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PICCOLA DOSE, GRANDE GUADAGNO - L’INDUSTRIA ALIMENTARE RIMPICCIOLISCE LE CONFEZIONI DI SNACK E BIBITE “PER PROMUOVERE UNO STILE DI VITA EQUILIBRATO” - MA AUMENTANDO IL PREZZO AL CHILO CRESCONO ANCHE I PROFITTI - VICEVERSA DIMINUISCE IL SENSO DI COLPA DEI GOLOSI

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Cristiana Salvagni Per “la Repubblica”

 

È il peccato di gola senza sensi di colpa e che non fa troppo male alla linea. Dalla lattina di Coca-Cola in versione ridotta ai gelati che si rimpiccioliscono, fino alla marmellata in barattoli più piccoli di un quarto. Il nuovo trend del mercato alimentare è quello dei formati ristretti, che piacciono tanto a consumatori e aziende.

 

Partita negli Stati Uniti, dove l’esigenza di ridurre le calorie delle porzioni è molto sentita, la tendenza si sta affermando anche da noi e coinvolge una gamma di prodotti sempre più vasta: bevande, snack, cioccolatini, biscotti, conserve, affettati.

 

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Il successo commerciale della versione mini? Quasi scontato. «Le confezioni ridotte accontentano un po’ tutti», spiega l’esperto di marketing alimentare Maurizio Pisani, titolare di un’agenzia di consulenza specializzata.

 

«Vanno bene per i consumatori dal punto di vista emotivo e del gusto, perché permettono di togliersi uno sfizio senza esagerare. Non fanno danni al girovita perché le calorie sono meno e si sposano bene con uno stile di vita salutista», continua. «Soprattutto sono una manna per i fatturati delle aziende, perché il prezzo al chilo è molto più alto e consente di aumentare la marginalità sul prodotto».

 

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Un caso di successo è quello della Coca-Cola. In Nord America le bottiglie ridotte sono state lanciate nel 2007 e hanno pian piano conquistato sempre più consumatori, finché nella prima metà del 2015 il giro d’affari del settore è aumentato del 20%. In Italia le lattine mini (da 150 e 250 ml, rispetto allo standard da 330) sono arrivate nel 2012. Poi sono state adottate anche per Fanta e Coca-Cola Zero.

 

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«Per promuovere uno stile di vita equilibrato — spiegano da Coca- Cola Italia — abbiamo introdotto formati ridotti o che favoriscono il controllo delle porzioni. E attuiamo una politica di etichettatura trasparente per aiutare il consumatore a valutare l’apporto nutrizionale della bevanda e scegliere la più adatta».

 

La multinazionale Unilever va nella stessa direzione con i gelati Algida. Sul mercato britannico ha già lanciato due varietà “ristrette”: il Magnum Double e il Cornetto Choc’n’Ball da 250 calorie, contro le 350 del formato classico.

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E da quest’anno il Magnum ridotto sarà in vendita anche nei bar italiani. I biscotti Gocciole della Pavesi sono comparsi sugli scaffali dei supermercati in versione mini, cioè grandi la metà del normale. Allo stesso modo si trovano i Kinder (classico, bueno o ai cereali) da pochi grammi, il Kit Kat Nestlè dimezzato, il vasetto di Nutella da 30 grammi.

 

E senza fermarsi agli snack, l’era delle maxi porzioni è finita anche per conserve e insaccati. «Nel mondo dei salumi preaffettati si è decisamente ridotto il porzionamento, a parità di confezione », spiega Massimiliano Bruni, responsabile del Knowledge Center Food&Beverage della Bocconi.

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«Dai classici 120 grammi siamo passati a una media di 80. Anche i vasetti dei sughi pronti sono sempre più piccoli. Questo sia per un orientamento generale del mercato a offrire il “giusto companatico”, cioè un apporto calorico equilibrato, sia per la tendenza a ridurre gli sprechi alimentari e a mantenere un prezzo più contenuto ».

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Proprio il fattore del prezzo è cruciale e in tempi di consumi ridotti, dopo la crisi, soddisfa sia i clienti che le aziende. Se le dimensioni ridotte dei formati hanno per i produttori un costo maggiore, il prezzo al chilo molto più alto crea comunque un buon guadagno.

 

«All’acquirente la cifra pare più conveniente, perché per avere una quantità minore tira fuori meno soldi», prosegue Bruni. «Bisogna considerare che parliamo non di prodotti di prima necessità, ma di sfizi» conferma Pisani.

 

«Il piatto di pasta non può contenere due maccheroni e basta, mentre un dolce gratifica anche con una piccola quantità. Inoltre, se il prodotto è più abbordabile, le vendite raggiungono una clientela di massa».

 

 

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