fiorello

“OCCHIO A CHI RACCOGLIE SOLDI PER I TERREMOTATI CON I CONCERTI” - IL SILURO DI FIORELLO DIVIDE I CANTANTI - LAURA PAUSINI NON CI STA: “TUTTI I SOLDI DI ‘AMICHE PER L’ABRUZZO’ SONO STATI DONATI E USATI” - ROVAZZI E J.AX D’ACCORDO CON LO SHOWMAN: "MEGLIO FARE DONAZIONI PRIVATE" - A OTTOBRE MEGA-EVENTO BENEFICO A ROMA - VIDEO

 

1. LA BORDATA DI FIORELLO DIVIDE I CANTANTI

FIORELLO VIDEO MESSAGGIO SUGLI SPETTACOLI POST TERREMOTO   FIORELLO VIDEO MESSAGGIO SUGLI SPETTACOLI POST TERREMOTO

Carlo Moretti per “la Repubblica”

 

Fiorello al computer, si inquadra nella videocamera e via Facebook sporca la foto degli artisti allineati sul palco della solidarietà. Una cannonata, mentre ancora la terra trema tra Lazio e Marche, contro i grandi concerti organizzati per beneficenza. «Sono stato invitato ad almeno quattro manifestazioni per raccogliere fondi.

 

Occhio, il gioco deve valere la candela. E poi bisogna stare attenti a chi organizza: io mi fiderei di più se lo spettacolo venisse organizzato da una onlus affidabile, la storia insegna. Preferisco la mia beneficenza privata».

 

Roberto De Luca, l’organizzatore di “Amiche per l’Abruzzo”, non ci sta: «Lo stimo ma il suo filmato mi dispiace e mi infastidisce. Se non avessimo organizzato quel concerto non avremmo raccolto e distribuito 3 milioni di euro attraverso il Ministero della Pubblica Istruzione.

selfie laura pausini  selfie laura pausini

 

Più chiaro di così. Non si fida? Allora faccia i nomi e i cognomi degli organizzatori. Se poi mi si dice perché in quell’occasione abbiamo pagato i facchini che hanno scaricato i camion io rispondo: la beneficenza la fa chi la vuol fare, non posso certo obbligarli io».

 

Anche Laura Pausini, tra le organizzatrici di quell’evento, interviene via Facebook dal Sudamerica: «Tutti i soldi di “Amiche per l’Abruzzo” sono stati donati e usati. Abbiamo costruito la succursale della scuola De Amicis. Col resto dei soldi abbiamo dato alloggi agli universitari e costruito aule dell’università».

 

Una piccola sassata alla foto di gruppo arriva anche da Fedez, J. Ax e Fabio Rovazzi, autore del tormentone estivo Andiamo a comandare, che in un post su Facebook scrive: «Concerti a scopo benefico e altri progetti: io credo che nel 21esimo secolo esistano metodi molto più efficaci ed immediati ».

 

Spiega J. Ax: «Io, Fedez e Rovazzi oltre a fare donazioni personali abbiamo già devoluto i profitti anticipando le previsioni dei guadagni dei prossimi tre mesi per i nostri singoli Andiamo a comandare e Vorrei ma non posto.

FEDEZ E JAXFEDEZ E JAX

 

Ci piaceva fare qualcosa che sarebbe servita a mandare i soldi subito. Per ora ci ha seguito solo Alessandra Amoroso con la sua Vivere a colori. I grandi eventi vanno bene, dopodiché io prenderei la valigetta con i soldi e la farei scortare dai miei amici motociclisti direttamente al preside della scuola, perché a quanto pare non ci si può fidare di nessuno ».

 

Paolo Fresu domenica guiderà “Il jazz italiano per Amatrice”, all’Aquila, Roma e in altre 20 città italiane, ingresso a offerta libera: «Non condivido ciò che dice Fiorello: nella solidarietà ognuno si deve impegnare secondo la proprie possibilità, l’artista ha la musica».

 

 

 

2. DAL BANGLADESH AL LIVE AID QUANDO LA MUSICA È SOLIDARIETÀ

Ernesto Assante per “la Repubblica”

 

FIORELLO VIDEO MESSAGGIO SUGLI SPETTACOLI POST TERREMOTO FIORELLO VIDEO MESSAGGIO SUGLI SPETTACOLI POST TERREMOTO

Può una canzone cambiare il mondo? No, ma certamente aiuta. Aiuta a pensare alle cose alle quali abitualmente non pensiamo, aiuta a conoscere temi, argomenti, problemi con i quali abbiamo poca familiarità. E alle volte le canzoni possono aiutare a trovare un aiuto economico, un sostegno reale, non soltanto ideale. È accaduto tante volte in tanti anni.

 

La prima volta importante è stata esattamente 45 anni fa, nel 1971, quando il primo agosto George Harrison organizzò il leggendario concerto per il Bangladesh, per le popolazioni ridotte alla fame dal conflitto del paese con il Pakistan, dal ciclone Bohla e una serie di piogge torrenziali.

 

Sette milioni di rifugiati erano in condizioni di estrema difficoltà, soprattutto per la mancanza di cibo: Ravi Shankar, musicista indiano e amico di Harrison, stimolò l’interesse di George che in poche settimane organizzò due giorni di concerti al Madison Square Garden per raccogliere fondi. I concerti, con Ringo Starr, Eric Clapton, Bob Dylan, Leon Russell e molti altri, fruttarono 250mila dollari che vennero dati all’Unicef.

FABIO ROVAZZI 6FABIO ROVAZZI 6

 

Nonostante successivi problemi di gestione, i soldi raccolti soprattutto con la pubblicazione di un magnifico triplo album con le registrazioni del concerto ammontano, ad oggi, a molti milioni di dollari, dodici dei quali sono stati inviati in Bangladesh per i soccorsi e gli aiuti umanitari.

 

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Ma al di là della cifra, l’operazione ottenne due clamorosi risultati, quello di accendere le luci su una situazione disastrosa, di far conoscere al mondo intero, e a una intera generazione di giovani, un piccolo paese del mondo in cui si stava consumando una tragedia, e quello di dimostrare che lo spettacolo, la musica, e in questo caso il rock, potevano muovere montagne, in termini di comunicazione, aiuto e “awereness”, presa di coscienza.

 

Funziona ancora così, per tutte le manifestazioni, i concerti, i festival destinati a catturare l’attenzione del pubblico e indirizzarla verso la soluzione di un problema, o il tentativo di soluzione di un problema, o ancor più semplicemente a raccogliere fondi per provare a dare una mano.

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Una sola parola, insomma: solidarietà. È stato così per il Live Aid del 1985, leggendaria dimostrazione di potenza del rock e della mondovisione, fantastica operazione diretta da Bob Geldof per combattere la crisi alimentare etiope di quell’anno. È stato così per i concerti per la Cambogia, del 1979, per alleviare le pene del popolo distrutto dalla guerra.

 

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È stato così per mille altre occasioni, i “Secret Policeman’s ball” per Amnesty Internazional, The Wall a Berlino nel 1990, i commoventi e magnifici concerti che hanno coinvolto tutti i grandi della musica dopo l’11 Settembre, quello del 2008 per le vittime degli attentati a Mumbai, quello per aiutare le persone colpite dall’uragano Sandy. O Live Earth, No Nukes, o mille altri. E quelli italiani, tanti, sempre, ovunque, eventi piccoli e eventi grandi, in occasione di terremoti come quello dell’Aquila o come piccole altre manifestazioni per comprare un’ambulanza o aiutare una scuola.

 

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Concerti con centinaia di musicisti, famosissimi e ignoti, cantautori, divi pop, jazzisti, rockers, che mettono a disposizione la loro arte per dare una mano, per fare in modo che la gente partecipi, condivida, viva insieme gioie e dolori. Solidarietà, una parola che vive di pari passo con la musica, con lo stare insieme, con il cantare in coro. E importa poco, davvero, quale sia la motivazione che muove un’artista o un altro a partecipare, a mettersi a disposizione.

FEDEZ E JAXFEDEZ E JAX

 

L’importante è che lo faccia, che scuota l’attenzione di chi ascolta, che consenta di raccogliere fondi o porre l’attenzione su un problema. È una cosa ben fatta, è una cosa utile, sempre e comunque. Non farlo è peggio, il silenzio è peggio. Il silenzio accompagna la morte, non la vita.

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