il principe federico pignatelli della leonessa donald trump

“TRA I MIEI ANTENATI CI SONO UN PAPA E 4 CARDINALI” – LA VITA A MILLE ALL'ORA DEL PRINCIPE FEDERICO PIGNATELLI DELLA LEONESSA, DISCENDENTE DA UNA CASATA NAPOLETANA CON 1.100 ANNI DI STORIA, CHE HA TROVATO FORTUNA A NEW YORK – A LUNGO È STATO SOCIO E “QUASI AMICO” DI TRUMP: “ERA AVVENTUROSO, CIRCONDATO DI DONNE, AMANTE DELLA BELLA VITA, PERÒ RIGOROSAMENTE ASTEMIO. UNA SERA SI INFURIÒ QUANDO AL NOSTRO RISTORANTE NON LO RICONOBBERO...” – E POI, GLI INCIDENTI D’AUTO, LE STORIE CON DONNE BELLISSIME, LE CAUSE LEGALI…

Estratto dell'articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

il principe federico pignatelli della leonessa 4

A Manhattan ci separa solo mezz’ora di metrò, ma c’è voluto un set alla Agatha Christie — una crociera sul Nilo — perché lo incontrassi: un omonimo che è uno degli italiani illustri di New York. Un principe che discende da un papa. A lungo socio e «quasi amico» di Donald Trump. Nonché proprietario del più grande spazio mondiale dedicato alla pubblicità di moda, i Pier59 Studios di Chelsea. Espulso da casa sua e «relegato» in una suite a Casa Cipriani, club esclusivo con vista sulla Statua della Libertà.

 

Federico Pignatelli della Leonessa, nato nel 1963 a Roma, discende da una casata con 1.100 anni di storia a Napoli e in Sicilia. «Le nostre connessioni con il Vaticano sono antiche — dice — e uno dei miei antenati nel 1691 divenne papa Innocenzo XII. In famiglia abbiamo avuto anche quattro cardinali. A Napoli Villa Pignatelli è un museo, a Roma porta il nostro nome via Appia Pignatelli. Nella capitale Palazzo Pignatelli è l’ala antica di Montecitorio. Quando torno a Roma però non mi lasciano alloggiare in Parlamento, mi tocca andare in albergo...».

 

il principe federico pignatelli della leonessa 2

[…]

 

Il principe fin da bambino è stato attratto dal mondo dello spettacolo. Sua madre Doris Mayer Pignatelli, originaria di Monaco di Baviera, amava il cinema e accettò di interpretare la parte di una nobildonna romana ne «La dolce vita» di un altro Federico. «In famiglia fece scandalo — ricorda Pignatelli — si vede che Fellini era considerato un rivoluzionario. La nonna paterna tolse il saluto a mia madre per anni».

 

[…]

 

il principe federico pignatelli della leonessa 1

La carriera professionale di Federico inizia «da zero, senza nessun patrimonio familiare», con una breve esperienza da giornalista economico al Globo. Viene notato da un finanziere italo-svizzero che lo invita a lavorare per lui, tra Ginevra e Lugano.

 

Sono gli anni Ottanta, c’è l’iper-inflazione, le banche centrali la combattono con tassi d’interesse a due cifre, Pignatelli si tuffa nel nuovo mondo dei financial futures. Inizia una vita a duecento all’ora tra incidenti d’auto, amori con donne sempre bellissime, traslochi veloci da un continente all’altro: vive a Sidney, a San Francisco («Quando era l’epicentro della tragedia dell’Aids»), a West Hollywood (Los Angeles), Londra, infine New York.

 

il principe federico pignatelli della leonessa

È la Grande Mela degli anni Novanta, in pieno rilancio sotto il sindaco Rudolph Giuliani. La passione per la fotografia lo porta a contatto con un ambiente in effervescenza, «ma non c’erano studios adeguati al volume di attività di New York, i grandi fotografi dovevano lavorare in vecchi loft o garage».

 

Lo attrae Pier59, uno dei moli di Chelsea sul fiume Hudson. «Era la zona dove storicamente attraccavano i transatlantici dall’Italia, ma il quartiere non era la Chelsea glamour di oggi. Nel Meatpacking District lì a fianco arrivavano i camion carichi di animali destinati a diventare scatolette. Nell’aria c’era la puzza di carne macellata. Pier59 sembrava un grattacielo sdraiato sull’acqua. Vuoto, inutilizzato».

 

il principe federico pignatelli della leonessa 7

Comincia così l’investimento che diventerà l’attività principale di Pignatelli: ricostruisce il molo per un mondo che conosce bene, la pubblicità della moda. Lo inaugura nel dicembre 1995 con un grande party di Renzo Rosso per Diesel. «Tutta la New York che contava quella sera venne, Pier59 Studios era lanciato».

 

[…]

 

Ha un po’ di nostalgia per la New York dove l’avventura ebbe inizio. «Negli anni Novanta questa città era spettacolare, sprigionava un’energia straordinaria, tutto era possibile, il fermento era unico, incontravi le persone più interessanti del mondo. Oggi ha perso quella dimensione esclusiva, è meno sofisticata, forse perché è cambiato il mondo. Mi manca».

 

DONALD TRUMP

Nella New York degli anni Novanta a lui capitò pure di diventare socio di Donald Trump. Insieme investirono in un ristorante-club, il Lotus, uno dei locali che lanciarono la vita notturna a Chelsea.

 

Di Trump lo colpì una contraddizione: «Avventuroso, circondato di donne, amante della bella vita, però rigorosamente astemio. Io da buon italiano apprezzavo il vino, lui non si è mai lasciato tentare: solo acqua o peggio, Coca Cola. Anche dalla droga riusciva a tenersi lontano, in anni in cui scorreva a fiumi». The Donald però era «un temperamento focoso, s’imbestialì una sera in cui al Lotus non lo riconobbero e gli presentarono il conto».

il principe federico pignatelli della leonessa 6

 

La discesa in politica? «L’ho perfino incoraggiato, pensando che non sarebbe mai stato eletto. Poi me ne sono pentito perché quelli che conoscevano i nostri rapporti hanno cominciato a perseguitarmi, per chiedermi contatti con il presidente. Ho dovuto cancellare il mio nome dall’ingresso del mio appartamento a Soho».

 

Quell’appartamento è al centro di un altro aneddoto curioso: la causa contro uno dei più celebri finanzieri degli Stati Uniti, Ray Dalio, italo-americano. «Lui vale 20 miliardi e potrebbe comprarsi tutta Soho — osserva Pignatelli —, invece ha costruito una penthouse sopra il mio appartamento, poggiando sulle mie colonne portanti, e lo ha reso pericolante. Ho uno dei loft più belli di Soho e non ci posso entrare, è inabitabile. Per colpa di un cantiere illegale». [...]

donald trump il principe federico pignatelli della leonessa 5

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…