AHI! TECH - SPECIALE “TOMB RAIDER”

A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

Lara Croft. Ovvero, il primo sogno erotico dei pre-adolescenti degli anni '90. Roba che basta il nome per scatenare ricordi di tempeste ormonali quantomeno inaspettate. Perché in quel lontano 1996 in cui "Tomb Raider" fece la sua comparsa sulla scena video ludica internazionale, qualcosa cambiò per sempre. Non solo perché era un videogioco con una grafica spettacolare e innovativa, di una longevità mai vista e di una complessità fuori dal comune. Ma perché spazzò via improvvisamente quel mondo innocente fatto di alieni che sparano alle navicelle, di approssimativi (ma divertentissimi) giochi di calcio, di lottatori giapponesi abbigliati in modo bizzarro e di bestioni tutti muscoli, fucili e cannoni.

La rivoluzione si materializzò sugli schermi dei pc e delle prime PlayStation con le forme mozzafiato (e anche un po' esagerate, a dire il vero) della prima, unica e vera eroina in pixel: Lara Croft. Seno grande e sodo ai limiti del siliconato, natiche tonde e perfette, vita stretta. Il tutto evidenziato da inquadrature ravvicinate mentre la bella e aggressiva esploratrice si arrampicava su corde e pareti rocciose.

Quel videogame divenne presto una fortunatissima serie, il cui successo di vendite era sempre scontato. Tanto che poi ne fu anche realizzato un film con Angelina Jolie nei panni della procace esploratrice. Ma col passare del tempo il suo fascino si appannò, soprattutto a partire dalla metà degli anni duemila. Nel giro di dieci anni infatti il mondo dei videogame è cambiato radicalmente. Certo è che i veri appassionati non hanno mai dimenticato la loro eroina, e hanno continuato a sperare in un ritorno in grande stile.

Una volta acquisita la Eidos, a trasportare sugli schermi delle console di nuova generazione la bella Lara ci ha pensato Square Enix. Così il 5 marzo scorso è uscito "Tomb Raider", il nono episodio della serie, sviluppato da Crystal Dynamics. Noi lo abbiamo provato per Xbox360. Si tratta di una sorta di prequel dalle grandi ambizioni, che dimostra di aver imparato tanto negli ultimi anni, anche da giochi che a loro volta si erano ispirati ai primi Tomb Raider e che poi hanno avuto parecchio successo, "Uncharted" su tutti.

Il gioco è ambientato su un'isola selvaggia e misteriosa, situata nel Triangolo del Drago, nella zona del leggendario Triangolo delle Bermuda. E infatti, la nave sulla quale la giovane Lara Croft, archeologa fresca di laurea, si imbarca insieme a un equipaggio di esploratori per seguire le tracce della flotta perduta di Kublai Khan, viene travolta da una tempesta e si schianta contro gli scogli. La ragazza si ritroverà catapultata in un luogo ostile, abitato da lupi feroci e strani personaggi, in cui spesso è buio pesto e in cui piove continuamente.

Vero fulcro del gioco è l'azione mozzafiato, che molto ricorda le sequenze dei film hollywoodiani. Perciò il giocatore vive con grande apprensione le vicende della povera Lara, proprio perché il colpo di scena è sempre dietro l'angolo. Tanto che poi, la vera sorpresa è quando invece non succede nulla. L'eroina che conosciamo qui è solo una studentessa impaurita, tutt'altro che spavalda, che dovrà affrontare una serie di sfide con sé stessa prima ancora che con il mondo da incubo che la circonda.

Ma veniamo all'aspetto che per molti sarà quello più importante. Se siete abituati alla bellezza "aggressiva" di una Lara Croft in stile Angelina Jolie, purtroppo per voi, non sarete accontentati. Qui l'aspetto fisico della giovane archeologa ricalca la sua ancora acerba attitudine all'azione (anche se nel corso del gioco ci dimostrerà invece di sapersela cavare in ogni situazione). Le forme di Lara non sono insomma tanto prosperose, ma non viene certo meno il lato sexy del personaggio, nonostante più si vada avanti nel gioco e più la ragazza verrà colpita, sparata, malmenata, lanciata, infilzata, appesa, accoltellata, bruciata e chi più ne ha più ne metta. Basti pensare che nel filmato introduttivo, durante il naufragio, Lara cade sbattendo poderosamente la testa contro il muro. Non proprio un inizio brillante, insomma. Eppure, dopo pochi minuti, un bernoccolo sembrerà niente in confronto a quello a cui il fisico dell'esploratrice verrà sottoposto. La vera domanda è: come fa a sopravvivere in questo stato pietoso? Risposta: perché è Lara Croft, ovviamente.

E chi conosce Lara Croft, sa cosa aspettarsi da lei e da Tomb Raider. E cioè godibili dinamiche di combattimento e buona interazione con l'ambientazione. La nostra eroina imparerà pian piano a usare arco e frecce, a scalare muri, a utilizzare carrucole, eccetera.

Ma se la ricchezza di questo gioco è l'azione, quella stessa caratteristica si rivela il suo limite. Le scene sono fin troppo mozzafiato, tanto da distrarre il giocatore dalla trama (che comunque in realtà non è niente di che). Inoltre si ha l'impressione che tutto sia organizzato secondo un copione ben preciso, e che quindi non ci sia spazio per l'iniziativa personale e per la libertà di movimento se non per cercare i soliti elementi collezionabili nascosti. Intendiamoci, è una fortuna che il gioco non si dilunghi troppo sull'aspetto degli obiettivi secondari: spezzare l'azione sarebbe stato controproducente.

A rendere ancora più fluida l'esperienza di questo "Tomb Raider" c'è un'accortezza che spesso si dà per scontata ma che è fondamentale perché un videogame sia godibile al cento per cento. E cioè che quando si viene uccisi, per ricaricare l'ultimo checkpoint i tempi di attesa sono brevissimi.

Oltre alla modalità "storia", questa volta nel gioco è presente anche il multiplayer. Online ci si potrà cimentare in una specie di caccia al tesoro oppure nel classico deathmatch a squadre. In questo caso viene salvaguardato l'aspetto positivo dell'interazione con le ambientazioni, ma nel complesso l'esperienza del multiplayer non si rivela particolarmente convincente.

Un peccato tutto sommato veniale in quello che alla fine si può dire un gioco ben riuscito. Soprattutto considerato che il compito di realizzare ai giorni d'oggi l'ennesimo capitolo di una serie mitica ma che sembrava ormai estinta, non è certo un'impresa facile.

 

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