ponte morandi demolizione

DOLO DOLO – IL PONTE MORANDI È NATO MALATO E L’INCURIA DI AUTOSTRADE L’HA UCCISO: IL “TUMORE” CHE L’HA FATTO CROLLARE, COME LO CHIAMANO GLI AVVOCATI DELLA MEGAINCHIESTA, È IL GROVIGLIO DI CAVI D’ACCIAIO CHE NEL 1965 VENNE PIAZZATO A REGGERE LA PILA 9, IMMERSO NELL’ACQUA E NEGLI ACIDI. DA LÌ HA INIZIATO A INCANCRENIRE COME UNA METASTASI. SI POTEVA SALVARE? FORSE, SE ASPI AVESSE PENSATO PIÙ ALLE MANUTENZIONI CHE AI DIVIDENDI…

Luca Fazzo per “il Giornale”

crollo ponte morandi

 

Il «tumore». Ormai gli avvocati della megainchiesta sul crollo del ponte Morandi lo chiamano così. Il «tumore» è il groviglio di cavi d' acciaio che nel 1965 venne piazzato a reggere la pila 9 del viadotto sul Polcevera, e che fin da subito si trovò immerso nell' acqua, negli acidi, nella salsedine: e cominciò a incancrenire come una metastasi.

 

a sinistra della freccia si nota che lo spessore del cavo aumenta reperto ponte morandi genova

Sono espressioni crude. Ma quella andata in scena in questi giorni nel tendone del tribunale genovese sembra davvero una autopsia. Sul tavolo c' è un cadavere. Non di un uomo: il gigantesco cadavere del ponte crollato il 14 agosto 2018. Sezionato, analizzato.

Come tutti i cadaveri, anche quello del Morandi parla. Il tumore è lì, sul tavolo dei periti: il «reperto 132», il pezzo della pila 9, lato sud, che alle 11,36 cede di schianto.

 

IL REPERTO 132 DEL PONTE MORANDI DI GENOVA

Su questo ormai sono tutti d' accordo, consulenti dell' accusa e della difesa. Ma come nei processi per colpe mediche, dove si parla di esseri umani lasciati morire senza cure o con le cure sbagliate, la domanda cruciale è: il malato si poteva salvare? I sintomi si coglievano, erano affrontabili? Ed è qui che le versioni divergono, e la battaglia dei settantuno indagati - con i pubblici ministeri, e poi tra di loro, gli uni contro gli altri - si annuncia aspra e interminabile, col rischio che l' immane complessità della materia porti tutto avanti nel tempo.

 

PONTE MORANDI GENOVA

Anche per questo, le famiglie di trentanove dei quarantatré morti hanno scelto di mollare, prendere i soldi, uscire per sempre dal tormento senza fine delle sentenze giuste o sbagliate, dei ricorsi, delle prescrizioni. A combattere sono rimasti in tre. Marcello Bellasio, che perse due figli; Nadia e Egle Possetti, che persero la sorella; e il papà di Giovanni Battiloro. A loro, spiegano, i milioni di Autostrade non interessano. Vogliono capire perché, per colpa di chi.

 

La freccia indica il punto di massima corrosione di uno dei cavi, che pero' non ha ceduto – reperto ponte morandi di genova

Non si sono accontentati della perizia disposta dal giudice, quella discussa per tre giorni questa settimana, e su cui dal 18 febbraio avvocati e periti torneranno a litigare. Bellasio e le Possetti hanno voluto un loro consulente, uno di cui si fidassero. Si chiama Paolo Rugarli, è un ingegnere milanese, ha depositato 373 pagine con la sua risposta alle domande del giudice.

 

giovanni castellucci

Ed è accaduta una cosa singolare. Sulla ricostruzione di Rugarli - una ricostruzione impietosa, di cui qua accanto si riportano i passaggi principali - si sono ritrovati in buona parte anche gli imputati legati ad Atlantia ovvero ai Benetton, i manager entrati in scena con la privatizzazione di Autostrade nel 1999, a partire da Giovanni Castellucci, prima amministratore e poi presidente.

 

reperto 132 dell'indagine sul crollo del ponte morandi di genova

Anche con loro, con le omissioni per ignavia o per soldi della gestione privata, la ricostruzione di Rugarli ha la mano pesante. Ma ha un pregio: guarda anche all' indietro, riavvolge il filo della tragedia fino agli esordi del ponte, alla progettazione, alla costruzione, ai segnali d' allarme iniziati prima ancora che sui 1.182 metri progettati dal grande Enrico Morandi passasse la prima auto.

 

E sugli anni successivi, gli anni dell' Anas, delle autostrade pubbliche, del parastato sprecone e miope. Il ponte, dice Rugarli, nacque già malato. E la sua morte, cinquant' anni dopo, fu la conseguenza inevitabile di una serie di colpe imperdonabili da parte praticamente di chiunque, in un ruolo o nell' altro, vi abbia messo le mani.

le carcasse delle auto sotto il ponte morandi

 

Anche la Procura di Genova ha, sulla carta, nel mirino quel periodo. Ma Castellucci e gli altri sono convinti (e gli indizi ci sono) che alla fine rischiano di essere gli unici chiamati a pagare. Non ci stanno. E la mano decisiva forse gli arriverà dal perito delle loro vittime.

ruspe al lavoro per spezzare i blocchi del ponte morandi ponte morandi genovaelicoidale ponte morandiponte morandiponte morandi genova 7ponte morandi genovaIL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDIvivere sotto una cupa minaccia il reportage di michele guyot borg sul ponte morandi di genova 7ponte morandi genova 6una veduta del moncone del ponte morandi da una finestra di via fillak il crollo del ponte morandi

 

il crollo del ponte morandi a genova il crollo del ponte morandi a genova il crollo del ponte morandi a genova il ponte di genova e le case sottostanti il ponte di genova e le case sottostanti il ponte di genova e le case sottostanti il crollo del ponte morandi a genova

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...