
“LA TERRA SULLA QUALE SI POSA IL PIEDE DEL SOLDATO RUSSO DIVENTA NOSTRA”– I DELIRI DI ONNIPOTENZA DI PUTIN AL FORUM ECONOMICO INTERNAZIONALE DI SAN PIETROBURGO: “IO RITENGO CHE QUELLO RUSSO E QUELLO UCRAINO SIANO UN SOLO POPOLO: IN QUESTO SENSO, L’UCRAINA È NOSTRA” – “MAD VLAD” HA ANCHE LANCIATO DEI SEGNALI POCO RASSICURANTI AGLI OLIGARCHI, TRA CUI MOLTI DEI SUOI FEDELISSIMI, CHE TEMONO LA STAGNAZIONE E LA RECESSIONE DELL’ECONOMIA RUSSA A CAUSA DELLE SPESE MILITARI E DEL CROLLO DELLE VENDITE DEL PETROLIO…
1 - LA MINACCIA DI PUTIN "TUTTA L'UCRAINA È MIA"
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Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “la Stampa”
«Alcuni specialisti segnalano rischi di stagnazione e recessione, che non deve essere permessa in alcuna circostanza». Alla seduta plenaria del Forum economico di Pietroburgo, Vladimir Putin pronuncia la parola più temuta, per dire subito che non permetterà alla sua economia di contrarsi. Il problema è che gli «alcuni specialisti» erano presenti in sala, come oligarchi di Stato che hanno costruito l'economia del quarto di secolo putiniano.
[…] Mentre Putin nella plenaria proclamava che «la terra sulla quale si posa il piede del soldato russo diventa nostra», nelle altre sale si calcolavano i danni di queste ambizioni imperiali. Il deficit del bilancio è più che triplicato per colpa delle spese militari e del "crollo" delle entrate dal petrolio e gas, mentre la liquidità del Fondo del benessere nazionale dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina si è ridotta di tre volte, e secondo l'Accademia dell'economia nazionale rischia di prosciugarsi già l'anno prossimo.
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«Lo Stato potrebbe finire i soldi», annuncia Andrey Makarov, uno dei pilastri di Russia Unita e da ben 14 anni presidente della Duma per il bilancio, ricordando che l'Urss si era sgretolata «perché aveva smesso di spendere per il benessere della gente». Discorso che qualche giornalista definisce «scandaloso», anche perché pronunciato al panel del colosso statale Sberbank. Il suo presidente, German Gref, ex ministro dell'Economia di Putin, appare però ancora più pessimista: secondo lui, l'economia russa è in una «tempesta ideale».
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È il ribaltamento del vecchio mito russo sullo "zar buono" e i "boiari cattivi" che lo tengono all'oscuro. I "boiari" sono più che espliciti nel descrivere un mondo reale che lo zar sembra determinato a ignorare. […] I "falchi" – servizi segreti, militari, i nuovi oligarchi che hanno messo le mani sugli attivi dei marchi internazionali usciti dal mercato russo dopo il 2022 – sono all'offensiva contro l'oligarcato "tecnico", grazie anche all'ondata di nazionalizzazioni ordinate da una magistratura che di fatto ha abolito il termine di prescrizione.
Il gioco per spartirsi la torta russa è ripartito con nuova intensità, e pur di dimostrare che «l'Ucraina è nostra» Putin potrebbe essere disposto a toglierne dei pezzi perfino a molti dei suoi fedelissimi.
2 - PUTIN AL FORUM CHE LO CELEBRA «NOI E LORO UN SOLO POPOLO, PERCIÒ L’UCRAINA È RUSSA»
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
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[…] Al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, […] il presidente russo è ovunque, in modo diretto e indiretto. Le medaglie di suo padre sono state esposte in uno stand che l’anno scorso espose l’albero genealogico del presidente e ora si è dedicato ai genitori. In una delle prime sessioni è stato annunciato che Vladimir Vladimirovich apparirà come personaggio di una popolare serie di cartoni animati «per promuovere l’immagine del Paese e della nostra cultura».
Come accadde nel 2024, ha parlato la figlia minore Katerina Tikhonova, presidente della Fondazione Innopraktika, alla sessione intitolata «Scenari del rimpatrio tecnologico». La figlia maggiore Maria Vorontsova ha invece moderato il dibattito «Neo etica all’epoca delle neurotecnologie». Intorno a loro, si vendono centinaia di magliette con citazioni di Putin, ma anche di Sergej Lavrov, e si distribuiscono le bambole Labubu con le facce dei principali personaggi della politica della Federazione. […]
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Tutto questo preambolo serve a ribadire come ci fosse una legittima attesa per le parole del padrone assoluto di casa, tanto più che oltre al piatto fisso dell’Ucraina, c’è anche la questione Iran-Israele. E su quest’ultima, dopo aver già dato prova di notevole equilibrismo durante la chiacchierata notturna con le principali agenzie di stampa, Putin ha continuato a camminare sul filo, dispensando prudenza a piene mani.
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Per non scontentare il nuovo meraviglioso alleato Donald Trump, è questa la priorità attuale. E al tempo stesso, per non dare l’impressione di abbandonare al suo destino il vecchio e fedele alleato iraniano, davanti agli occhi dei capi di Stato indonesiani, sudafricani e del Bahrein, ospiti del Forum ed esponenti del Sud del mondo che la Russia aspira a far diventare sempre più multipolare. Dopo aver premesso di «osservare con preoccupazione l’escalation delle tensioni», si è augurato che i propositi di eliminazione fisica dell’ayatollah Ali Khamenei «rimangano a livello di retorica verbale».
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In più, ha definito «provocatori» coloro che in caso di mancato aiuto all’Iran definiranno «inaffidabile» la Russia e ha aggiunto che i suoi tecnici continueranno a lavorare nell’impianto nucleare di Bushehr e di sostenere l’Iran nella sua lotta per rivendicare «i suoi interessi legittimi, compresa l’atomica pacifica».
I toni sono cambiati e si sono fatti più assertivi a proposito di Ucraina. «Se dovesse utilizzare la bomba atomica sporca contro di noi, l’esito sarebbe catastrofico, sia per il regime nazista di Kiev che per l’intero Paese. Ma spero che non si arrivi mai a tanto». […] Forse ce n’è una che più di ogni altra illustra le radici dell’attuale tragedia. «Mi chiedete quali regioni ucraine considero nostre. Ma io ritengo che quello russo e quello ucraino siano un solo popolo: in questo senso, l’Ucraina è nostra».
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Quanto a eventuali compromessi, dopo aver detto di non ambire in alcun modo alla capitolazione dell’Ucraina, «ma sarebbe bello tornare ai valori in base ai quali ha ottenuto la sua sovranità, uno Stato non nucleare e non allineato», Putin ha aggiunto che Kiev dovrebbe tenere conto della realtà che si è creata sul campo. E, forse, anche di quella futura.
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[…] Kiev e Teheran si sono poi ricongiunte al momento di tirare le somme della discussione. «Le regole nel mondo cambiano in modo naturale. Noi e la Cina non rompiamo nulla, diamo soltanto forma a quello che sta accadendo, e che accadrà comunque. Sono molto preoccupato, temo che stiamo andando verso la terza guerra mondiale. C’è un potenziale di conflitto in continua crescita e ci riguarda direttamente. Ucraina, Medio Oriente, impianti nucleari iraniani. Tutto questo richiede la ricerca di soluzioni, preferibilmente pacifiche». […]
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