1. E’ IL SIMBOLO DI UN’ITALIA MULTIRAZZIALE O UN PRODOTTO DEL VITTIMISMO ITALICO? 2. GRAMELLINI: “IERI A TORINO DALLA MINISTRA KYENGE, CON EQUILIBRIO ENCOMIABILE HA SCOLLEGATO I FISCHI A BALOTELLI DALLA QUESTIONE BEN PIÙ SERIA DEL RAZZISMO” 3. “LA BALOTELLAGGINE DI BALOTELLI NON GIUSTIFICA I BUU. MA NEANCHE I BUU GIUSTIFICANO BALOTELLI, NÉ POSSONO ESSERE UTILIZZATI DA QUEST’ULTIMO PER CONTINUARE A FARE I PROPRI COMODI INDOSSANDO I PANNI DELLA VITTIMA. LE VITTIME SONO I NERI SFRUTTATI, DISCRIMINATI E IRRISI. BALOTELLI PUÒ ESSERE IL SIMBOLO DI UN’ITALIA GIOVANE, APERTA E MULTIRAZZIALE, L’UNICA IN GRADO DI TIRARCI FUORI DAI GUAI. OPPURE PUÒ DIVENTARE L’ENNESIMO PRODOTTO DEL VITTIMISMO ITALICO: IL VERO SPORT NAZIONALE. A LUI, NON ALLE CURVE, LA SCELTA”

1- BALO E BUU
Massimo Gramellini per "La Stampa"

Vorrei la pelle nera per potermi concedere il lusso di ripetere le parole pronunciate ieri a Torino dalla ministra Kyenge, che con equilibrio encomiabile ha scollegato i fischi a Balotelli dalla questione ben più seria del razzismo. Persino un buonista politicamente corretto come me desidererebbe ogni tanto che il centravanti della Nazionale fosse biondo con gli occhi azzurri per poterlo mandare senza sensi di colpa a quel paese. (Anche se, e non bisogna mai dimenticarlo, a un biondo con gli occhi azzurri nessuno indirizzerebbe certi buu).

Capisco il trauma della sua infanzia e le ferite sottili dell'adolescenza, quando la famiglia adottiva gli organizzava feste con gli amichetti e lui spariva in camera sua a sfasciare giocattoli, traboccante di rabbia esibizionista nei confronti di un mondo che lo considerava diverso. Però la vita gli ha restituito tanto - in affetti umani, doti sportive e beni materiali - o comunque abbastanza per rendere necessario, e dignitoso, uno scatto di qualità che gli faccia smettere almeno in campo di assumere atteggiamenti da bamboccio indolente, strafottente e provocatorio.

Sia chiaro: la balotellaggine di Balotelli non giustifica i buu. Ma neanche i buu giustificano Balotelli, né possono essere utilizzati da quest'ultimo per continuare a fare i propri comodi indossando i panni della vittima. Le vittime sono i neri sfruttati, discriminati e irrisi. Balotelli può essere il simbolo di un'Italia giovane, aperta e multirazziale, l'unica in grado di tirarci fuori dai guai. Oppure può diventare l'ennesimo prodotto del vittimismo italico: il vero sport nazionale. A lui, non alle curve, la scelta.

2- IL BERSAGLIO: BALOTELLI NEL MIRINO DELLE CURVE D'ITALIA
Marco Ansaldo per "La Stampa"

Se i «buu» che piovono addosso a Mario Balotelli non rientrassero in un fenomeno estremamente serio, il razzismo, penseremmo di trovarci davanti a un contagio di stupidità da combattere non dandogli risonanza. Invece i casi si moltiplicano e non li si può liquidare con il silenzio. Balotelli è diventato un bersaglio facile di chi lo attacca per il colore della pelle o ha trovato nel colore della pelle il modo per ferirlo a colpo sicuro.

L'ultimo episodio è avvenuto domenica notte alla stazione fiorentina di Campo di Marte dove il Milan era arrivato in pullman da Siena per tornare a Milano in treno: una scelta normalissima in un Paese civile, assai imprevidente se la si fa in Italia. Ad attendere i rossoneri (e non ci voleva Einstein a prevederlo) c'erano una trentina di tifosi della Fiorentina, avvelenati per la mancata qualificazione in Champions League.

All'inizio gli ultrà viola si sono limitati agli insulti generici, poi hanno visto Balotelli e sono andati sullo specifico, sono partiti gli ululati di scherno ai quali l'attaccante ha provato a reagire, imitato da Robinho. Il fatto è che per fermare Robinho è bastato un poliziotto, per SuperMario invece ne sono serviti due o tre ed è scoppiato il tafferuglio, tanto che un tifoso è finito al pronto soccorso e ha poi denunciato i milanisti di averlo picchiato.

Ieri Balotelli è tornato a Firenze per i test con la Nazionale: non aveva voglia di parlare ma quanto gli sta succedendo lo ha scosso. In otto giorni l'attaccante ha subito la contestazione razzista dei tifosi della Roma a San Siro (e la curva romanista ieri è stata punita con un turno di chiusura - più 50 mila euro di multa al club, come all'Inter - dopo i nuovi cori di domenica sera), altri «buu» sono risuonati a Siena dopo il rigore del pareggio milanista, quindi l'aggressione verbale al Campo di Marte. È una «escalation» anche se il fenomeno parte da lontano.

Era il 2009 e Balotelli giocava nell'Inter quando cominciarono i cori e gli ultras della Juve gli dedicarono striscioni infamanti. Poi ci fu la gazzarra di Klagenfurt, per l'amichevole tra l'Italia e Romania nell'ottobre 2010, quando un gruppo di tifosi fece il saluto romano scandendo «Non esistono negri italiani».

Col tempo il fenomeno si è trasformato. Ai razzisti puri, in fondo pochi, si sono aggiunti quanti hanno capito che con i «buu» riescono a fargli saltare i nervi. A Siena, ad esempio, era evidente la voglia di ferirlo per il modo in cui Mario si era procurato il rigore: fino a quel momento, era il 38' della ripresa, non c'era stato un accenno di razzismo. È una stupidità meno ideologica ma più diffusa, una moda per imbecilli difficili da fermare.

«Mi sembra assurdo dire che Mario è attaccato perché si comporta male in campo e non perché è nero - sostiene Prandelli, in contrasto con quanto aveva affermato Zeman -. È come chi, al moltiplicarsi delle violenze sulle donne, afferma che molte se le vanno a cercare: ma dove si vuole arrivare? Questo è un problema di tutto il nostro calcio e se vogliamo essere credibili non dobbiamo tollerare più nulla perché si parte dai «buu» e non si sa dove si finisce. Se attaccheranno Mario al punto che lui se ne vorrà uscire dal campo, noi glielo impediremo andandolo ad abbracciare».

Già, perché Balotelli accarezza l'idea del gesto clamoroso. «Andarsene sarebbe una risposta - ha scritto su Twitter - però mi sembra inumana la regola per cui se lo facessi lascerei la mia squadra in dieci». Secondo il presidente degli arbitri, Nicchi, l'abbandonare il campo equivarrebbe all'espulsione. In soccorso di Balotelli però è intervenuto Collina, il designatore arbitrale dell'Uefa. «Non si dovrebbe arrivare a tanto per difendere la propria dignità ma se accadesse il giocatore non si deve considerare espulso. Evidentemente c'è stato un malinteso nell'interpretazione». O sarebbe meglio scrivere una regola precisa per una fattispecie che purtroppo si fa strada.

3- IL MINISTRO KYENGE: "MA NON TUTTI I CORI SI SPIEGANO CON IL COLORE DELLA PELLE"
Emanuela Minucci per "La Stampa"

«I cori razzisti verso Balotelli? È un tema che va sicuramente affrontato, ma credo che si debba anche contestualizzare la cosa: nel senso che bisogna anche vedere in quale momento e dopo quale fatto sono stati intonati questi cori».

Ha commentato così, in prima battuta, il ministro dell'Integrazione, Cécile Kyenge, quanto accaduto la scorsa notte a Firenze (e non solo) contro i calciatori del Milan, in particolare Mario Balotelli. Interpellata a margine della visita al Salone del Libro, cui ha dedicato ieri una lunghissima visita, il ministro ha osservato: «Bisogna anche ricondurre tutto ai risultati delle partite e credo che a volte si debba essere molto lucidi per capire quando si parla di razzismo in un ambito sportivo, di una sconfitta o di altri tipi di motivazioni che spingono le persone a reagire in modo esasperato e violento. E poi bisogna considerare che quanto avvenuto in campo può aver ulteriormente acceso gli animi».

Insomma, il razzismo è sempre un fatto deprecabile, ma il neo-ministro all'Integrazione («Ma voglio anche essere ministro all'«interazione») ha spiegato che lo sport è in qualche modo un detonatore che alza l'asticella delle intolleranze. A suo parere altra cosa, quella sì pronunciata al netto di qualsiasi situazione che possa in qualche modo accendere gli animi, sono stati gli insulti rivolti da Beppe Grillo alla sua collega Josefa Idem («Portare una canoista al governo, un po' tedesca, è da scemi più che di sinistra»): «Sono frasi da condannare del tutto, ho subito dato la mia solidarietà a Josefa: c'è un lavoro ancora purtroppo lungo da fare per abbattere la facilità con cui vengono inflitte certe violenze verbali».

E sempre in tema di integrazione la neo-ministra ha parlato anche dello «ius soli»: «Si tratta di una priorità che non è appannaggio esclusivo della società civile - ha puntualizzato -: lo ius soli è un tema che va affrontato attraverso un clima di confronto e di dialogo, coinvolgendo anche le istituzioni». E ha concluso: «Per quanto riguarda il mio ministero vogliamo cominciare anche dalle buone pratiche che sono quelle della semplificazione».

 

 

MASSIMO GRAMELLINIcecile kyenge giura da ministro BALOTELLI KYENGE TWEET BALOTELLI SU CORI RAZZISTITIFOSI DELLA FIORENTINA INSULTANO BALOTELLI E I GIOCATORI DEL MILANbalotelli e boateng balotelli zittisce la curva balotelli zittisce i tifosi mario balotelli BALOTELLI milan resize BALOTELLI milan resize Tifosi interisti con la banana per Balotellibalotelli derby

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