
CHI DOPO MACRON? IN FRANCIA È GIÀ INIZIATA LA CORSA ALL’ELISEO (SI VOTERA’ NEL 2027) - TRA I MACRONIANI SCALDANO I MOTORI IL GIOVANE GABRIEL ATTAL O EDOUARD PHILIPPE, EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - POCO È CAMBIATO PER LA DESTRA: LA SENTENZA CHE HA DICHIARATO INCANDIDABILE MARINE LE PEN NON HA MOSSO I SONDAGGI. GLI ELETTORI SONO DISPOSTI A VOTARE ANCHE JORDAN BARDELLA, PRESIDENTE DI RN – A SINISTRA VA IN SCENA IL DERBY TRA MELENCHON E L’EURODEPUTATO RIFORMISTA RAPHAËL GLUCKSMANN…
Riccardo Sorrentino per il "Sole 24 Ore" - Estratti
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La corsa per le presidenziali francesi del 2027 è però già cominciata.
Anche perché un nodo va sciolto, nella concretezza del lungo gioco elettorale: cosa ne sarà del macronismo senza Emmanuel Macron? Dopo due mandati il presidente non può ricandidarsi, ma non ha costruito nulla che prometta di resistere nel lungo periodo al suo ritiro dalle scene.
La scelta di varare la riforma delle pensioni - che ancora oggi è oggetto di ampie discussioni - poco prima delle europee del 2024 e non durante i lunghi mesi previsti di silenzio elettorale, ha ridimensionato il suo partito, ulteriormente penalizzato dalle successive elezioni anticipate.
L’eredità non sarà perduta bruscamente: nei sondaggi Ensemble è ancora accreditata per un secondo posto al primo turno.
Le ambizioni non mancano: Gérald Darmanin, ex ministro degli Interni, oggi alla Giustizia, e il giovane Gabriel Attal, capogruppo alle legislative e protagonista di una rapida rimonta (politicamente insufficiente, però) puntano entrambi all’Eliseo, anche se non sembrano avere le chances di superare il candidato o la candidata del Front National.
Potrebbe farcela però Edouard Philippe, ex presidente del Consiglio, in panchina dal 2020 per lealtà verso Macron che ora potrebbe sostenerlo: anima una sua formazione, Horizons, che gli permette di non apparire appiattito sulle posizioni del presidente. Ha già ufficializzato la propria candidatura.
Molto dipenderà ovviamente dalle mosse dei partiti tradizionali.
Il macronismo è stata una risposta all’obsolescenza delle proposte politiche “novecentesche”, ma non è stato portatore di un approccio realmente nuovo come è stato invece, nel bene e nel male, il sovranismo illiberale di Rn e della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che condizionano il dibattito.
Poco è cambiato per la destra: la sentenza che ha dichiarato incandidabile Marine Le Pen non ha mosso i sondaggi. Gli elettori sono disposti a votare anche Jordan Bardella, presidente di Rn. Le tensioni non mancano, ma sono tutte interne al partito.
La forza elettorale di Rn, intorno al 33%, condiziona molto, e non da oggi, la vita della destra dei Républicains, neogollista, che subisce periodicamente la tentazione di sfidare i lepenisti su loro terreno, anche se gli esiti elettorali non hanno mai premiato questa scelta: non con Laurent Wauquiez alle europee del 2019, non con Valérie Pécresse nelle presidenziali del 2022, né ancora con François-Xavier Bellamy nelle europee del 2024.
Ora ci riprova Bruno Retailleau, ministro degli Interni dall’approccio “muscoloso” sull’immigrazione: i sondaggi sembrano premiarlo, al punto da superare il macroniano Attal al primo turno. Retailleau dovrebbe prevalere su Wauquiez, già ufficialmente candidato, alle primarie del partito.
(...) Ha fatto rumore, negli ultimi giorni, anche la candidatura ufficiale di Dominique de Villepin, ex primo ministro con Jacques Chirac, che ha fondato un nuovo partito, La France Humaniste.
Analogamente a quanto avviene a destra, la sinistra subisce la presenza di Mélenchon. La gauche vince quando si presenta come cartello elettorale unitario, ma le presidenziali alimentano troppo le ambizioni personali: il fondatore di Lfi, che non è ancora candidato, è molto divisivo e il suo impegno diretto impedisce di aggregare le altre formazioni al primo turno, impedendo a tutti di arrivare al secondo.
Non è un caso che oggi si propongano a guidare una coalizione allargata di gauche, con o senza Lfi, tre esponenti di piccole formazioni.
La prima è Clémentine Autain, una dissidente della France Insoumise che è riuscita comunque a farsi eleggere deputata e anima L’aprés (Alliance pour une République écologique et sociale, ma anche: Il dopo); il secondo è François Ruffin, che anima Picardie Debout!, partito populista di sinistra che cerca di differenziarsi da Lfi; il terzo è Raphaël Glucksmann, figlio del filosofo André, animatore di Place Publique, protagonista delle Europee 2024, quando ha provato a insidiare il secondo posto ai macroniani alla guida del Parti socialiste.
L’idea di un accordo elettorale tra partiti ha già spaccato i socialisti, anche se la maggioranza, non solidissima, è favorevole. Altri partiti non si sono ancora espressi.
le pen melenchon
jean luc melenchon
bayrou melenchon
raphael glucksmann 2
jean luc melenchon cover
jordan bardella foto lapresse