spari in un ristobar di pescara casa rusti federico pecorale yelfri rosado guzman

“PER TRE ORE È STATO COME SE IL SEDILE DEL MIO TAXI FOSSE FATTO DI SPILLI” - PARLA VINCENZO, IL TASSISTA CHE HA FATTO ARRESTARE FEDERICO PECORALE, IL 29ENNE CHE A PESCARA HA SPARATO A UN CUOCO PERCHÉ IL SUO PRANZO NON ARRIVAVA: “QUANDO È SALITO MI HA CHIESTO SE POTEVO PORTARLO IN SVIZZERA. HO FATTO I CONTI, FISSANDO IL PREZZO SUI 1500 EURO E LUI MI HA MOSTRATO UN ROTOLO DI CONTANTI. POI SIAMO PARTITI" - "ALLE 21 LA PRIMA CHIAMATA DEI CARABINIERI. POI QUELLA DEL QUESTORE IN PERSONA. CERCAVO DI NON FAR CAPIRE CON CHI FOSSI AL TELEFONO. PERÒ QUALCOSA QUELL’UOMO DEVE AVER INTUITO, HA COMINCIATO AD AGITARSI. MI SONO FERMATO IN UN’AREA DI SERVIZIO. SONO USCITO FINGENDO DI FARE IL RIFORNIMENTO E…”

1 - «È SALITO SUL MIO TAXI DOPO AVER SPARATO COSÌ L'HO CHIUSO DENTRO PER FARLO CATTURARE»

Alessandro Fulloni e Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

spari in un ristobar di pescara

 

«Ammetto: durante quelle tre ore è stato come se il sedile del mio taxi fosse fatto di spilli. Ma in qualche modo la divisa te la porti sempre dentro, anche se da pensionato. E forse grazie al mio passato quarantennale nelle forze dell'ordine sono riuscito a restare freddo...».

 

Vincenzo, 67 anni, tre figli, voce giovanile, raggiunto al telefono dal Corriere, parla con serenità, anche se è un fiume in piena. Fa il tassista da soli sei mesi, «licenza ottenuta a Vasto, dopo essermi congedato: nella vita professionale precedente - scandisce orgoglioso - sono stato nelle Fiamme gialle dove ho raggiunto il grado di brigadiere».

 

casa rusti il ristobar di pescara dove federico pecorale ha sparato a un cuoco

Vincenzo era alla guida dell'auto bianca chiamata da Federico Pecorale - il 29enne poi arrestato per aver sparato, domenica, a Yelfry Rosado Guzman, banconista dominicano ventitreenne che ora lotta per la vita in Rianimazione - nel tentativo di organizzare una fuga in Svizzera.

 

Una lite assurda, nel ristobar «Casa Rustì» in centro a Pescara: l'aggressore - con problemi psichici dovuti forse a una lontana caduta in moto - è entrato nel locale, rabbioso per il ritardo con cui stavano servendogli gli arrosticini. E ha sparato al povero Guzman. Una volta fermato, l'uomo ha anche detto che il giorno prima era «stato umiliato da dei rumeni e avevo chinato la testa».

 

yelfry rosado guzman

Vincenzo ha incontrato la prima volta Pecorale «una settimana fa, mi aveva trovato su Google. Sono andato a prenderlo quattro volte a Gessi, dove mi ha detto che aveva dei parenti, portandolo a Pescara. L'ho lasciato sempre lì al mattino, vicino al lungomare, dove poi sono andato anche a riprenderlo, nel pomeriggio».

 

E domenica?

«Mentre ero a pranzo con mio figlio, mi ha chiamato verso le 15, un'ora dopo quella roba folle di cui ero ignaro. Abbiamo concordato un appuntamento alle 20».

 

spari in un ristobar di pescara

Poi?

«Quando è salito mi ha detto: "stavolta devo fare un viaggio più lungo" e mi ha chiesto se potevo portarlo in Svizzera. Gli ho chiarito che la corsa sarebbe costata una marea di soldi e lui non ha fatto una piega, dicendo "non m' interessa". Così ho fatto i conti, fissando il prezzo sui 1.500 euro; lui mi ha mostrato un rotolo di contanti che però non mi ha dato. Poi siamo partiti».

 

Come le era parso sino a quel momento quell'uomo?

«Un taciturno, un musone. Non abbiamo scambiato molte parole, nemmeno nelle corse precedenti».

 

Arriviamo alle 21 di domenica, quando riceve la chiamata delle forze dell'ordine...

spari in un ristobar di pescara

«La prima deve essere stata dei carabinieri, le successive della polizia con il questore in persona, Luigi Liguori, che mi ha tranquillizzato. Parlavamo a voce bassa, io cercavo di non far capire con chi fossi al telefono. Però qualcosa quell'uomo deve avere intuito...».

 

Perché?

«Dallo specchietto ho visto che a un tratto ha cominciato ad agitarsi, il suo respiro era sempre più affannoso. Non era più tranquillo».

 

Ha avuto paura durante quelle tre ore?

«Diciamo che ho avuto un bel batticuore. Ma sapevo di stare in buone mani. Il resto lo ha fatto la mia vita precedente nelle Fiamme Gialle».

 

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 1

Ore 22.50. Scatta il blitz...

«Il questore mi aveva già indicato come sarebbe avvenuto parlandomi, diciamo così, da collega a collega. Mi ha suggerito di dire a Pecorale che avevo finito la benzina, poi di fermarmi a una stazione di servizio, uscire alla svelta dall'auto e chiuderlo dentro»

 

E lei?

 «È andata come pianificato. Nel frattempo, percorrendo l'autostrada Adriatica, ero giunto alla stazione Metauro. Ho deviato, accostando al distributore. Sono uscito dal taxi facendo finta di iniziare il rifornimento ma in realtà bloccando Pecorale nell'abitacolo con la chiave automatica.

 

Un istante dopo sono piombati gli agenti. Posso dirlo? Ma che bravi, che professionalità! Non era facile...».

 

Vincenzo, lei oggi riceverà un encomio ufficiale alla «Festa della Polizia»: si sente un eroe?

«Ma no, sono finito per caso in una situazione più grande di me e ho solo cercato di gestirla».

 

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 3

2 - IL PRANZO IN RITARDO, GLI SPARI, LA FUGA IN TAXI "IN UN ATTIMO QUI SI È SCATENATO L'INFERNO"

Flavia Amabile per “la Stampa”

 

Cinque colpi sparati a freddo, con lucida determinazione, perché gli arrosticini tardavano ad arrivare. E non erano così buoni come si aspettava. «Futili motivi», li definisce il questore di Pescara Luigi Liguori, quelli per cui un giovane sta lottando tra la vita e la morte.

 

Era il terzo giorno che Federico Pecorale, 29 anni, tornava nello stesso ristorante-bar nel centro di Pescara, il Casa Rostì. «La nostra impressione era che si trattasse di un turista», sostiene Christian Fedele, il titolare del locale. Non sapevano che invece aveva una pistola in tasca, una calibro 6, 35 che ha estratto quando ha perso la pazienza e ha sparato cinque volte (quattro colpi andati a segno) Yelfry Guzman, cuoco e addetto al bancone.

 

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 6

Il giovane ha 23 anni, è di origini dominicane, ma vive a Chieti da tempo insieme con la madre e la sorella. Ha lavorato in un vivaio e da tre anni era stato assunto nel ristorante al centro di Pescara. «Un grande lavoratore, prendeva ogni giorno due autobus, un bravissimo ragazzo. Speriamo che si riprenda presto», dice Christian Fedele.

 

Yelfry Guzman è stato portato all'ospedale Santo Spirito di Pescara e operato d'urgenza. È ricoverato in rianimazione e le sue condizioni sono gravi, lotta tra la vita e la morte. Disperata la madre Melania in attesa davanti all'ospedale. Ai suoi cari ripete «Non è giusto». Con lei ci sono l'altra figlia Melissa e Alice, la compagna di Yelfry Guzman. «È un incubo. Non so se riuscirò a perdonare quell'uomo», si sfoga lei.

 

Nessuno riesce a capire che cosa sia accaduto nella mente di Federico Pecorale. Non ci riescono i suoi cari. E non ci sono riusciti ancora del tutto le forze dell'ordine, che pure hanno compiuto un piccolo miracolo individuando l'aggressore grazie alle telecamere del locale e a quelle nel centro di Pescara come strumento di contrasto alla movida e organizzando una complessa operazione che ha coinvolto quattro questure (Pescara, Fermo, Ancona e Pesaro) e due compartimenti della polizia stradale (Abruzzo e Marche), tutti coordinati da Pescara.

 

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 5

Pecorale si è diretto prima verso il mare per una passeggiata. Poi è tornato nell'albergo dove soggiornava dal 4 aprile. L'uomo è originario di Montesilvano, un grande centro a ridosso del capoluogo, ma vive da dieci anni in Svizzera. «Torna spesso per fare visita a parenti e amici», racconta Florenzo Coletti, il suo avvocato che lo conosce da tempo.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Pescara diretti da Gianluca Di Frischia quindi, sono entrati in hotel ma Pecorale era andato via poco prima, aveva deciso di lasciare l'albergo con molto anticipo rispetto ai programmi iniziali.

 

Nella sua stanza è stata trovata la felpa che indossava al momento della sparatoria, quelle che il questore Luigi Liguori definisce «tracce evidenti che lo riconducono al luogo del delitto». E l'inseguimento prosegue. A questo punto, però, gli inquirenti hanno il nome di Pecorale. È sconosciuto alle forze di polizia, non ha precedenti né porto d'armi. Ha dei parenti a Montesilvano e sono i primi dove vanno nella speranza di trovarlo. Non lui è a casa dei nonni a Vasto.

 

Quando le forze dell'ordine arrivano, Pecorale è andato via da pochi minuti.

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 4

Ottengono però il numero del tassista privato che ha accettato di accompagnare Pecorale in Svizzera. Lo contattano senza che Pecorale sospetti. Il tassista monta un satellitare sul cellulare per consentire di tenere meglio sotto controllo l'auto.

 

Poi, con la scusa di dover fare rifornimento, entra nell'area di servizio indicata dalle forze dell'ordine, quella di Metauro, in provincia di Pesaro e Urbino. Si ferma e si allontana dal mezzo chiudendolo con le chiavi dall'esterno. A quel punto Pecorale viene neutralizzato dai poliziotti e sottoposto a fermo per il tentato omicidio e il porto dell'arma.

 

Al tassista, che ha svolto un ruolo decisivo, oggi verrà consegnato un riconoscimento durante le celebrazioni per la Festa della polizia. Non è ancora chiaro che cosa abbia davvero spinto Pecorale a sparare. L'impressione degli agenti che lo hanno fermato, ha sottolineato il questore, è che il 29enne «non avesse la percezione esatta di ciò che era successo, dell'esatto disvalore sociale. Sembrava quasi sorpreso della nostra presenza».

un uomo spara al cuoco in un ristorante di pescara 2

 

Gli inquirenti escludono la premeditazione ma sottolineano anche la lucidità della fuga. E appaiono non del tutto convinti di fronte alla tesi dell'avvocato che difende Pecorale che l'uomo soffra di disturbi. «Sto contattando il servizio sanitario svizzero per farmi mandare i documenti perché il mio assistito ha comunque una problematica psichiatrica», assicura l'avvocato Florenzo Coletti. -

 

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")