paolo conte

“LA FACCIA TRISTE DELL'AMERICA? E’ SEMPRE IL MESSICO, MURO COMPRESO” - PAOLO CONTE, 88 ANNI, CERTIFICA CHE LE CANZONI “NON SONO MAI SERVITE A NIENTE" - "NON HO MAI LA CERTEZZA DI CIÒ CHE SCRIVO. LASCIO AL PUBBLICO TUTTA LA LIBERTÀ DI IMMAGINARSI LA STORIA COME MEGLIO PREFERISCE" - LA CANZONE, "LA NEGRA", USCITA NEL 1987, IN BARBA ALLA "CANCEL CULTURE": “L'AGGETTIVO APPARTIENE ALLA LINGUA ITALIANA, A QUELLA FRANCESE E SPAGNOLA CON UN SIGNIFICATO SOLAMENTE COLORISTICO” - "MAI CANTATO BARTALI IN FRANCIA PERCHÉ TEMO CHE I FRANCESI SI INCAZZINO DAVVERO? CREDO CHE LO SPIRITO NAZIONALISTICO CREI PROBLEMI AL…” – VIDEO

Miriam Massone per “La Stampa” - Estratti

 

Paolo Conte alla Scala

Procede per sottrazione Paolo Conte, il maestro, lo chansonnier (che la Francia ci invidia), l'aedo del Novecento. Centellina le parole, giocoliere geniale di sinestesie e silenzi. Ermetico, enigmatico, essenziale. Vietato chiedergli la parafrasi delle sue epigrafiche risposte: si romperebbe il ritmo.

 

Legge gialli, dipinge, ma non compone, nella sua casa sulle colline astigiane, in questi «giorni d'inverno, quando fiorisce il calicantus nel mio giardino che basta avvicinarsi ad uno dei suoi fiori per salire su un tappeto volante».

 

A 88 anni, compiuti il giorno dell'Epifania, sta a guardare e ascoltare - divertito, forse - come gli altri lo interpretano, cosa leggono tra le righe dei suoi testi, come linguisti e studiosi trasformano il suo "tinello marron", la sua "Topolino amaranto", il suo "gelato al limon", persino i suoi "zazzarazàz" e i suoi "ci-boom, ci-boom" in espressioni del lessico quotidiano, poetici affreschi di un'Italia che non esiste più, congelata nel secolo breve.

 

concerto di paolo conte alla scala 8

Il maestro, che da sempre rifugge l'imperativo del "messaggio" tipico delle canzoni impegnate e che di se stesso ha detto «non ho mai la certezza di ciò che scrivo, e non voglio neanche mai averla. Lascio al pubblico tutta la libertà di immaginarsi la storia come meglio preferisce», sarà ospite, domani al Circolo dei lettori di Torino, di un pomeriggio-omaggio a partire dal volume Paolo Conte.

 

Transiti letterari nella poesia per musica edito dall'Università di Urbino, con i contributi raccolti nel primo e più importante seminario in cui i maggiori studiosi e professori di linguistica e letteratura italiana hanno indagato Conte in quanto «poeta del nostro tempo», 

 

(...)

 

Maestro, per lei «è molto bello non essere completamente capiti», eppure questo studio accademico ha fatto di tutto per capirla, analizzando ogni suo testo: che effetto le fa?

concerto di paolo conte alla scala 4

«L'effetto "Mata Hari"».

 

(...)

 

Stiamo sulle sue canzoni, e "giochiamoci", dandogli un seguito: qual è oggi «la faccia triste dell'America»?

«Sempre il Messico, muro compreso».

 

Mettiamo che la "lei" di Via con me abbia realmente abbandonato i suoi «luoghi pieni di musica e di uomini che ti son piaciuti» per seguire "lui": dove scappano insieme?

«Non lo so, in fondo non l'ho mai voluto sapere».

 

«L'intelligenza degli elettricisti» è diventata, oggi, l'intelligenza artificiale di Chat Gpt? E quel "lavavetri" (ispirato a «un tipo simpatico incontrato a un semaforo a Torino») è diventato "un rider"?

PAOLO CONTE CATERINA CASELLI

«No, il tempo non li ha trasformati, ma hanno mantenuto la loro identità "originaria"».

 

«Max era Max», ma chi è Max?

«Mistero, il mistero».

 

Ha scritto una canzone, La negra, uscita nel 1987, in barba alla "cancel culture": oggi la scriverebbe? Se la censurassero o edulcorassero (come talvolta accade) la infastidirebbe?

«L'aggettivo appartiene alla lingua italiana, a quella francese e spagnola con un significato solamente coloristico».

 

Ha detto: «Bartali è una canzone sulla distanza tra maschio e femmina: lei è scontrosa, le scappa la pipì, vuole andare al cinema; lui attende il campione godendosi il silenzio tra una moto e l'altra». Oggi c'è ancora questa distanza tra maschi e femmine?

«No».

 

concerto di paolo conte alla scala 2

La cito ancora, anni fa, intervistato, sosteneva che le donne non capissero il jazz: la pensa ancora così?

«Sì, ma adesso meno di prima. C'è finalmente più dialogo».

 

Il mare di Genova «scuro e indomito» fa ancora paura?

«Un po', ma con simpatia».

 

La canzone che più ha faticato a scrivere, che le ha richiesto più studio, più tempo… «Onda su Onda: ci sono voluti tre anni di lavoro. Mi sono servito della tecnica del flashback».

 

In passato ha confessato di sentire il futuro «incombere». La spaventa ancora?

«Sì».

 

Come si pone verso i giovani: condivide le loro battaglie? Ce l'ha un consiglio per loro? Una canzone che dovrebbero conoscere per diventare adulti…

«Le canzoni non sono mai servite a niente».

 

Vedrà Sanremo? Con quale stato d'animo?

PAOLO CONTE

«Critico e divertito».

 

Lei è solito – racconta – guardare un quadro e chiedersi che ora fosse nel momento ritratto, quello in cui il pittore l'ha dipinto. Noi ce lo chiediamo delle sue canzoni. Ad esempio, che ora è in Diavolo rosso?

«È la seconda metà del pomeriggio estivo».

 

Ce l'ha un sogno nel cassetto?

«Sì, vorrei fare ancora beneficenza».

 

(...)

 

È vero che non ha mai cantato Bartali in Francia? Forse perché teme che i francesi si «incazzino» davvero? Che pensa di loro?

«Credo che lo spirito nazionalistico crei problemi al vero sport».

PAOLO CONTE 2

 

Cosa le piace dell'enigmistica?

«Il doppio senso, è qui l'enigma».

 

Esiste ancora l'ironia?

«Non ci sono più le barzellette».

 

(...)

PAOLO CONTEPAOLO CONTE PAOLO CONTE 2PAOLO CONTE 2paolo conte by guido harari paolo contepaolo conte, via con me PAOLO CONTE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?