vittorio rizzi elisabetta belloni

UN SUPER DETECTIVE ALLA GUIDA DEGLI 007 ITALIANI – VITTORIO RIZZI, NOMINATO A CAPO DEI DIS AL POSTO DI ELISABETTA BELLONI, HA ALLE SPALLE UNA LUNGA CARRIERA NELLA POLIZIA: HA DIRETTO IL GRUPPO INVESTIGATIVO “MARCO BIAGI” PER INDIVIDUARE I TERRORISTI DELLE NUOVE BRIGATE ROSSE E CREATO IL TEAM “COLD CASE” DELLA SQUADRA MOBILE – NIPOTE DI VINCENZO PARISI, EX POTENTISSIMO CAPO DELLA POLIZIA, HA DUE LAUREE, AMA CITARE I FILOSOFI, DA PLATONE A FRANCESCO BACONE, ED È SPECIALIZZATO NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI – LO SCORSO SETTEMBRE ERA DIVENTATO VICE DIRETTORE DELL’AISI… 

1. DALL’OMICIDIO BIAGI AI «COLD CASE» METODI E SUCCESSI DI UN DETECTIVE

Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il "Corriere della Sera"

 

vittorio rizzi

Poliziotto e psicologo, esperto in criminologia, professore universitario, scrittore di saggi e manuali sull’investigazione. In prima linea nella difesa delle vittime di violenza di genere e di discriminazioni. Una carriera da «uomo giusto al posto giusto», con la riservatezza indispensabile per guidare il Dipartimento informazioni per la sicurezza della Repubblica, ma anche per blindare ancora di più le due agenzie che dipendono dal suo ufficio, Aisi e Aise.

 

«Un funzionario dello Stato di prim’ordine», lo ha definito la premier Giorgia Meloni, ma anche un detective che con i suoi metodi ha fatto scuola. Nipote di Vincenzo Parisi — direttore del Sisde nel 1984 e capo della polizia tre anni più tardi, scomparso nel 1994 —, Rizzi è stato nominato vice direttore dell’Aisi nel settembre scorso al termine di un percorso professionale che lo ha portato a ricoprire l’incarico di vice capo vicario della polizia e prima ancora di direttore centrale anticrimine.

 

ELISABETTA BELLONI - FOTO LAPRESSE

Sessantacinque anni, bolognese di nascita, il nuovo direttore del Dis viene riconosciuto come uno dei migliori investigatori, tanto che nel 2002 fu chiamato a dirigere il gruppo investigativo «Marco Biagi» per individuare i terroristi delle nuove Brigate Rosse responsabili dell’agguato mortale al giuslavorista.

 

Ma proprio a lui si deve anche la creazione alla Squadra mobile romana del team «cold case», il primo in Italia: un ufficio di monitoraggio delle indagini sui delitti insoluti pronto a riprendere in mano i fascicoli per risolverli anche sulla base delle nuove tecnologie. Due casi su tutti: Alberica Filo della Torre all’Olgiata e Maria Scarfò al Quadraro.

 

VINCENZO PARISI

[…] nello storico palazzo in via di San Vitale, nel centro della Capitale, dove è ricordato e apprezzato, il neo capo degli 007 ha lavorato a lungo. Come giovane funzionario in sala operativa e poi alla Digos, a cavallo fra gli anni Ottanta-Novanta, per tornare poi dopo quasi un ventennio proprio alla guida della Mobile, protagonista delle indagini su efferati omicidi di malavita, bande di rapinatori, trafficanti internazionali di droga.

 

A lui si deve la cattura dell’«angelo della morte», l’infermiere killer Angelo Stazzi, condannato all’ergastolo in via definitiva — il secondo dopo quello per l’omicidio dell’ex compagna Maria Teresa Dell’Unto —, accusato di aver ucciso sette anziani pazienti ricoverati a «Villa Alex», casa di riposo a Sant’Angelo Romano, alle porte della Capitale. Prima ancora aveva guidato gli stessi uffici a Milano e a Venezia. […]

 

vittorio rizzi

È stato l’approccio scientifico, puntuale e rigoroso, insieme con l’intuizione di collaborare in modo assiduo con gli uffici investigativi delle polizie straniere — oltre che con i servizi di intelligence — a dare una marcia in più al lavoro di Rizzi, già da quando era al Servizio centrale operativo (Sco): «Green Ice», «Dinero», «Unigold» sono solo alcune maxi operazioni contro il narcotraffico condotte con agenti sotto copertura.

 

Brillanti indagini che lanciano Rizzi ai vertici della polizia: direttore della Stradale, questore a L’Aquila, responsabile dell’Ispettorato di Palazzo Chigi e della sicurezza delle sedi governative. Nel 2016 viene nominato prefetto. Agli impegni investigativi si aggiungono quelli istituzionali contro le infiltrazioni economico-mafiose, con l’Europol, la presidenza dell’Oscad per contrastare gli atti di discriminazioni. Fino alla chiamata all’Aisi e ora alla guida dell’intelligence nazionale.

 

2. IL SUPERPOLIZIOTTO CON DUE LAUREE DAL TERRORISMO AI CRIMINI DIGITALI

Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per "la Repubblica"

 

https://www.repubblica.it/cronaca/2025/01/09/news/vittorio_rizzi_chi_e_nuovo_capo_dis_ritratto-423928438/?ref=RHLF-BG-P2-S3-T1

 

vittorio rizzi

[…] È un vecchio sogno che si realizza quello di Vittorio Rizzi, nipote dell’ex potentissimo capo della Polizia Vincenzo Parisi, cresciuto alla scuola di investigatori di razza come Gianni De Gennaro e Antonio Manganelli, entrambi poi diventati Capi. E Capo, come in Polizia tutti chiamano chi siede sulla poltrona di vertice, avrebbe tanto voluto diventarlo anche lui. Ma sulla poltrona di vicario di Vittorio Pisani c’è rimasto solo un anno, poi il salto nel mondo dell’Intelligence. E invece di Capo è diventato Direttore.

 

Un direttore operativo ma che, nell’elaborazione delle sue sofisticate analisi, ama studiare e citare i filosofi, da Platone a Francesco Bacone, ma anche Galileo, provando a tenere insieme realtà e utopia.

 

OMICIDIO MARCO BIAGI

Un poliziotto moderno, dall’inappuntabile aplomb, che già da tempo ha accettato il guanto di sfida del mondo cyber e dell’intelligenza artificiale, che non ama il virtuale ma segue le scie digitali e mastica di emulatori quantistici, convinto che «la nuova sfida nel campo delle investigazioni è tecnologica ma anche giuridico-ordinamentale». […]

 

La sua proiezione internazionale, la curiosità, la capacità di sviluppare relazioni e di lavorare in joint investigation team gli hanno fatto fare quel salto di qualità che lo ha portato dritto sulla poltrona di Elisabetta Belloni. Bolognese, 65 anni, prefetto dal 2016, nella formazione di Rizzi però la Polizia di Stato costituisce la colonna portante.

 

E proprio la sua operatività, fin dal primo incarico nel 1989 (funzionario addetto alla sala operativa della questura di Roma) segna una discontinuità rispetto a chi lo ha preceduto al vertice del Dis. Nella prima metà degli anni ‘90 furono De Gennaro prima e Manganelli poi a gettarlo nella mischia della stagione delle stragi Falcone e Borsellino, cooptato in Sicilia nelle indagini per la cattura di tutti i più grandi latitanti di Cosa nostra.

 

VITTORIO RIZZI

In quegli stessi anni, al Servizio centrale operativo, Rizzi comincia a costruire la sua esperienza internazionale specializzandosi nel contrasto alla criminalità economica ed informatica con la direzione di progetti investigativi internazionali, con attività sotto copertura e agenti infiltrati.

 

Dirigente della squadra mobile di Venezia dal 1997 al 2002, viene chiamato a dirigere il gruppo investigativo che porterà alla cattura dei terroristi responsabili dell’omicidio del giuslavorista Marco Biagi.

 

Nelle Squadre mobili, prima a Milano e poi a Roma, forma il suo profilo di dirigente, mentre nel 2012 approda nel ruolo di direttore nazionale della Polizia stradale. Questore a L’Aquila dal 2013 al 2015, diventa poi responsabile della sicurezza di palazzo Chigi. Un anno dopo gli viene affidata la Direzione nazionale anticrimine della Polizia e dal 2019 è vice direttore generale della pubblica sicurezza e direttore centrale della polizia criminale e presidente dell’organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso.

 

ELISABETTA BELLONI - G7 DI BORGO EGNAZIA

Ma il suo è anche un profilo fortemente specializzato nelle relazioni internazionali, acquisite in una carriera che ha sempre guardato alla collaborazione con le polizie europee, per esempio come delegato per l’Italia all’assemblea generale di Europol.

 

[...]  E poi la passione per gli Atenei: forte delle sue due lauree in Giurisprudenza e Scienze delle pubbliche amministrazioni, si è ritagliato anche il ruolo di professore in Criminologia e Sociologia del crimine.

Ultimi Dagoreport

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…