giulia gino cecchettin selvaggia lucarelli

“IL PADRE DI GIULIA CECCHETTIN È FINITO NEL FRULLATORE MEDIATICO E POLITICO” – SELVAGGIA LUCARELLI: “GINO CECCHETTIN STA TRADENDO UNA SORTA DI PROMESSA INIZIALE, E CIOÈ DI NON TRASFORMARSI NEL VOLTO DI UNA STORIA MA DI OFFRIRE UN MEGAFONO ALLA VOCE DI TUTTE LE STORIE” – “HA APERTO LA PORTA DELLA CAMERA DELLA FIGLIA A VELTRONI E AI FOTOGRAFI, POI SONO ARRIVATI GLI AUDIO DI GIULIA A ‘CHI L’HA VISTO?’, POI GLI SCREEN DEI MESSAGGI DI TURETTA ALLA SORELLA. E LA NOTIZIA DELLA SUA PRESENZA DA FABIO FAZIO” – “OVVIAMENTE, QUALCUNO È ANDATO A CACCIA DEI TUOI SCHELETRI NELL’ARMADIO, E SONO SPUNTATI DEI RECENTI TWEET DI CECCHETTIN A SFONDO SESSUALE NON PROPRIO EDIFICANTI…”

Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per “il Fatto Quotidiano”

 

elena giulia gino cecchettin

Assisto con sconcerto a una parabola che non avevo previsto, e cioè alla malsana idea del padre di Giulia Cecchettin, Gino, di tradire una sorta di promessa iniziale, e cioè di non trasformarsi nel volto di una storia ma di offrire un megafono alla voce di tutte le storie.

 

Perché era di questo che ci aveva convinte, all’inizio. Lui e sua figlia Elena avevano scelto di non usare i microfoni voraci delle prime ore per ringhiare e giurare vendetta, ma per parlare di un tema politico e universale. Per parlare di patriarcato. E non hanno usato quel microfono neppure per puntare il dito sul mostro e accusare la famiglia del mostro di qualche imprecisata complicità.

 

ELENA E GINO CECCHETTIN AI FUNERALI DI GIULIA

Virtù rara, soprattutto quando si ha a che fare con le lusinghe della cronaca nera, quella che con i parenti rabbiosi costruisce puntate e un’opinione pubblica altrettanto rabbiosa. Ora che un po’ di tempo è passato e tante cose preziose sono state dette, posso confessare che non ho mai creduto che la morte di Giulia Cecchettin sia stata un frutto purissimo della cultura patriarcale.

 

Ci sono tante sfumature in questa vicenda, c’è un ragazzo di 22 anni che senza Giulia si era avvitato in una spirale di morbosità e depressione, c’era un disagio psicologico che lo aveva convinto a rivolgersi a una specialista, c’era la fragilità identitaria di chi – giovanissimo – sente di non saper gestire il panico dell’abbandono, di non valere nulla senza una fidanzata e prova rancore per l’altra che ha una colpa imperdonabile: anziché sentirsi monca, prosegue dritta per la strada dell’autodeterminazione.

 

GINO CECCHETTIN

C’è chi dice, legittimamente, che il patriarcato è l’architettura su cui si reggono i rapporti tra generi e che esiste anche dove pensi che non esista, ma questo significa svilire completamente la psicologia e in particolare quella che studia le relazioni, i rapporti fusionali, le dipendenze affettive, l’immaturità sentimentale ed emotiva di chi è molto giovane e si sente completo solo in una relazione.

 

Poi, certo, tutto questo galleggia da sempre in una società inquinata da secoli di patriarcato, in cui l’uomo – talvolta – vive il rifiuto con un senso di sconfitta intollerabile, ma è evidente che visto il contesto culturale e la giovane età dell’assassino qui il patriarcato c’entri in parte.

 

selvaggia lucarelli

La mia sensazione è stata però, fin da subito, che la famiglia di Giulia stesse assolvendo a una funzione. Non importava che non fosse perfettamente a fuoco ogni singola sfumatura di questa vicenda, importava che le vittime collaterali di un fatto di cronaca così drammatico non si lasciassero fagocitare dallo sciacallaggio populista della cronaca nera, che parlassero di femminicidio come di un fenomeno, e non come di qualcosa che riguardava solo loro. Importava che accendessero una luce.

 

Poi, giorno dopo giorno, l’universale ha iniziato a rimpicciolirsi, a comprimersi come la materia di un buco nero e la storia di tante è diventata sempre più la storia di una, il volto simbolico di Giulia Cecchettin è diventato sempre meno simbolico, la vicenda è diventata sempre più cronaca e sempre meno fenomeno.

 

Con tutti i rischi del caso perché, come dicevo all’inizio, personalizzare troppo questa vicenda significa non più raccontarla ma lasciare che venga vivisezionata, magari scoprendo, alla fine, che forse la storia ignorata dell’anonima sessantenne uccisa dal marito dispotico perché lei voleva separarsi era più figlia del patriarcato di questa. E però anche meno telegenica, meno notiziabile.

 

giulia cecchettin filippo turetta

A questo punto bisognerebbe aprire un’altra parentesi, quella che riguarda l’estetica delle donne morte, sui giornali. Più sei giovane, più sei bella, più hai un’aria angelica come Giulia e più la tua morte sarà rilevante, più farà vendere i giornali e accendere la tv.

 

[…]

 

Dicevo quindi del padre di Giulia, Gino Cecchettin. Il frullatore mediatico – dispiace dirlo – sta lentamente frullando anche lui, la sua famiglia. La sua voce era diventata piazza, cortei, spazi su giornali e tv dedicati al patriarcato mai visti prima. Ed era giusto così, che quel suo megafono fosse diventato microfono per tante voci autorevoli, soprattutto femminili, che in questi anni si sono dedicate a temi scomodi, spesso considerati futili o pretestuosi. Voci di chi ha studiato il patriarcato, perché per parlare di questi temi, non perdendo autorevolezza e senza lasciarsi cogliere impreparati da chi non aspetta altro, serve cultura. E invece sono iniziate le lusinghe di tv, giornali, giornalisti.

 

Cecchettin ha aperto la porta della camera della figlia a Veltroni e ai fotografi, poi sono arrivati gli audio di Giulia a Chi l’ha visto?, poi gli screen dei messaggi di Turetta alla sorella, poi la nonna di Giulia promuove un suo libro che “Giulia stava leggendo”, poi Gino Cecchettin che “Mi prendo una pausa dal lavoro, sto pensando a un impegno civico” con tanto di annuncio pubblico ai colleghi su Linkedin. Infine, la notizia della sua presenza da Fabio Fazio.

 

I VECCHI TWEET ATTRIBUITI A GINO CECCHETTIN - 2

Ovviamente, siccome lo storytelling classico prevede che non appena decidi di infilarti in questo genere di frullatore qualcuno vada a caccia dei tuoi scheletri nell’armadio, sono spuntati dei recenti tweet di Cecchettin a sfondo sessuale non proprio edificanti e c’è da scommettere che l’operazione di character assassination sia solo agli inizi.

 

E così, la sensazione è che un uomo armato delle migliori intenzioni sia finito nell’elica del frullatore mediatico e, ancor peggio, politico. E che la politica e la tv, ancora una volta, cerchino di appropriarsi di facce e storie, anziché del valore pedagogico che quelle facce e quelle storie dovevano rappresentare.

i vecchi tweet attribuiti a gino cecchettin 7i vecchi tweet attribuiti a gino cecchettin 3i vecchi tweet attribuiti a gino cecchettin 5i vecchi tweet attribuiti a gino cecchettin 6

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…