POLITICI TOSSICI - I SINDACI DELLA PIANA DI GIOIA TAURO FRIGNANO PER IL PASSAGGIO (48 ORE) DELL’ARSENALE CHIMICO SIRIANO. MA NEL 2013 IL PORTO HA GESTITO 30MILA TONNELLATE DI MATERIALE UGUALMENTE TOSSICO

1. INTERVISTA A EMMA BONINO: PARTECIPIAMO A UNA GRANDE OPERAZIONE DI DISTRUZIONE DI ARSENALE CHIMICO. IL PORTO HA TUTTI I REQUISITI
Dall'articolo di Danilo Taino per il "Corriere della Sera"

Veniamo a Gioia Tauro. Il sindaco dice che si opporrà.
«La scelta non l'ho fatta io, ma mi pare che, dal punto di vista dei requisiti, l'indicazione del porto di Gioia Tauro sia conseguente. È un porto di eccellenza e le ragioni portate dal ministro Lupi mi sembrano convincenti».

Ma i pericoli?
«Tutto sarà condotto con la ricerca della massima sicurezza. Ma per essere chiari va detto che stiamo parlando di materiale tossico, non di armi chimiche. Nei container l'agente chimico e gli inneschi sono ovviamente separati: diventano armi solo se vengono messi assieme, di solito nella testata del razzo. Il trasbordo, che avverrà da banchina a banchina, senza stoccaggio, impiegherà più o meno 48 ore».

Quando?
«Le operazioni sono un po' in ritardo per problemi in Siria. Il trasbordo sulla nave americana Cape Ray , a Gioia Tauro, dovrebbe avvenire a fine mese o a inizio febbraio. La Cape Ray poi distruggerà i materiali in acque internazionali mediante idrolisi. I residui saranno trasferiti in Germania e Gran Bretagna per essere convertiti in sostanze utilizzabili dall'industria".

Ma dovevamo proprio accettare il passaggio in un nostro porto?
«Fin dall'inizio abbiamo portato avanti la linea di uno sforzo internazionale per la più grande operazione di distruzione di un arsenale chimico da dieci anni. Una volta ottenuta, un Paese serio ci partecipa. Come ci partecipano Germania, Regno Unito, Danimarca, Norvegia e altri Paesi».


2. LA PACE IN SIRIA SI FERMA A GIOIA TAURO - SARANNO I SINDACI DELLA PIANA A MANDARE A MONTE LA LUNGA TRATTATIVA SULLE ARMI CHIMICHE SIRIANE?
Lorenzo Biondi per "Europa"


È la più grande operazione di disarmo degli ultimi anni, probabilmente dalla fine della Guerra fredda. Ha messo d'accordo Russia e Stati Uniti, il governo di Assad e le Nazioni Unite, le potenze sciite e quelle sunnite. Ma in sindaci della piana di Gioia Tauro no, loro non ci stanno.

Ieri il governo italiano ha reso noto che sarà il porto calabrese il luogo in cui le armi chimiche salpate dalla Siria - e scortate da navi militari russe e cinesi - verrano consegnate nelle mani degli americani, incaricati della loro distruzione. A meno che gli amministratori locali non riescano nel loro intento di mettere in atto «tutte le attività lecite e legali per impedire» l'arrivo degli agenti chimici, come promesso ieri dal sindaco di Gioia Tauro.

E pensare che a livello internazionale c'era la fila per poter prendere parte all'operazione. L'esempio più palese è quello della Germania, che in un primo tempo era rimasta in disparte. Ma come si fa a dire no alle Nazioni Unite, quando c'è in ballo l'ambiziosissimo tentativo di mettere fine alla guerra civile siriana e di evitare che il conflitto dilaghi nella regione? Uscito dal torpore post-elettorale, il governo tedesco ha accettato di smaltire le scorie chimiche nell'impianto di Münster, nel nord del paese.

Rifiuti chimici su suolo tedesco, non è una questione da poco. All'Italia viene chiesto un impegno minore, anche se non meno delicato. Il governo lo ha ribadito ieri: nessun materiale chimico verrà stoccato sul suolo italiano. I sessanta container che custodiscono l'arsenale di Assad verranno scaricati dalle navi danesi e norvegesi in arrivo dalla Siria e trasferiti immediatamente a bordo della Cape Ray, la nave americana attrezzata per neutralizzare gli agenti chimici.

Al porto di Gioia Tauro ci sono abituati. Non al via vai di armi chimiche e ispettori internazionali, ovvio, ma a gestire merci chimiche altrettanto pericolose - secondo gli standard internazionali - che transitano dal porto per motivi commerciali (i dati forniti dal ministero delle infrastrutture parlano di tremila container di sostanze pericolose negli ultimi due anni).

Stavolta, è chiaro, le misure di sicurezza dovranno essere impeccabili. La comunità internazionale vigilerà sul corretto svolgimento delle operazioni: i tecnici finladesi saranno a disposizione per eventuali emergenze. «Armi chimiche a Gioia Tauro? Servizio a domicilio per la ‘ndrangheta», scriveva ieri una senatrice M5S. Ovvero: come trasformare in farsa un evento di portata storica.

 

 

 

EMMA BONINO E MARTIN SORRELLEmma Bonino letta john kerry anvedi che botox vittime armi chimiche SIRIA RENATO BELLOFIORE Il porto di Gioia TauroIl porto di Gioia Tauro

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