claudio martelli - elly schlein - giorgia meloni

“MELONI? NON VEDO TUTTI QUESTI SUCCESSI, NEANCHE DI POLITICA INTERNAZIONALE” – L’EX MINISTRO SOCIALISTA CLAUDIO MARTELLI SMONTA LA DUCETTA: “SCHLEIN DOVREBBE NON LASCIARE IL TEMA DELLA NAZIONE ALLA DESTRA CHE HA DISTRUTTO QUESTO PAESE E L’HA PRECIPITATO NELLA GUERRA. LA NAZIONE IN ITALIA L’HA INVENTATA LA SINISTRA CON MAZZINI E GARIBALDI, LA RESISTENZA E LA COSTITUZIONE” –  E SULLO IUS SOLI: "GIÀ ESISTE, OGGI È FISSATO A DIECI ANNI DI RESIDENZA, SI PUÒ RIDURRE QUEL TEMPO”

claudio martelli 78

Walter Veltroni per il Corriere della Sera - Estratti

 

Claudio Martelli ha pubblicato, per la Nave di Teseo, un libro dal titolo «Il merito, il bisogno e il grande tumulto».

 

La base è l’importante discorso, per molti versi innovativo, che tenne alla conferenza programmatica di Rimini del 1982. Che cosa ha ancora di attuale quel testo?

«Rimane l’idea fondamentale che una posizione democratica, io dico anche socialista, non può non fondarsi su quei due pilastri, due coordinate del pensiero e dell’azione in una società evoluta come è quella che abitiamo.

 

Si fa riferimento alla natura umana: tutti abbiamo bisogni e, più o meno, tutti abbiamo anche dei meriti, delle capacità.

 

Quando io li ho pensati, questi due termini, erano anche ricchi di un contenuto positivo, costruttivo, due idee forza di sviluppo e equità. E, nel tempo, per me anche, due guide, due criteri per giudicare le politiche pubbliche. Hai soddisfatto i bisogni? Hai premiato i meriti?».

giorgia meloni parla alla camera foto lapresse 2

 

(...)

 

Il merito non ha bisogno della eguaglianza delle opportunità?

«Io non credo che tutto si possa risolvere dentro i confini del liberalismo, non lo credo né in termini di fatto né in principio. Quegli argini vanno rotti, non per approdare all’opposto, ma per ripensare il rapporto tra Stato e mercato nella nuova società».

Lo Stato non è un demone...

«No, assolutamente no, e poi dipende, non ha più senso la contrapposizione Stato-mercato, perché tutti i Paesi, tutte le nazioni, grandi o piccole, vivono integrando i due elementi, utilizzando gli uni e gli altri come il freno e l’acceleratore. Anche da noi, se guardi le grandi imprese che sono rimaste, sono tutte quelle statali: Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo, Poste. Sono sorti pochi giganti privati come Del Vecchio e molte medie imprese che fanno il nostro export. Il resto svenduto negli anni Novanta e finito male».

 

Torniamo al discorso sulla fine delle ideologie.

martelli falcone

«C’è stata una lotta molto dura tra ideologie irrigidite e obsolete come il comunismo o infragilite come il liberalismo e il socialismo. Infine è riemersa quella primigenia, il nazionalismo. Vorrei che non dimenticassimo la distinzione tra patriottismo e nazionalismo, il nazionalismo è l’avversione agli altri, è identificarti attraverso l’odio per chi non è come te, il patriottismo invece è l’amore per la tua casa, e questo è sacrosanto, è giusto che ci sia, e la sinistra dovrebbe non lasciare il tema della nazione alla destra».

 

Cosa pensi di questo governo?

«Secondo me si è un po’ troppo corrivi con la Meloni. Io non vedo tutti questi successi, neanche di politica internazionale.

 

Certo è brava nelle relazioni personali, su questo non c’è ombra di dubbio, ma se poi si guarda al fondo delle questioni, quale è l’ispirazione che la guida? La nazione? Io l’ho sentita comiziare alla Camera, tre anni fa, attaccando la sinistra e dicendo che doveva fare autocritica per aver trascurato la nazione, che è il perno di tutto.

 

craxi martelli

Sarà anche vero, però la nazione in Italia l’ha inventata la sinistra di Mazzini e Garibaldi, non la destra. Cavour per quei tempi era un uomo di sinistra, un liberale e il liberalismo all’epoca era la cosa più avanzata...

 

Poi l’ha reinventata con la Resistenza e la Costituzione. La destra, nella storia del Novecento, che cosa ha fatto per questo Paese? L’Italietta liberale disprezzata da Mussolini era anche geograficamente molto più grande di quella che lui ci ha lasciato, comprendeva l’Istria, il Dodecanneso. La destra ha distrutto questo Paese, l’ha stordito sotto un’ondata di retorica folle e di violenza, l’ha precipitato nella guerra, lo ha fatto occupare dagli stranieri».

 

Il problema della sicurezza e del suo rapporto con l’immigrazione, è un tema esclusivo della destra?

martelli craxi

«L’immigrazione può essere una risorsa, ma è sempre un problema, difficilissimo da regolare, perché suscita forti emozioni, reazioni. Ma oggi chi la fa l’integrazione? Nessuno. Presentando la mia legge, che ha generato due milioni e mezzo di nuovi cittadini, io dicevo che bisognerebbe pensare all’integrazione come una forma di adozione. Arriva uno straniero, chi se ne occupa? Per il lavoro l’impresa, se è un bambino sarà la scuola o l’asilo, oppure la famiglia se è una colf, oppure la chiesa, il sindacato.

 

Devono venire per chiamata, per adozione. La destra ha cancellato sia il principio di adozione sia il principio dello sponsor, dicendo che era un trucco per farne venire di più. No, era un’assunzione di responsabilità. Colgo l’occasione per dire agli amici del Pd che lo Ius soli già esiste, oggi è fissato a dieci anni di residenza, si può ridurre quel tempo. Ho visto che c’è chi propone che dopo 10 anni di scuola i ragazzi diventino italiani. Ma è già così, 10 anni, però non deve valere soltanto per i ragazzi, anche per i genitori. Non si capisce perché il bambino può diventare italiano e il papà e la mamma che l’hanno portato qui no, con l’effetto di separare legalmente le famiglie. Ma perché?».

 

claudio martelli 2

Il socialismo è finito nel 1900?

«All’origine della nostra vita, della nostra storia, c’è la società. La signora Thatcher diceva: “Io non vedo la società, vedo solo gli individui”. Ti sbagli cara, vedi male. La famiglia, come del resto dice anche la nostra Costituzione, è la società naturale. Natura e società esistono prima degli individui. Poi la mano pubblica agisce per diminuire, o incrementare, le differenze di partenza. Qual è lo scopo del socialismo? Secondo me è quello che diceva Pietro Nenni: “Portare avanti chi resta indietro”.

 

giorgia meloni parla alla camera foto lapresse 1

Naturalmente non si può fare se la società deperisce, si impoverisce e quindi bisogna incrementare e premiare quanti sanno farla progredire. Io ero terrorizzato dal rischio che le persone di capacità e di merito venissero attratte e si sottomettessero ai capitalisti, volevo tenerle invece da questa parte della storia. E volevo che risarcire il bisogno e riconoscere i meriti fosse l’ossessione della sinistra. Se questa parola ha ancora un valore».

giorgia meloni alla camera foto lapresse 1

claudio martelli

MARTELLI FALCONEclaudio martelli 1claudio martelli 56

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?