
MICHELE PRESTIPINO LASCIA LA TOGA – IL PROCURATORE AGGIUNTO ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA, INDAGATO PER RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO IN MERITO ALLE INCHIESTE SUL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, VA IN PENSIONE: “L’INDAGINE HA INFLUITO POCO. SONO TRANQUILLO, LA VICENDA SARÀ A BREVE CHIARITA” - LA SCELTA DEL PENSIONAMENTO EVITA A PRESTIPINO POSSIBILI PROCEDIMENTI DISCIPLINARI CHE, COMUNQUE, AVREBBERO AVUTO TEMPI LUNGHI: SIA QUELLO CHE AVREBBE POTUTO AZIONARE IL PG DI ROMA, SIA UN EVENTUALE PROCEDIMENTO PER INCOMPATIBILITÀ AMBIENTALE MOSSO DAL CSM…
Giuliano Foschini per la Repubblica - Estratti
La lotta alla mafia, a Palermo, dopo le stragi del 1992-1993. Le grandi inchieste sulla ‘ndrangheta nel 2000 con le prime luci accese sui rapporti tra criminalità organizzata, massoneria e apparati istituzionali. Poi a Roma il sistema di Massimo Carminati e quello dei Casamonica.
Infine, dopo la scalata mancata alla procura di Roma, per Michele Prestipino c’è stato un ruolo alla Direzione nazionale antimafia come aggiunto di grande esperienza.
Qui l’incidente inatteso: un’accusa per rivelazione di segreto dell’indagine più delicata sul tavolo della Dna, quella sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, nel corso di un pranzo con forse i due più importanti ex poliziotti italiani, Gianni de Gennaro e Francesco Gratteri, che oggi lavorano nel cuore delle società (Eurolink il primo, Webuild il secondo) che si occupano di realizzazione l’opera.
Anche per questo la vita da magistrato di Prestipino ieri si è interrotta: con una lettera al ministero della Giustizia, uno dei pm più importanti della lotta alla mafia degli ultimi 40 anni ha annunciato il pensionamento.
«Ormai vicino al limite massimo previsto dalla legge è venuto il momento della pensione», scrive Prestipino, parlando di una decisione «maturata da tempo».
L’indagine di Caltanissetta, dice il magistrato antimafia, «ha avuto ben poca importanza nella mia decisione», scrive, «sia perché sono assolutamente tranquillo e persuaso che la vicenda sarà, spero a breve, chiarita, acclarando la linearità del mio comportamento: conforme, peraltro, a quello che ho tenuto per tutta la vita».
La scelta del pensionamento evita a Prestipino anche i possibili procedimenti disciplinari che, comunque, avrebbero avuto tempi lunghi: sia quello che avrebbe potuto azionare il pg di Roma sia un eventuale procedimento per incompatibilità ambientale mosso dal Csm.
«Ho sempre privilegiato i fatti alle parole e quindi, anche per coerenza a ciò, voglio solo limitarmi, con questo mio commiato, a ringraziare di cuore tutti quelli con cui, in questi lunghi anni, ho avuto l’onore di collaborare nello svolgimento di un lavoro che non è mai stato per me un semplice adempimento ad un dovere, ma sempre qualcosa di più», scrive, continuando: «E quindi il senso della mia gratitudine va, in primo luogo, ai colleghi, ai rappresentanti delle istituzioni, agli avvocati, agli appartenenti delle forze dell’ordine, ai collaboratori amministrativi e alla scorta».
Prestipino dovrà difendersi davanti agli ex colleghi. L’indagine per la fuga di notizie al momento è a Caltanissetta: indagando sui possibili depistaggi sulla strage di via D’Amelio, e in particolare sull’agenda rossa di Paolo Borsellino, i pm intercettavano l’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro.
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Prestipino, ricevuto l’avviso a comparire, non ha risposto ai magistrati spiegando che lo avrebbe fatto a Roma dove, secondo il suo avvocato Cesare Placanica, ritiene ci sia la competenza.
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michele prestipino e giuseppe pignatone (2)
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