jÜrgen sparwasser

“CON UN GOL DIVENNI L’EROE DELLA DDR, MA SCAPPAI OLTRE IL MURO. PER LA MAGLIA DI TARDELLI RISCHIAI DI ESSERE CACCIATO DALLA SQUADRA” - JÜRGEN SPARWASSER, IL CALCIATORE CHE SEGNÒ ALLA GERMANIA OVEST AI MONDIALI DEL ’74, RACCONTA LA SUA FUGA DALLA GERMANIA DELL'EST – “SAPEVAMO CHE MEMBRI DELLA STASI O DEI SERVIZI SOVIETICI ESERCITAVANO UNA OSSERVAZIONE COSTANTE. L’OSSESSIONE DEL REGIME ERA EVITARE TENTATIVI DI FUGA A OVEST. SE AVESSI SCELTO DI RESTARE NELLA GERMANIA DELL’EST SAREI IMPAZZITO. FECI QUELLO CHE RITENNI GIUSTO. IL RISCHIO FU ALTISSIMO, MA ERO DISPERATO" – IL DESTINO CRUDELE CHE TRAVOLSE LUTZ EIGENDORF… - VIDEO

 

Walter Veltroni per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Tutto accadde al settantasettesimo.

JÜRGEN SPARWASSER

Fin lì c’era stato un equilibrio perfetto, si profilava uno zero a zero che avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo ai residui sostenitori della Ostpolitik, quella strategia di relazioni tra le due Germanie di cui Willy Brandt era stato fine e coraggioso tessitore.

 

Scherzando si potrebbe sostenere che Brandt, intuendo nettamente cosa sarebbe avvenuto un mese mezzo dopo, il 22 giugno del 1974, decise di dare le dimissioni il 6 maggio.

 

Non fu in realtà lo scandalo Guillaume, il suo collaboratore che si scoprì essere una spia della Stasi, a decretare la fine del cancellierato di Brandt, ma la previsione del gol di Jürgen Sparwasser, centrocampista offensivo della Ddr, con il quale la Germania Est prevalse su quella dell’Ovest in una partita che, pur essendo ambedue le squadre qualificate al girone successivo dei Mondiali del 1974, aveva però assunto palesi significati storici.

 

JÜRGEN SPARWASSER

Riviviamo con le parole di Günter Grass l’impresa di Sparwasser in quel settantasettesimo minuto allo stadio di Amburgo che ammutolì: «Accalappiò il pallone con la sua testa, se lo portò sui suoi piedi, corse di fronte al tenace Vogts e, lasciandosi persino Höttges dietro, lo piantò alle spalle di Maier in rete».

 

Diventò subito eroe nazionale, mito del socialismo realizzato, icona, con la foto del gol, di generazioni severamente educate ai valori del socialismo.

 

Eppure anche lui, l’eroe di Amburgo, nel 1988 decide di mandare tutto all’aria. Aria che era diventata, anzi era sempre stata, irrespirabile. In un Paese in cui c’era una spia ogni cinquantanove cittadini, in cui tutto era sotto l’asfissiante controllo della Stasi, Jürgen Sparwasser decise di fuggire, con sua moglie, approfittando di una partita di Vecchie Glorie che si svolgeva a Ovest. Non fu il solo. Prima di lui Lutz Eigendorf, altro giocatore di fama. Ma per Eigendorf il destino fu diverso.

 

Dopo la fuga, sua moglie fu raggiunta da un uomo che piano piano si infilò nella vita della donna fino a convincerla a rompere il matrimonio.

Era un agente della Stasi.

 

JÜRGEN SPARWASSER

Il regime agonizzante non perdonò a Eigendorf un’intervista televisiva critica verso l’Est rilasciata proprio davanti al Muro. Si dice che durante una cena fu drogato, messo in macchina e mandato a sbattere contro un palo. Basta andare a Berlino, al Museo della Stasi, per rendersi conto che allora queste pratiche, in nome del comunismo, erano abituali.

 

Sparwasser, lei allora aveva tredici anni. Come fu vissuta la costruzione del Muro?

«Fu uno choc, nessuno si aspettava che nel cuore della città fosse eretto un muro di separazione. Il sentimento che regnava all’epoca era di grande ansia. Ci sono stati casi inconcepibili. Cittadini che quel giorno erano andati a lavorare e che non poterono rientrare nella loro casa. Famiglie spezzate letteralmente in due, persone che non poterono rivedere i loro cari per molto tempo.

 

JÜRGEN SPARWASSER

Sentivate la pressione della Stasi?

«Il sentimento era quello di un ossessivo, permanente controllo. Sapevamo che membri della Stasi o dei servizi sovietici esercitavano una osservazione costante, bisognava stare attenti a tutto quello che si faceva. Si potevano subire attacchi costruiti ad arte da parte dei membri dell’apparato. L’ossessione del regime era evitare tentativi di fuga a Ovest: era facile essere fermati e costretti a lunghi interrogatori e la catastrofe era se si veniva arrestati. Potevi sparire nel nulla».

 

Ma c’erano spie anche nelle squadre in cui lei ha militato?

«Di sicuro ce n’erano, ma non mi interessava. Lo so per certo, ma non ho mai voluto sapere chi fossero. Anche oggi, quando ci ritroviamo, non ne parliamo. E io non voglio sapere chi tra i miei compagni, quelli con cui mi allenavo e giocavo, con cui ho condiviso vittorie e sconfitte, avesse firmato un atto di appartenenza alla Stasi».

 

Sua figlia allora era incinta e dovette restare dall’altra parte...

«Sì, venne più volte interrogata e la minacciarono di toglierle la casa in cui viveva. Ha subìto il controllo telefonico e i pedinamenti. La pressione su di lei era forte. Per questo io, dopo la fuga, non ho mai espresso pubblicamente critiche al regime dell’Est. Avevo paura per lei. Questo credo l’abbia protetta da rischi di ritorsione. Altri familiari di persone fuggite hanno subìto conseguenze molto pesanti».

JÜRGEN SPARWASSER

 

Lo scambio della sua maglia con Marco Tardelli scatenò un inferno...

«Eravamo nel 1977. Una direttiva del regime stabiliva che era vietato scambiarsi le maglie con i giocatori che rappresentavano squadre provenienti dal regime capitalistico. Così avevano deciso.

 

Ma io Marco Tardelli lo conoscevo già e quando lui mi ha chiesto la maglia io non potevo certo dirgli che non potevo dargliela per una circolare governativa. Così l’ho scambiata e tengo la sua con me. Vista la scena, da Berlino fu chiamato subito il capodelegazione.

Minacciarono di cacciarmi dalla squadra e di togliermi il permesso di andare all’estero.

Poi non se ne è fatto nulla.

Non volevano capire che lo sport è lo sport e la politica ne dovrebbe star fuori».

JÜRGEN SPARWASSER

 

(...)Molte persone erano contro il regime e quel gol era diventato un simbolo della propaganda del partito. Compagni o avversari con i quali giocavo me lo rimproveravano. Ma non era colpa mia. Io avevo solo segnato un gol. Avevo fatto il mio dovere di giocatore, di sportivo».

 

(...)

 

Ci descrive la paura del giorno in cui è fuggito?

«È indescrivibile quello che ho provato quel giorno. Sono decisioni dalle quali dipende il destino tuo e di tutta la tua famiglia. Se avessi scelto di restare sarei impazzito. Feci quello che ritenni giusto. Il rischio fu altissimo, ma ero talmente disperato per il nostro futuro e per le prospettive del paese, che alla fine mi risolsi a fare quello che era più difficile, ma più giusto. Sono stati giorni angosciosi, pieni di paure. Ma non avevamo altra possibilità. E questo era il dramma collettivo di quel popolo».

 

JÜRGEN SPARWASSER

Come seppe della caduta del Muro?

«In quei tempi allenavo i giovani dell’Eintracht Francoforte. Al termine di una sessione, stavo tornando a casa, sentii alla radio quello che stava accadendo. Ho fermato la macchina per ascoltare quegli eventi che si succedevano con una velocità impressionante. Tanto il Muro era venuto su in breve tempo, tanto in poche ore fu buttato giù per restituire a tutti noi la libertà perduta».

 

Cosa significa per lei la parola libertà?

«Libertà è una parola della quale noi, nella Ddr, non conoscevamo il significato, non l’avevamo mai incontrata. La libertà è il piacere di vivere la propria vita, di poter scegliere che strada imboccare, che libri leggere, che pensieri pensare. La libertà è la bellezza di vivere insieme e insieme cercare la felicità. Oggi provo grande paura nel vedere che in molte parti del mondo è tornata la guerra, che tanti esseri umani conoscono l’orrore dei bombardamenti e delle distruzioni. Spero che la diplomazia, e non la forza, riesca a trovare la via per ricostruire la pace. Lo dobbiamo alle nuove generazioni».

LUTZ EIGENDORF

 

Come si spiega che in Germania oggi crescono movimenti neonazisti?

«L’AfD sta conquistando molto consenso nei lander dell’Est ma si sta estendendo anche a Ovest. Questi movimenti proliferano per l’insoddisfazione a livello sociale e per il diffondersi dell’antipolitica. Queste posizioni sono un pericolo, tanto più in vista delle prossime elezioni. Mi auguro che la politica democratica riporti un senso di normalità che è l’antidoto alla politica delle grida e della rabbia».

Ultimi Dagoreport

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...