochissime le speranze di recuperare alcuni vasi in ceramica di inizio ottocento di Miklos Zsolnay o le cristallerie collocate nei bar a bordo.

Nel centro benessere della nave, c'erano dodici xilografie del giapponese Katsushika Hokusai, poi il ciclo di Aldo Spoldi «Viaggio nelle città europee», le tele «Oltremare» di Omar Galliani, «Incontro e dissoluzione» di Jord Garcia Pons, «La Città della Concordia» di Fernando de Filippi.

Ma a ben vedere è un tesoro anche parte del materiale destinato alla demolizione. Dal ferro al rame, dal piombo allo stagno. Sul mercato il relitto di una nave vale 350 dollari a tonnellata, considerando il cosiddetto «peso scarico asciutto» che è cosa diversa dalla stazza e che nel caso della Concordia è di circa 50 mila tonnellate. Nelle navi destinate alla demolizione si può anche decidere di vendere separatamente i materiali che hanno un mercato nell'industria del riciclo, ma nel caso della Costa tutto lascia pensare a una vendita in blocco. «Non abbiamo ancora deciso - spiega Porcellacchia - dobbiamo farlo d'intesa con le assicurazioni. È bene chiarire che tutti i proventi e i costi relativi alla demolizione del relitto sono di competenza dell'assicuratore».

Chi sicuramente non ha bisogno di andare a caccia del tesoro della Concordia è l'eroe di questa operazione di riallineamento, l'ingegnere sudafricano Nick Sloane. Piuttosto l'impresa nelle acque del Giglio, sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo, si è rivelata per lui un tesoro fatto di futuri incarichi per il recupero di altri giganti del mare. E ci scherza su anche il capo della protezione civile Franco Gabrielli: «Dopo questa operazione quel che aumenterà è sicuramente il suo conto in banca».

 

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