spie cina spionaggio cinese

“HO INCROCIATO PER LA PRIMA VOLTA IL TEMA DELLO SPIONAGGIO CINESE NEI PRIMI ANNI OTTANTA” – IL RACCONTO DI ALBERTO MANENTI, DIRETTORE DELL’AISE DAL 2014 AL 2018: “DEI GIOVANI STUDENTI CINESI, SEPARATAMENTE ED IN TEMPI DIVERSI NEL CORSO DELL’ANNO, AVEVANO PASSATO MOLTI GIORNI PRESSO LA BIBLIOTECA NAZIONALE DI VIA CASTRO PRETORIO A ROMA. IL LORO INTERESSE ERA RIVOLTO AI TESTI DI ALGEBRA, MATERIALE DISPONIBILE AL PUBBLICO. NON ERA STATO POSSIBILE CAPIRE LA MOTIVAZIONE DI QUESTA ATTIVITÀ. UN COLLEGA INGLESE MI SPIEGÒ CHE PROBABILMENTE L’ATTIVITÀ DEGLI STUDENTI A ROMA ERA…”

Da https://formiche.net

 

“China Intelligence” è l’ultimo libro del professor Antonio Teti (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara). Il sottotitolo è eloquente: “Tecniche, strumenti e metodologie di spionaggio e controspionaggio della Repubblica popolare cinese”. Pubblichiamo un estratto della prefazione firmata da Alberto Manenti, direttore dell’Aise dal 2014 al 2018

alberto manenti

 

Ho incrociato per la prima volta il tema dello spionaggio cinese nei primi anni ottanta. Avevo chiesto un incontro ai colleghi della Divisione controspionaggio del Servizio, allora SISMI, per verificare se avessero elementi di riscontro. La struttura, di cui facevo parte, si occupava di sanzioni sull’export di tecnologie verso il patto di Varsavia nell’ambito dell’intesa informale fra i Paesi occidentali, denominata Co.Com.

 

Lavoravamo a un’ipotesi di triangolazione verso l’URSS per il trasferimento di macchine utensili che vedeva coinvolte società cinesi e rumene. I colleghi, pur non avendo specifiche evidenze sulla vicenda, mi fornirono tuttavia un quadro sul modus operandi dello spionaggio cinese, raccontandomi di una loro esperienza di quei giorni.

 

Dei giovani studenti cinesi, separatamente ed in tempi diversi nel corso dell’anno, avevano passato molti giorni presso la Biblioteca Nazionale di via Castro Pretorio a Roma. Il loro interesse era rivolto ai testi di algebra, materiale non classificato, disponibile al pubblico. Consultati degli esperti scientifici, non era stato possibile capire la motivazione di questa attività.

 

spionaggio cinese

I colleghi del controspionaggio avevano altre priorità in quel momento e la questione ritengo rimase insoluta. A fine 1986, i media internazionali diedero notizia dell’avvenuta defezione e fuga di Yu Qiangsheng negli Stati Uniti. Yu era il responsabile delle attività intelligence del MSS (Ministry of State Security) nel Nord America.

 

Queste notizie avevano portato alla ribalta quanto l’attività spionistica cinese fosse concreta e come si avvalesse anche una rete di agenti civili, non solo appartenenti alle strutture degli addetti militari. Le informazioni di Yu fecero saltare le coperture di un analista della Cia e di un diplomatico francese reclutati dai cinesi con il vecchio metodo della “honeypot”.

 

ALBERTO MANENTI

Fu la prima fonte a fornire alla comunità di intelligence degli Stati Uniti un’accettabile comprensione delle operazioni di Intelligence portate avanti dalla Cina. Fui molto colpito da questa vicenda e ricordo in particolare il nome di copertura che gli americani attribuirono ad Yu: “PLANESMAN”, l’uomo responsabile di gestire l’equiplano che è lo strumento di controllo che regola l’altitudine e la profondità di un sottomarino in immersione.

 

Il dettagliato elenco riportato nel libro sui casi spionistici da parte di entità cinesi acclarati dagli USA negli ultimi anni sono chiaramente la prova che l’attività delle spie cinesi ha avuto un costante crescendo nel tempo. Nei primi anni 2000 collaborai, nell’ambito di un’attività internazionale congiunta, con un collega inglese del MI6. Sinologo (parlava un perfetto mandarino), era stato poco prima in corsa per un incarico di vertice.

 

Allora il Servizio inglese aveva posto la Cina come una prioritaria frontiera. Poi con l’11 settembre e l’avvento del terrorismo jihadista, cambiò repentinamente tutto. Fu il partito degli arabisti a far carriera e lui e tutti i sinologi dell’MI6 batterono il passo.

 

spionaggio cinese

Una volta gli feci cenno della vicenda della Biblioteca Nazionale a Roma. Al riguardo mi disse che in quegli anni anche loro avevano seguito tanti giovani studenti cinesi impegnati in ricerche presso biblioteche britanniche su materiale di libero accesso. Paragonò l’organizzazione intelligence cinese a quella di un formicaio. Milioni di formiche impegnate a raccogliere e a immagazzinare miliardi di frammenti di un puzzle talmente vasto da non riuscire a vederne il disegno.

 

[Un concetto richiamato da Teti con un interessante aneddoto sull’approccio dei “mille granelli di sabbia”]. A monte, una minuziosa mandarina pianificazione pluridecennale e a valle, un impiego di risorse con numeri per noi inimmaginabili. Nel caso specifico il mio collega inglese mi spiegò che probabilmente l’attività degli studenti a Roma era stata pianificata anni prima nell’ambito di uno dei tanti comitati di targeting e rappresentava una micro componente di un insieme di missioni in svariate città del mondo.

ALBERTO MANENTI IN ACCADEMIA CON ANDREOTTI

 

Il fattore tempo per Pechino è dilatato rispetto ai nostri parametri e questo li porta ad una prospettiva diversa nel vedere le cose e a una modalità assolutamente originale di raggiungere gli obiettivi prefissati, con una quantità di risorse umane impiegate assolutamente proporzionale alla popolazione.

 

La missione sottostante è raccogliere informazioni per ottenere know how su un tema prefissato. L’uscita dell’Italia dalla “Nuova Via della Seta”, vista dall’Occidente come strumento primario di penetrazione informativa da parte dello spionaggio cinese, rievoca la prima Via della Seta, e, in particolare, una storia tutta italiana, quella della Repubblica di Venezia.

spionaggio cinese

 

La Repubblica basava le sue strategie economiche e di difesa sul potere delle informazioni. In sostanza quasi tutti i membri del Governo della Serenissima avevano un background da spia. Alcuni in quanto agenti professionisti, chiamati dal popolo “spioni”, altri in quanto mercanti.

 

Le famiglie di mercanti veneziani, infatti, erano obbligate a tenere un diario durante i loro viaggi alla scoperta di nuovi mercati che, al rientro, doveva essere depositato in Cancelleria.

 

spionaggio cinese

Si comportavano, dunque, alla stregua di veri e propri 007 che raggiungevano luoghi remoti, talmente ignoti che sovente erano i primi a disegnarne le mappe, riportando nei loro scritti tutto ciò che apprendevano durante il viaggio. Uomini fuori dal comune che, con la naturale copertura della loro professione, il commercio, fornivano alla Serenissima preziosissime informazioni su luoghi, popoli e culture che potevano rappresentare minacce da cui difendersi o opportunità da sfruttare.

 

Oggi con la Cina, oggettiva minaccia, l’interrogativo è: come possiamo conoscerla e quindi capirne criticità e opportunità, senza interagire con essa? Isolare Pechino è la strada giusta per arginarne l’influenza? Al riguardo il richiamo alla massima di Sun Zu “conosci il tuo nemico” è d’obbligo e il professor Antonio Teti ha fornito il suo contributo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?