chiesa amatrice prima e dopo

UN DISASTRO (ANCHE CULTURALE) DA TRIPLA A - SGARBI: IL TERREMOTO HA DEVASTATO CHIESE, TORRI, PALAZZI ANTICHI. ARQUATA, AMATRICE E ACCUMOLI SONO CENTRI ESSENZIALI PER L’ARTE ITALIANA. NON DOVRANNO FINIRE COME ROVINE ABBANDONATE, PER VERGOGNA DI UNO STATO IMPOTENTE

Vittorio Sgarbi per “Il Giornale

 

ARQUATA DEL TRONTO - SACRA SINDONEARQUATA DEL TRONTO - SACRA SINDONE

Non è bastata la Sacra Sindone, conservata in una fedelissima riproduzione del tempo di Federico Borromeo nella chiesa di San Francesco nella frazione di Borgo, a proteggere Arquata del Tronto, al confine tra Marche e Lazio, dall' inspiegabile castigo di Dio rappresentato dalla violenza del terremoto. Arquata è uno dei centri importanti, e ricchi e poetici, che ha avuto il suo patrimonio mutilato.

 

ARQUATA DEL TRONTO - SACRA SINDONE 3ARQUATA DEL TRONTO - SACRA SINDONE 3

Ma in San (...) (...) Francesco la situazione non appare disperata. All' interno della chiesa vi sono molti altari lignei di teatrale evidenza. Lo spazio è diviso in due navate, con colonne su base quadrata, in conci di pietra, il soffitto è a cassettoni quadrangolari. La cantoria lignea è su una colonna di pietra arenaria con la base ottagonale, in dialogo con il pulpito su colonne tortili, e con il pregevole coro del Quattrocento.

 

Lì ritroveremo, ma non vorremmo attendere, per limitate riparazioni, il tempo infinito che in Emilia e, in particolare a Ferrara, impone la chiusura delle più belle chiese della città. Una vergogna di Stato nella città del ministro per i Beni culturali, per inerzia, per negligenza, che dovremo scongiurare per i borghi meravigliosi feriti in questa occasione, in un territorio fortunatamente limitato.

ARQUATA DEL TRONTO - CHIESA DI SAN FRANCESCOARQUATA DEL TRONTO - CHIESA DI SAN FRANCESCO

 

Nella chiesa di San Francesco sulla parete di sinistra, dopo l' altare della Madonna del Rosario vi è un affresco datato 1527, in relazione con la scuola di Cola dell' Amatrice. Pregevoli anche le due statue di San Francesco e di Sant' Antonio, una in terracotta, l' altra in legno. La replica della Sacra Sindone, assai fedele, è in un unico panno tessuto in filo di lino, con trama e ordito perpendicolari, di 440 x 114 cm, ed è documentato dal 1° maggio 1655. Arquata ha anche una fondazione-museo legata a due artisti, Diego Pierpaolo ed Emiliano Albani, che hanno dato il via a una notevole scuola pittorica, la fonofigurazione, fondata sulle relazioni tra musica e pittura.

ARQUATA DEL TRONTO - CHIESA DI SAN FRANCESCO 2ARQUATA DEL TRONTO - CHIESA DI SAN FRANCESCO 2

 

Poco prima di Arquata venendo da Ascoli, ha subito danni un luogo mirabile, Castel di Luco: una costruzione fortificata, di insolita forma ellittica, sulla sommità di uno sperone di travertino, ora ferita negli interni affrescati. È dolorosa la vanificazione degli sforzi dei proprietari che da anni stavano amorevolmente restaurandola. Ben più grave è la situazione di Amatrice, a soli 18 chilometri da Arquata, ma già in territorio laziale, lungo un percorso che tocca Accumoli, da cui giungono notizie assai poco rassicuranti.

 

CASTEL DI LUCOCASTEL DI LUCO

Tra le cose notevoli di questo paese, un tempo integro e pittoresco, la più eminente probabilmente era la torre civica, del XII secolo, storico simbolo delle libertà comunali, larga di pianta, quadrata e slanciata, unica in tutta la valle del Tronto. Alla sinistra della torre civica vi era il palazzo del Podestà a blocchi di arenaria squadrati e lisci con due larghe arcate a piano terra, poco lontano dal palazzo Del Guasto dove predicò, tra il 1427 e il 1433, San Bernardino.

 

TORRE CIVICA AMATRICETORRE CIVICA AMATRICE

Di grande importanza, ad Accumoli, sono i palazzi - certamente lesi - Marini, Cappello e Organtini. Il primo esibiva un portale incorniciato da un motivo bugnato a punta di diamante, e da colonne tortili con capitelli ionici. All' interno vi sono notevoli affreschi del primo Seicento sotto soffitti a cassettoni. Il secondo, palazzo Cappello, era un edificio a cinque piani costruito tra il XVI e XVII secolo nel punto più alto di Accumoli, in prossimità della rocca.

 

TORRE AMATRICETORRE AMATRICE

Si tratta di un notevole palinsesto di parti edificate in tempi distinti: la più antica, cinquecentesca, è in pietra a vista squadrata, con finestre monumentali; i diversi piani sono collegati da una scala elicoidale con gradini in arenaria incastrati nel muro, di progettazione complessa e rara. Bisogna sperare che sia sopravvissuta l' entrata monumentale del palazzo, che portava a un cortile interno con un loggiato su tre ordini di colonne in arenaria con capitelli corinzi ai primi due piani e dorici al terzo. Il terzo palazzo, Organtini, ha grandi sale affrescate con i consueti soffitti a cassettoni.

 

chiesa di amatrice   chiesa di amatrice

Infine, Amatrice. Resta eretta come un simbolo la torre civica e spero salve anche le sole opere del grande pittore Cola dell' Amatrice, assai vicino a Raffaello: le due tavole con Giovanni Evangelista e Maddalena e con i santi Pietro e Paolo, a quanto ricordo depositate nel circolo culturale cittadino Nicola Filotesio.

 

CHIESA AMATRICE PRIMA E DOPOCHIESA AMATRICE PRIMA E DOPO

Nel centro storico sono cadute le torri campanarie della chiesa di Sant' Agostino, sede della Pinacoteca civica, con un mirabile portale gotico e importanti affreschi precedenti Cola dell' Amatrice, anch' essa colpita. Altri preziosi affreschi appaiono compromessi nelle chiese di Sant' Emidio e di San Francesco. La facciata di quest' ultima, di impianto abruzzese, ha un rosone e un portale gotico di marmo.

CHIESA SAN FRANCESCO AMATRICECHIESA SAN FRANCESCO AMATRICE

 

Ora la prova più difficile sarà la ricostruzione, che non tradisca la memoria e sia rispettosa delle pietre. Come non è accaduto per molti borghi dimenticati, o orridamente riedificati in anonime new town, intorno all' Aquila. Ma Arquata, Accumoli e Amatrice sono centri essenziali per l' arte italiana. Per il Medioevo e per il Rinascimento. E non dovranno finire come rovine abbandonate, per vergogna di uno Stato impotente davanti a un glorioso e obliato (e, ancor più, obliabile) passato.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....