michele sindona

SINDONA E I SUOI MISTERI - TRENT’ANNI FA MORÌ AVVELENATO DA UN CAFFÈ AL CIANURO, IL BANCHIERE LEGATO ALLA MAFIA - LA SUA STORIA SEMBRA L’ANTIPASTO DEGLI SCANDALI FINANZIARI DI OGGI - IL LIBRO DI MARCO MAGNANI RIPERCORRE LE SUE RELAZIONI POLITICHE, FINANZIARIE E CRIMINALI

Sindona -  Biografia degli anni Settanta (Einaudi) di Marco MagnaniSindona - Biografia degli anni Settanta (Einaudi) di Marco Magnani

Benedetta Tobagi per “la Repubblica”

 

Trent’anni fa esatti, all’ora di colazione del 22 marzo 1986, il banchiere bancarottiere legato alla mafia Michele Sindona stramazzò a terra in una cella del carcere di massima sicurezza di Voghera dopo aver bevuto un caffè al cianuro, gridando «Mi hanno avvelenato!». Morì 48 ore dopo.

 

Tutti pensarono a un omicidio mascherato da suicidio, come nel caso del mafioso Pisciotta (1954) e del banchiere dell’Ambrosiano Roberto Calvi (1982), successore ideale di Sindona dopo il crack di Banca Privata Italiana nel 1974, come lui iscritto alla P2, legato al Vaticano, coinvolto nel riciclaggio di capitali.

 

MICHELE SINDONAMICHELE SINDONA

Invece fu proprio il contrario: due giorni dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio Ambrosoli, Sindona si uccise (ci aveva già provato nell’80) tentando di passare per vittima: per gettare discredito sugli avversari e, probabilmente, garantire alla figlia l’incasso di una polizza sulla vita (il libro dei magistrati Turone e Simoni Il caffè di Sindona fuga ogni dubbio sulla vicenda).

MICHELE SINDONA MICHELE SINDONA

 

Fu l’ultimo colpo di teatro di un istrione avvezzo alle mistificazioni: basti pensare che, con l’aiuto di mafia e massoneria coperta palermitana, nel 1979 inscenò un finto sequestro da parte di un immaginario gruppo armato proletario per sfuggire alla giustizia e passare per martire.

 

Allude con ironia a questa tragica fine la foto di copertina di Sindona. Biografia degli anni Settanta (Einaudi) di Marco Magnani. In quest’ottimo saggio di agile lettura, l’autore, economista in Banca d’Italia dal 1982, rivisita la vicenda Sindona in chiave propriamente storica, non più giornalistica o giudiziaria, ponendo l’accento, come suggerisce il titolo, sulla dimensione sistemica, anziché meramente criminale, della vicenda Sindona.

Michele Sindona jpegMichele Sindona jpeg

 

«Non sapevo come si costruisce un muro, ma sapevo come si incrociano gli interessi» : la fulminea ascesa del brillante self made man di origine sicula, prima commercialista di grido nella Milano del “miracolo”, poi banchiere trionfante negli Usa e protagonista della scena finanziaria e bancaria privata italiana, è utilizzata come uno specchio in cui studiare caratteri patogeni del “capitalismo relazionale” nostrano. Lettura appassionante anche perché ripercorre la storia economica italiana negli anni della grande trasformazione produttiva, dal boom, quando il nostro Pil cresceva a ritmi da Brics, fino alla crisi di metà anni Settanta.

MICHELE SINDONA jpegMICHELE SINDONA jpeg

 

L’Italia in cui Sindona si fece strada con manovre fraudolente e potenti agganci, politici e criminali, era un sistema finanziario poco esposto alla concorrenza e dominato dalle banche, il cui controllo era formidabile strumento di influenza economica e politica (com’è ancora oggi, d’altra parte).

 

Giorgio Ambrosoli Giorgio Ambrosoli

Intrecciando in modo agile e chiaro vari piani, storia economica, finanziaria, politico-sociale e criminale, Magnani mette in evidenza come, per esempio, il sistema-Sindona poté indirettamente giovarsi dell’escalation del terrorismo rosso, e la conseguente necessità delle forze politiche, comunisti inclusi, di far fronte comune: ciò consentì al suo grande sponsor Giulio Andreotti «maggiori margini di libertà nel gestire financo rapporti istituzionalmente non tollerabili, come quello con il bancarottiere latitante».

 

Michele Sindona Michele Sindona

Mentre il coraggioso liquidatore Giorgio Ambrosoli fu lasciato solo, per anni, finché il killer mafioso Aricò, su mandato di Sindona, lo uccise sottocasa l’11 luglio ’79. Andreotti (il suo braccio destro Franco Evangelisti fu tra i soggetti più attivi del «complesso politico-affaristico- giudiziario» – Gelli e P2 in testa che si attivò in difesa di Sindona e per il salvataggio di Banca Privata Italiana) celebrò il banchiere come “il salvatore della lira” e, davanti alla Commissione parlamentare dedicata al caso nel gennaio ‘82 (i resoconti delle sedute sono pubblicati online tra i documenti dell’VIII legislatura nel sito Senato.it), poté rimarcare che la sua non fu una “cotta” isolata.

GELLI-CALVI-SINDONA-MARCINKUSGELLI-CALVI-SINDONA-MARCINKUS

 

A lungo, Sindona fu portato in palmo di mano dalla stampa italiana ed estera; quando nel ’72 rilevò la Franklin National Bank, ventesima banca statunitense, lo incensarono come «uno dei trader più dotati al mondo» (l’antesignano di tanti lupi di Wall Street, insomma). Suscitò speranze, persino, quando si scontrò con Eugenio Cefis, il presidente di Montedison, storico antagonista di Enrico Mattei, che «contribuì a creare quell’intreccio patologico tra politica ed economia che in altri modi ancora oggi asfissia il paese».

 

Magnani mostra come l’ingegno senza scrupoli di Sindona seppe sfruttare la fame di facili profitti speculativi, le debolezze della politica, le malattie congenite al capitalismo italiano e la scarsa propensione al rischio d’impresa e all’investimento in ricerca e sviluppo, come si vide, purtroppo, in occasione della nazionalizzazione dell’energia elettrica.

sindona3sindona3

 

Sindona poté farsi strada nella foresta vergine dei mercati finanziari in virtù dell’assenza di regolamenti, e Magnani non manca di puntualizzare con quanto ritardo, dopo il suo crollo, arrivarono le norme: particolarmente interessante leggere questo saggio oggi, alla luce dello scandalo dei mutui subprime e della crisi mondiale innescata dal crack di Lehman Brothers. Sindona esprimeva una patologia destinata a durare, ma, all’epoca, ci furono figure come Ambrosoli, La Malfa, Baffi e Sarcinelli ad arginarlo. E oggi?

 

ANDREOTTIANDREOTTI

Leggendo Magnani si comprende quanto la storia di Sindona sia una miniera in cui continuare a scavare. Tra pochi mesi, dopo un titanico lavoro di riordino, sarà accessibile presso la Camera di Commercio di Milano l’archivio della Banca Privata. Non si sa, invece, quando saranno consultabili le carte accumulate dalla Commissione parlamentare Sindona, che chiuse i lavori nel 1983, senza disporne la pubblicazione. Presso l’Archivio storico della Camera, l’inventariazione analitica è in corso, in seguito dovrà essere deliberato l’avvio delle procedure di declassifica: ci vorrebbe un impulso politico per accelerare i lavori.

 

giulio andreottigiulio andreotti

La Commissione presieduta da De Martino fece un gran lavoro, ebbe il merito di acquisire dai magistrati Colombo e Turone le liste della P2 consentendone la pubblicazione, certificò che la Dc ottenne attraverso Sindona cospicui finanziamenti, accumulò elementi di conoscenza sulle relazioni tra mafia e massonerie coperte, e di queste con i poteri economici e politici, e su episodi come il tentato golpe separatista in chiave anticomunista progettato nel 1979 da Sindona con la mafia, che, successivamente, hanno trovato risconti nelle parole di molti collaboratori di giustizia di Cosa Nostra. I commissari, spiega la relazione conclusiva, non ebbero tempo di approfondire questi aspetti. Sarebbe ora di farlo.

 

 

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...