pollari farina

SEGRETO DI STATO, CASINO ASSICURATO – PROTETTO DAL SEGRETO, IL GENERALE POLLARI DICE CHE “IL GIORNALISTA FARINA NON È L’AGENTE BETULLA” – LO AVEVA GIÀ DETTO NEL 2010 IN UNA DICHIARAZIONE NOTA DAL 2014, MA ORA GLI SERVE PER DIFENDERSI DALL’ACCUSA DI PECULATO NEL PROCESSO DI PERUGIA

1.POLLARI: RENATO FARINA NON E’ L’AGENTE BETULLA

Da “il Giornale

 

POLLARI E DE GREGORIO resize POLLARI E DE GREGORIO resize

«Il giornalista Renato Farina non è l'agente Betulla». Lo ha detto chiaramente a Fatti e Misfatti su Tgcom24, il generale Nicolò Pollari, ex capo del Sismi. Una versione dei fatti totalmente diversa da quella a lungo circolata, secondo la quale il giornalista avrebbe agito con il nome in codice «Betulla». «L'inchiesta sul dossier è stata archiviata. Non per il segreto di Stato ma per insussistenza di prove», ha spiegato l'ex capo dei servizi segreti a Paolo Liguori precisando che la notizia, per cui «Betulla» non sarebbe Farina, sarebbe da lui già stata riferita in Parlamento, al Copasir.

 

Tutta la vicenda si riferisce al rapimento dell'ex Imam di Milano Abu Omar (poi condannato a sei anni con l'accusa di terrorismo), prelevato da alcuni agenti della Cia a Milano nel 2003, nel corso della lotta contro le cellule jihadiste. «Io e il Sismi da me diretto siamo totalmente estranei» alla vicenda del rapimento di Abu Omar, ha proseguito il generale.

NICOLO POLLARI NICOLO POLLARI

 

«Il problema che investe questo tema - ha spiegato Pollari - riguarda il comportamento, le responsabilità e ciò che hanno fatto gli operatori dello Stato. Non c'è dubbio che anche i funzionari tenuti all'osservanza del segreto non devono avere un trattamento privilegiato, differenziato, rispetto ai comuni cittadini. Queste vicende coperte dal segreto di Stato lo sono perché ci sono aspetti delicatissimi. A normativa vigente è vietato apporre il segreto di Stato su fatti che costituiscono reato».

 

 

2. AIUTO, CI CADE UN MITO: FARINA NON È “BETULLA”

Gianni Barbacetto per il “Fatto Quotidiano

 

Farina Renato Farina Renato

   Questo Betulla non è un Betulla. Ma Renato Farina, che non fuma la pipa, salta da René Magritte a Jean-Paul Sartre, la prende con filosofia e spiega: “Sartre ha sempre detto di non essere un esistenzialista, ma siccome tutti lo definivano così, alla fine si presentava dicendo: io sono l’esistenzialista Sartre. Ecco, così anch’io”. Sì, Farina tenta di spiegare oggi perché non è più l’agente Betulla, dopo averlo ammesso e perfino rivendicato con un filo di compiacimento. E averci anche scritto un libro, nel 2008, che s’intitola, appunto, Alias Agente Betulla.

 

È il suo capo al vertice del servizio segreto militare, l’allora direttore del Sismi Nicolò Pollari, a scompaginare le carte, dichiarando ieri a Paolo Liguori, nella trasmissione Fatti e misfatti di Tgcom24, che Renato Farina non è Betulla: “La fonte indicata con il nome Betulla...sono stato autorizzato dal governo a riferire che non è il giornalista Farina, ma è altra persona”. Liguori incassa la notizia e stappa (metaforicamente) bottiglie di champagne.

Renato Farina Renato Farina

 

Ma lui, il povero Betulla-non-più-Betulla, è spiazzato e raggiunto al telefono dal Fatto quotidiano non sa più come cavarsela. “Io lo dicevo letterariamente. Betulla è il nome celtico per dire albero. Ho accettato quella definizione dopo che me l’aveva cucita addosso il Consiglio superiore della magistratura all’unanimità. Ma io non l’ho mai detto davvero. Ha ragione Pollari: io non sono Betulla”.

 

   Poi torna, sornione, al compiacimento: “Certo, negare che io sia Betulla è come negare il sistema Tolemaico e passare di colpo al sistema Copernicano. È una delle poche certezze che avevamo”. Ma mica si può smentire il capo. “Pollari ha ragione. Non ero io. Spero di poterlo dire anche davanti al Copasir” (il comitato parlamentare di controllo sui servizi).

 

Pio PompaPio Pompa

La verità non esiste, è gioco di specchi, nel mondo delle barbe finte, in cui nulla è come appare. Eppure in questo caso tutto sarebbe più semplice. I fatti sono pochi e lineari. Nel 2006, nel corso dell’indagine sul rapimento dell’imam egiziano Abu Omar – prel evato nel 2003 a Milano da uomini della Cia e portato in Egitto dove viene per mesi torturato – i magistrati Armando Spataro e Ferdinando Pomarici scoprono che il giornalista Farina Renato collaborava con il Sismi con il nome in codice Betulla, agli ordini di Pio Pompa, funzionario di Pollari che nel suo ufficio di via Nazionale, a Roma, accumulava dossier illegali contro magistrati, politici e giornalisti.

 

pio pompa 03 corrierepio pompa 03 corriere

In alcune esilaranti intercettazioni, Betulla viene “preparato” da Pompa, che gli fa “ripassare la lezione” prima di una falsa intervista ai due magistrati, fatta per poter riferire ai suoi superiori che cosa la procura di Milano sa sul rapimento di Abu Omar. Poi Pompa dice a Pollari: “Betulla sta andando dai pm”. Alla fine, Farina fa rapporto a Pompa e si pavoneggia: “È stata un’ora di confronto durissimo... Ma io ho retto il colpo...”. I pm trovano tracce anche di un pagamento di 30 mila euro. Farina ammette, pur dicendo che era “un rimborso spese forfettario”. Oggi precisa: “Non era per me o non in funzione di me”.

 

pio pompa corrierepio pompa corriere

Pollari dice invece espressamente che quei soldi sono stati dati a Betulla, che però non è Farina. Qualcosa non torna. Non tornano neppure i tempi di questo scoop di Liguori. Perché Pollari queste cose le ha già dette in una dichiarazione giurata nel 2010, nota dal 2014: “Farina non è l’agente Betulla e non è mai stato una fonte del Sismi. L’appellativo Betulla riguarda situazioni e soggetti diversi. Betulla dunque non è mai stato il dottor Farina”. A Pollari ripeterlo oggi serve per difendersi dalle accuse di peculato, nel processo in corso a Perugia, per aver pagato un giornalista. All’ombra del segreto di Stato, apposto dai governi Prodi-Berlusconi-Monti-Letta-Renzi, che permette a Pollari di non dire la verità e a Farina di continuare a fare pasticci.

 

 

 

 

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