duilio poggiolini

SAPETE CHE FINE HA FATTO IL “TESORO DI POGGIOLINI”? STIMATO IN 125 MILIONI DI EURO, IL PATRIMONIO DELL'EX DIRETTORE DEL SERVIZIO FARMACEUTICO DEL MINISTERO DELLA SANITÀ, TRAVOLTO DA TANGENTOPOLI, NON È ANCORA A DISPOSIZIONE DELLO STATO A CAUSA DI BUROCRAZIA E PROCESSI

Roberto Faben per “la Verità”

DUILIO POGGIOLINI

 

Un patrimonio valutato dalla magistratura in 125 milioni di euro, quello confiscato a Duilio Poggiolini, ex direttore del servizio farmaceutico del ministero della Sanità, condannato in via definitiva da Cassazione e Corte dei conti, a titolo di risarcimento per corruzione, concussione e danno d' immagine alla pubblica amministrazione, giace ancora, sminuzzato in un labirinto di sentenze e incartamenti, nei beni in dotazione allo Stato.

 

Ci volle un profluvio di provvedimenti per confermare inderogabilmente l' espropriazione dei capitali appartenuti a colui che fu definito «re Mida della sanità». E ora, a 25 anni dalla bufera di Tangentopoli, mentre l' avvocatura dello Stato si sta confrontando con le difficoltà di convertire in moneta vari immobili pignorati soprattutto a Roma, è in corso un altro annoso processo, al Tribunale di Napoli, a carico dello stesso Poggiolini, accusato di epidemia colposa per la vicenda degli emoderivati killer, che si concluderà forse in primavera con ulteriore richiesta di danni.

DUILIO POGGIOLINI

 

L'Avvocato dello Stato Sergio Fiorentino sottolinea che una legge - la numero 20 del 14 gennaio 1994 - ha complicato le possibilità di incasso dagli eredi dei debitori, «dato che è necessario dimostrare che essi si siano indebitamente arricchiti con i proventi illeciti del trasgressore». Il legale precisa: «Varie aste sono andate deserte e le verifiche necessarie per valutare la presenza di complicanze legali allungano i procedimenti».

 

La corsa contro il tempo è soltanto apparente dunque, e ostacolata dalla macchinosa comunicazione tra gli uffici delle istituzioni interessate. Poggiolini, romano, classe 1929, oggi ha 89 anni e seri problemi di salute. «Percepisce una modesta e decurtata pensione» spiega Luigi Ferrante, suo avvocato storico, che lo difende gratuitamente nel dibattimento. «Non lo sento da tempo», aggiunge, «e non saprei dove inviare le parcelle, ma continuare ad assisterlo è per me questione d'onore professionale».

DUILIO POGGIOLINI

 

L'ex alto dirigente della sanità - che risulta ancora residente nella capitale - nell' ottobre 2015 fu trovato, avvolto in un liso trench cammello, tra gli ospiti di una casa di riposo abusiva nella periferia nord di Roma, segnalata agli agenti del commissariato di Primavalle per le condizioni precarie in cui versavano i degenti.

 

La gestione e l'amministrazione di quelle che furono le sue proprietà non è curata soltanto dall' avvocatura dello Stato, che convoglia le eventuali risorse recuperate alla presidenza del Consiglio, ma anche da altri enti istituzionali. La Banca d'Italia è custode giudiziario di lingotti d'oro da mezzo chilo ciascuno e dipinti d' autore («fra cui un De Chirico e altre tele frutto di regalie di industriali del farmaco», ricorda Nunzio Fragliasso, pm nella requisitoria nel processo di primo grado) sequestrati nella villa all' Eur, a Roma, dopo l'arresto dell'alto dirigente avvenuto il 20 settembre 1993 in una clinica di Losanna, in Svizzera.

 

LA CASA DI CURA ABUSIVA DOVE ERA RICOVERATO DUILIO POGGIOLINI

Sono parcheggiati nel caveau della filiale di Napoli. Quanto alla loro destinazione ultima, non esistono decisioni. Ma i conti correnti confiscati? E i Bot e Cct cuciti nel celeberrimo pouf, le cui ricevute, insieme a un baule di vecchie lire ormai andate in prescrizione, furono rinvenute nell' agosto 2013 in un sotterraneo dello Stato? Bankitalia li ha trasferiti al Fondo unico giustizia, gestito da Equitalia Giustizia, organismo che distribuisce gli introiti riscossi dei crediti giudiziari ai ministeri della Giustizia e dell'Interno e al bilancio dello Stato. Nessun altro particolare è comunicato dalle istituzioni.

 

ARRESTO DI POGGIOLINI

Nel 1993 Poggiolini, durante il periodo di detenzione preventiva di 7 mesi nel carcere di Poggio Reale - dove fu interrogato da Antonio Di Pietro - scrisse un libro, Niente altro che la verità. I farmaci in Italia, le mie lotte, i miei errori (L' Airone, Roma), mandato al macero per insuccesso editoriale e di cui si conserva una copia alla biblioteca civica di Varese.

 

Accanto alla ricerca di giustificazioni («Non ho mai cambiato il mio tenore di vita che è sempre stato modesto, quello di un uomo senza esigenze, indifferente ai beni materiali»), il monarca dei farmaci detronizzato scriveva: «Oggi non ho più alcun patrimonio, sequestrato da più parti () e ciò che da parte dell' autorità giudiziaria sarà riconosciuto indebito, verrà destinato, se possibile e se recuperabile dai gravami imposti, ad opere umanitarie». È ancora lecito auspicare che il suo desiderio di espiazione sia esaudito.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO