ANNESSIONI PACIFICHE – LA ROMANIA ELEGGE UN “TEDESCO” COME PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – LA MERKEL FESTEGGIA, MENTRE QUEL GEDNIO DI RENZIE AVEVA APPOGGIATO LO SFIDANTE SOCIALISTA

Riccardo Pelliccetti per "il Giornale"

 

KLAUS IOHANNISKLAUS IOHANNIS

Sorpresa, la cancelliera Angela Merkel mette un piede pure a Bucarest. La Romania ha infatti scelto un tedesco come presidente della Repubblica. Sconfessando i sondaggi della vigilia, il conservatore Klaus Johannis ha vinto al ballottaggio le elezioni con il 54,5% dei voti, staccando di ben nove punti l'avversario socialdemocratico Victor Ponta, attuale premier. E pensare che al primo turno Johannis aveva raccolto solo il 30% delle preferenze, contro il 40 di Ponta, facendo credere a tutti gli osservatori e ai sondaggisti che il risultato sarebbe stato impossibile da ribaltare. Così non è stato.

 

Il «tedesco», com'è soprannominato Johannis in Romania, ha 55 anni e appartiene alla minoranza sassone che vive in Transilvania dal XIII secolo. Docente di fisica, sale alla ribalta della scena politica nel 2000, quando viene eletto sindaco della città di Sibiu, sostenuto dal partito che rappresenta i diritti dei tedeschi. Le sue riforme entusiasmano i cittadini, tanto che per ben due volte gli rinnovano la fiducia rieleggendolo sindaco con una maggioranza «bulgara» (oltre l'80%). Da quel momento la sua carriera politica è un inanellarsi di successi, fino a diventare presidente del Partito liberale nazionale (Pnl).

 

VICTOR 
PONTA
VICTOR PONTA

Nel 2009, nel corso di una crisi politica, la maggioranza del parlamento romeno lo propone come premier, ma il presidente Traian Basescu si rifiuta di nominarlo capo del governo.

Nel febbraio di quest'anno, il Pnl abbandona la coalizione che sostiene l'esecutivo Ponta e incorona Johannis come candidato alla presidenza della repubblica. Comincia una campagna elettorale senza esclusione di colpi, in cui Johannis, sposato da 25 anni e senza figli, diventa l'obiettivo degli attacchi postcomunisti proprio perché non è padre e per le sue origini tedesche. Alle polemiche sulla sua etnia lui replica con naturalezza: «Nella mia infanzia ho avuto pochissimi coetanei romeni. A scuola ero iscritto alla sezione tedesca, che era frequentata quasi solo da bambini tedeschi».

 

angela merkel in nuova zelanda 17angela merkel in nuova zelanda 17

Così, né il tasto nazionalista né quello famigliare sortiscono gli effetti sperati. E a Johannis, nonostante brilli per la sua opacità e mancanza di carisma, riesce il colpaccio, grazie a un messaggio semplice ed efficace: portare l'efficienza tedesca in Romania. I numerosi scandali in cui è rimasto invischiato il Partito socialdemocratico sono poi terreno fertile per la sua campagna improntata sulla lotta alla corruzione.

 

Importante, se non decisivo, sembra essere stato il voto dei romeni all'estero (sono oltre 2,5 milioni nell'Unione europea, mentre la Romania ha poco più di 20 milioni di abitanti). Curioso, visto che la stragrande maggioranza degli emigrati ha scelto il candidato che vuole riportare l'ordine e usare il pugno di ferro contro il malcostume.

 

Un ruolo non secondario l'ha avuto anche la Merkel, che non ha mai fatto mancare il suo pubblico appoggio a Johannis, convinto sostenitore dell'Unione europea e che ambirebbe a portare la Romania nella sfera d'influenza tedesca. Non a caso, l'avversario Ponta continua ad accusarlo di essere «il cavallo di troia» della cancelliera.

  matteo renzi otto e mezzo matteo renzi otto e mezzo

«Sarò il presidente di tutti, un presidente libero», sono state le prime parole di Johannis, che ha ribadito la promessa di «una nuova Romania. Un profondo cambiamento è in arrivo». Ma dovrà ancora fare i conti con Ponta, il quale non intende dimettersi da premier e paventa un'altra stagione di coabitazione e quindi d'instabilità politica.

 

Al candidato postcomunista non ha portato fortuna il sostegno del premier italiano, che è addirittura volato quattro giorni fa in Romania per tirargli la volata elettorale. «Non sono qui solo perché amico di Victor - ha detto Renzi - ma sono qui perché penso che Victor Ponta possa aiutare l'Europa a essere più forte e migliore». Forse non tutti lo ricordano, ma Ponta è stato dichiarato colpevole di plagio dal Collegio accademico di Romania: nella sua tesi di laurea ci sono 85 pagine copiate. Ma non basta. Lo scorso anno, in visita a Torino, si è divertito a insultare Silvio Berlusconi definendolo «un incubo, come Ceausescu». Un endorsement azzeccato.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....