dj fabo

FINE VITA MAI - A UN ANNO DALL’ORDINANZA CON CUI LA CORTE COSTITUZIONALE SOLLECITAVA LA POLITICA A TROVARE UNA SOLUZIONE SUL SUICIDIO ASSISTITO, IL PARLAMENTO NON HA FATTO NIENTE E SARÀ LA CONSULTA A DECIDERE - GIOVANNI BIANCONI: “QUALUNQUE COSA ACCADRÀ, SARÀ UNA SCONFITTA. È LA CERTIFICAZIONE DELL’INCAPACITÀ DEL PARLAMENTO DI ASSUMERSI RESPONSABILITÀ”

 

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

DJ FABO

Qualunque cosa accadrà, per il Parlamento sarà una sconfitta. Perché se pure dovesse arrivare un ulteriore rinvio, che alla vigilia dell’udienza al palazzo della Consulta fissata per domani appare improbabile, sarà la certificazione dell’incapacità di assumersi quella responsabilità che la Corte costituzionale ha sollecitato un anno fa. A ottobre 2018 infatti, discutendo di suicidio assistito a partire dal caso Cappato-Dj Fabo, il «giudice delle leggi» aveva invitato il legislatore a trovare una soluzione, visti i valori etico-morali in gioco. Non facendo un passo indietro, bensì fermandosi sulla soglia della decisione, invitando il Parlamento a entrare per primo in un campo minato, denso di sensibilità diverse e conflitti all’orizzonte, come dimostrato dagli ultimi, pressanti appelli arrivati da una parte del mondo cattolico e direttamente dal presidente della Conferenza episcopale.

GIOVANNI BIANCONI

 

Ma il Parlamento è rimasto fermo, inadempiente, e a un anno di distanza difficilmente può essere considerata sufficiente una telefonata della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati al presidente della Consulta, Giorgio Lattanzi, per provare a chiedere altro tempo. Anche perché, nell’ordinanza numero 207 del 2018, che Lattanzi ha definito di «prospettata incostituzionalità» della norma vigente, la Corte ha già disegnato il perimetro di una possibile pronuncia. Senza fare alcuna concessione alla temuta, generalizzata liberalizzazione dell’aiuto a morire.

marco cappato 1

 

Dignità della persona

Tuttavia, l’evoluzione della scienza e della tecnologia ha portato a «situazioni inimmaginabili» ai tempi della Costituente. Per esempio quelle in cui «l’assistenza di terzi nel porre fine alla sua vita può presentarsi al malato come l’unica via d’uscita per sottrarsi, nel rispetto del proprio concetto di dignità della persona, a un mantenimento artificiale in vita non più voluto e che egli ha il diritto di rifiutare»; nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, secondo il quale «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario» se non in base a leggi che non possono «in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Del resto nel 2017, con la legge sul «biotestamento» e il «fine vita», il Parlamento ha introdotto la facoltà di rifiutare alcune cure proprio in nome della dignità e dell’autodeterminazione.

DJ FABO

 

Per non portarsi troppo avanti su un terreno tanto scivoloso, la stessa Corte ha pure indicato quattro condizioni — evidentemente riscontrate nel caso di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo — necessarie alla eventuale non punibilità del suicidio assistito: una «patologia irreversibile», che sia causa di «sofferenze fisiche o psicologiche assolutamente intollerabili» per il malato, in grado di sopravvivere solo attraverso «trattamenti di sostegno vitale» ma comunque «capace di prendere decisioni libere e consapevoli». Solo con la presenza contemporanea di queste quattro situazioni si può aprire la strada alla depenalizzazione per chi aiuti il malato a morire o lasciarsi morire.

 

Confini già definiti

marco cappato 2

Confini ristretti e ben definiti, come si vede. E da qui la Corte ripartirà, dopo aver ascoltato ancora una volta le parti; a cominciare dai difensori di Marco Cappato, l’esponente radicale che accompagnò Dj Fabo a morire in una clinica svizzera, e dall’avvocatura dello Stato, in rappresentanza del governo. Che sosterranno, verosimilmente, ciò che avevano già affermato nell’ottobre scorso: la non punibilità e, per contro, il rigetto dell’eccezione di costituzionalità avanzata dai giudici di Milano che devono giudicare Cappato. «Spetta al Parlamento trovare il punto di equilibrio tra tutti gli interessi in gioco», aveva ammonito Gabriella Palmieri, a nome dell’Avvocatura. Tesi accolta dalla Corte, ma «a tempo», perché in assenza di una nuova legge i diritti della persona malata non possono essere lasciati senza tutela.

 

Il ruolo del governo

DJ FABOgiorgio lattanzi presidente della corte costituzionale

In teoria l’Avvocatura potrebbe chiedere un nuovo rinvio, di cui però al momento non si intravedono i presupposti. Senza fatti concreti o prospettive precise è difficile che i giudici lo concedano, considerato che i capigruppo del Senato non sono nemmeno riusciti a trovare un accordo sulla calendarizzazione dei progetti di riforma esistenti. Ma l’importanza della posta in gioco consiglia di non escludere alcuna ipotesi. Presentando il nuovo esecutivo, il premier Conte ha escluso un ruolo attivo del governo e lasciato la parola al Parlamento, auspicando «un’ampia condivisione per poter intervenire e legiferare in materia». Che non s’intravede all’orizzonte. E forse, com’è già successo su temi ugualmente complessi e divisivi quali furono a suo tempo l’aborto e la fecondazione assistita, è lo stesso legislatore — preso atto dell’attuale incapacità di decidere — ad auspicare un intervento della Corte che indichi una strada percorribile.

MARCO CAPPATO DJ FABOcorte costituzionale 1corte costituzionalemarco cappato

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....