fabio fazio

PER LAGNARSI DEL TAGLIO AL SUO CACHET (1,8 MILIONI DI EURO ALL’ANNO), IL CONDUTTORE ATTACCA LA POLITICA E LE INGERENZE DEI PARTITI IN RAI E BECCA IL CAZZIATONE BIPARTISAN - BELPIETRO: “AL GRIDO DI ‘TOCCATECI TUTTO, MA NON I SOLDI’ È PARTITA LA RIVOLTA DI FAZIO CHE, DOPO AVER LAVORATO IN RAI PER 30 ANNI, HA SCOPERTO ORA CHE LA POLITICA SI INTROMETTE IN RAI"

 

1 - ANZALDI: VA FERMATA LA CASTA DEI CONDUTTORI

Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”

 

 

fabio fazio luciana littizzettofabio fazio luciana littizzetto

La politica rispedisce al mittente (cioè a Fabio Fazio, che ieri ne ha parlato in un' intervista a Repubblica) l' accusa di aver esercitato una inaudita ingerenza nelle cose della Rai. Il conduttore di Che tempo che fa ha contestato i partiti che danno i voti ai tg, che chiedono le dimissioni dell' ad Campo Dall' Orto e che hanno imposto un tetto ai compensi di manager e artisti, invadendo un territorio regolato dal «diritto privato».

 

I politici non ci stanno. A Repubblica. it, il deputato Michele Anzaldi (Pd) replica che «non è intrusione costringere gli italiani a pagare il canone tv come non è un' ingerenza imporre un limite alle retribuzioni » delle star.

 

ANZALDIANZALDI

Il segretario del Psi, Riccardo Nencini, aggiunge: «In tempi di emergenza stringere la cinghia non fa male a nessuno». Nello stesso tempo, Nencini comprende le ragioni di Fazio: «Se le qualità di un artista sono tali da raccogliere pubblicità, calmierare per contratto è una pratica da valutare con attenzione». Dai 5Stelle, nessuna comprensione per il conduttore. Ecco Roberto Fico, presidente della Commissione che vigila sulla Rai (via Twitter): «Il cachet di Fazio è un ottimo motivo per i tetti di stipendio #faziofatteneunaragione».

fabio fazio fabio fazio

 

Il senatore Airola (anche lui grillino) pone la questione dei produttori privati che lavorano per Viale Mazzini: «Fazio parla di un rapporto di fiducia tra Rai e gli uomini e le donne che ci lavorano, e che si sarebbe rotto. Ma di quale rapporto di fiducia parla? Lui, come tanti altri, realizza il suo programma con una società di produzione esterna».

 

Loredana De Pretis, capogruppo di Sinistra Italiana al Senato, se la prende con il governo che potrebbe dare via libera a compensi liberi per le star della Rai. Considera «scandaloso se Palazzo Chigi cedesse a questi ricatti ». Invece Renato Brunetta (Forza Italia) invita Fazio ad andarsene (ma il presentatore è già in uscita, visto che diventerà produttore indipendente): «Se vogliono il mercato, che vadano sul mercato. La Rai è una struttura pubblica che riscuote il canone e che ha anche della pubblicità. Per questa ragione il Parlamento ha il diritto-dovere di regolarne le remunerazioni».

Riccardo NenciniRiccardo Nencini

 

Dal Consiglio della tv di Stato, Franco Siddi avverte che il tetto dei 240 mila euro lordi annui potrà anche sparire in futuro, ma non cadrà il tema della moderazione salariale cui anche gli artisti del piccolo schermo dovranno rassegnarsi. Su un punto sono d' accordo invece i consiglieri Guelfo Guelfi (di area maggioranza) e il collega Arturo Diaconale (di centrodestra): il semplice parere dell' Avvocatura, che contesta l' applicazione del tetto agli showman, non basta. A loro dire, il governo dovrà fare un atto specifico per sdoganare i liberi compensi. Infine Paolo Messa: «Mi pare sproporzionato il tempo che il Consiglio dedica agli stipendi degli artisti quando manca ancora un piano dell' informazione. Nell' era delle fake news, delle notizie false e interessate, noi siamo ancora fermi e distratti da altro».

fabio fazio  mike bongiornofabio fazio mike bongiorno

 

3 - LO TOCCANO SUI SOLDI: FAZIO SCOPRE CHE POLITICA CHE FA IN RAI

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

Un grido di dolore è stato lanciato ieri dalle colonne di Repubblica. Con un eloquente richiamo in prima pagina, dal titolo «Intrusione senza precedenti, la Rai non è proprietà della politica», ieri Fabio Fazio accusava alcuni onorevoli di aver colpito al cuore la tv di Stato. In pratica, per il conduttore di Che tempo che fa, l' azienda, che svolge un servizio pubblico per cui gli italiani sono chiamati ogni anno a pagare il canone, sarebbe stata vittima di un «vulnus forse insuperabile».

 

FRANCO SIDDI FRANCO SIDDI

E che mai sarà successo, ci siamo chiesti saltando sulla sedia, per spingere il tenero Fabio, uomo vellutato come le sue trasmissioni, a simili dirompenti dichiarazioni? La risposta è semplice: più che il cuore della televisione pubblica è stato colpito il portafoglio privato dell' intrepido uomo di spettacolo.

E questo è veramente insopportabile. Passino gli sprechi e gli scandali e perfino le mazzette che sotto il naso di viale Mazzini venivano assegnate, come il nostro Carlo Piano ha raccontato, ma giù le mani dal compenso del conduttore unico.

fabio fazio nello spot tim  5fabio fazio nello spot tim 5

 

Eh già, perché distratti dalle loro trasmissioni, i signori della Rai non si sono accorti che la normativa fatta ad hoc per incassare il canone ha di fatto assoggettato gli stipendi della società a quelli della pubblica amministrazione e dunque ha posto un tetto che non può superare i quattrini annualmente incassati dal presidente della Repubblica, ovvero 240.000 euro lordi. La misura contieni stipendi, per la verità, era già stata introdotta da Luigi Gubitosi, il direttore generale della Rai imposto da Mario Monti, ma fino a ieri tutti se n' erano infischiati.

 

fabio fazio chetempochefa005 lapfabio fazio chetempochefa005 lap

Nel frattempo la regola ha fatto il suo corso e ora risulta difficilmente aggirabile, pena sanzioni da parte di Bruxelles. Perché se l'azienda è privata può fare ciò che vuole, anche strapagare le star, ma se è pubblica e riceve quattrini dallo Stato deve adeguarsi alle norme che valgono per il resto dell'amministrazione statale.

 

Come detto, nessuno ci aveva riflettuto prima, ma ora che la frittata è fatta bisogna rispettare la legge. E i signori conduttori, dunque, sono stati avvisati che dovranno assoggettarsi a un taglio di stipendio. Apriti cielo: al grido di «toccateci tutto, ma non i soldi» è partita la rivolta, di cui Fabiolo prima si è fatto interprete con un tweet e poi con l' accorato grido di dolore lanciato dalle pagine della Repubblica. Un' intervista che è d' antologia. Già, perché dopo aver lavorato in viale Mazzini per oltre tre decenni, Fazio ha scoperto nei giorni scorsi che la politica si intromette nelle scelte della tv di Stato.

 

fabio fazio1fabio fazio1

«Uno chiede le dimissioni dell' amministratore delegato, un altro dà i voti ai telegiornali». Cose mai viste. Ma come si permettono questi parlamentari? «Per la prima volta», ha spiegato l' amareggiatissimo conduttore, «si è rotto un patto di fiducia tra viale Mazzini e gli uomini e le donne che ci lavorano». E da che cosa è data questa rottura? Ovvio: «Dalla storia del tetto agli stipendi: così si mortifica chi rappresenta un patrimonio».

 

Per la verità al massimo si sono mortificate un centinaio di persone che godono di compensi stellari pagati dai contribuenti, mentre tutti gli altri lavoratori della Rai percepiscono buste paga nella norma, ma questo si può definire un dettaglio. Invece, a non essere una minuzia, è la presenza della politica a viale Mazzini, la quale non risulta esservi entrata con la norma sugli stipendi, ma essere coeva alla fondazione della stessa Rai.

 

fabio fazio maria de filippifabio fazio maria de filippi

Il conduttore di Che ovvio che fa bazzica gli studi della televisione pubblica da 34 anni: possibile che non si sia mai accorto che a dettar legge, più che i telespettatori, sono le segreterie dei partiti? E dire che in questi anni Fazio non è vissuto sotto una campana di vetro. Anzi. Nel 1996, alla vigilia delle elezioni che decretarono la vittoria di Romano Prodi, presentò i candidati Patrizia Toia e Nando Dalla Chiesa durante l' evento Quelli che l'Ulivo (con un richiamo evidente a Quelli che il calcio).

 

Nel 2001, invece, optò per Massimo D' Alema, chiudendo insieme con lui, sul palco di Gallipoli, la campagna elettorale. Per non farsi mancare nulla, però, nel curriculum ci ha messo anche un endorsement per Uolter Veltroni. Poi, una volta arrivato Matteo Renzi, non ha rinunciato a qualche intervista in prima serata con il Rottamatore. Sul sito della Rai ne abbiamo contate otto, l' ultima il 26 febbraio scorso, ma potrebbe essercene sfuggita qualcuna.

FABIO FAZIO E MICHELE SERRAFABIO FAZIO E MICHELE SERRA

 

Di sicuro non ci sfugge il ricordo della sua fugace apparizione a La7 quando, dopo aver lasciato in polemica la Rai, fu ingaggiato a suon di miliardi. L' esperienza finì con il numero zero di una puntata mai andata in onda: Fabio se ne andò con la coda tra le gambe e una buonuscita di 28 miliardi dell' epoca. Si consolò presto tornando in Rai con Che tempo che fa, trasmissione per cui riceve 2 milioni l' anno. Ma adesso, con questa storia del tetto agli stipendi, è di nuovo inconsolabile. Aiutiamolo.

 

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…