ulivo - irene kung 6

LA PESTE DEL SALENTO - ULIVI INFETTI IN PUGLIA: IL BATTERIO KILLER DIVENTA UN CASO POLITICO, MONTA LA PROTESTA DEI COLTIVATORI CONTRO L’EUROPA: “INVECE DI AIUTARCI, CI CONSIDERA COME UNTORI”

ulivi infetti pugliaulivi infetti puglia

Roberto Giovannini per “la Stampa”

 

In lontananza c’è il mare azzurro, lo Jonio. Qui, a Taviano, si dovrebbe invece poter ammirare l’oceano verde brillante delle chiome degli ulivi ondeggianti al vento. No. Ora gli alberi sono secchi, marroni, indeboliti, morenti. Oppure, sono ridotti a poveri monconi senza più rami e foglie, il disperato tentativo degli ulivicoltori di strappare alla inevitabile morte le povere piante. La causa è un microscopico batterio, la Xylella fastidiosa.

 

Un organismo che si ciba della linfa delle piante e che si propaga viaggiando di albero in albero a bordo di un comunissimo insetto. Un batterio contro cui non esiste alcuna cura, nonostante siano decenni che il pericolo sia conosciuto dalla scienza, che avrebbe già colpito il 10% degli undici milioni di ulivi del Salento. Un essere fatto di una sola insignificante cellula, che grazie alla inazione, alla passività e all’ignoranza di chi aveva il dovere di intervenire rischia di ridurre in cenere colture (e culture, e paesaggio, e bellezza, e benessere) nate in migliaia di anni di convivenza tra umanità e ulivo. Se non succedono miracoli, se non si trova una cura, infatti, nel giro di pochi anni non esisterà un ulivo sano e vivo in tutto il Salento.
 

La mappa

ulivi infetti come muore un alberoulivi infetti come muore un albero

Fa spavento la mappa della diffusione dell’infezione e delle contromisure previste dal Piano messo a punto dal Commissario Straordinario del governo, Giuseppe Silletti. La provincia di Lecce è costellata di focolai di infezione, dallo Jonio all’Adriatico, esplosi nel disinteresse generale nel giro di sette anni, e sempre più virulenti e pericolosi. Da Santa Maria di Leuca fino ai sobborghi di Lecce c’è la zona considerata «infetta»: non c’è scritto esplicitamente, ma si capisce che quella parte è considerata persa.

 

Il Nord della provincia è «area di eradicazione», la zona dove si cercherà di limitare la malattia con pratiche agricole, estirpazione delle piante malate (circa 35mila, per ora) e trattamenti con pesticidi; ma anche qui, a ben vedere, le speranze di salvezza sono praticamente nulle. La fascia di confine verso Brindisi è la zona cuscinetto che dovrà arrestare completamente la Xylella. Come in un film sull’invasione di zombie, qualcuno ci deve lasciare le penne per salvare gli altri.
 

La resa 

«Ormai ci hanno dato per persi», spiega Francesco Barba, 50 anni, proprietario dell’azienda Donna Oleria di Monteroni, impegnato con i suoi colleghi nel tentativo di salvare gli ulivi del Salento. «È la cosa peggiore è che proprio quella Europa che ha permesso che venissimo infettati ora, invece di aiutarci, ci considera come untori e ci condanna a morte». Pare ormai la spiegazione più accreditata: secondo gli scienziati, la Xylella che sta annientando gli ulivi è arrivata a bordo di uno o più oleandri decorativi dal lontano Costarica.

 

ulivi infetti 3ulivi infetti 3

Passando però per il porto di Rotterdam, dove a quanto pare le barriere fitosanitarie erette dall’Unione Europea si sono rivelate un colabrodo, facendo passare un batterio che era sconosciuto in Europa, ma che invece ha fatto disastri (su altre piante, come la vite e non solo) negli Stati Uniti e in Brasile. Le prime avvisaglie risalgono al 2008, ma di pericolo si è cominciato a parlare solo dal 2013. «Si poteva rimediare - crolla il capo sconfortato Barba - ma siamo in Italia; anzi, nel Sud d’Italia. Non è stato speso un euro per trovare una cura, almeno in prospettiva. Non si è fatto nulla per circoscrivere l’infezione.

 

ulivi infetti 2ulivi infetti 2

La Regione non ha mosso letteralmente un dito. Il Governo? Dal luglio 2014 si è deciso solo lo scorso febbraio per nominare un commissario straordinario, che non ha nessun potere straordinario e neanche mezzi». E visto che siamo in Italia, non ci siamo fatti mancare nemmeno un onda di folle irrazionalità e di ignoranza, con perfetti incompetenti che spiegano che le piante si “curano da sole” o folli che sostengono demenziali teorie complottistiche. 
 

Gli aiuti 

Ieri a Bari e Lecce è arrivato il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, per cercare di illustrare la bontà del piano di contenimento, e assicurare che arriverà un decreto per estendere anche alle emergenze fitosanitarie gli aiuti previsti in caso di calamità naturale.

 

I coltivatori non ne sono convinti: la loro associazione, la Voce dell’Ulivo, sostiene che non solo si può evitare di dare per perduta l’ulivicoltura nella provincia di Lecce, ovvero undici milioni di alberi sparsi in 250mila ettari, una superficie sconfinata. Anzi, dicono, si possono attuare misure concrete per cercare di guadagnare tempo e permettere agli scienziati di sconfiggere il maledetto batterio con una cura.

 

ulivi infetti 1ulivi infetti 1ULIVI MALATI XYLELLAULIVI MALATI XYLELLAULIVI MALATI XYLELLA 2ULIVI MALATI XYLELLA 2maurizio martinamaurizio martinagiuseppe sillettigiuseppe silletti

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO