1. LA BOLDRINI SI LAMENTA, MENTANA LASCIA TWITTER E D’IMPROVVISO CI SI ACCORGE CHE ESISTE INTERNET, E CHE SE TI DAI IN PASTO ALL’OPINIONE PUBBLICA, NON TUTTI TI AMANO 2. MA CI SONO ANCHE FIORELLO, PAOLA FERRARI CHE FA CAUSA A TWITTER PERCHÉ SI SCHERZA SULLE LUCI CHE LA BOMBARDANO, BATTISTA ANTI-GRILLO BERSAGLIATO DAI GRILLINI 3. PIGI: “UN RING DOVE LE REGOLE NON VALGONO E LA VIOLENZA TRACIMA SENZA RITEGNO” 4. NESSUNO VIETA AL “FAMOSO” DI BEARSI DEL SENSO DI ONNIPOTENZA NEI CONFRONTI DEL VOLGO E DISTRIBUIRE SUI SOCIAL NETWORK I PROPRI IMPAGABILI FRUTTI DELL’INGEGNO 5. FAZIO SCRIVE: “TUTTI A DIRE CHE IL PD NON C'È PIÙ. FORSE LA DOMANDA È: C'È MAI STATO?” 6. MA POI NON SI DEVE LAMENTARE SE I MITICI DI “SIAMO LA GENTE” GLI SCRIVONO: “A RACCOJE LE BAVE CHE PERDEVI IN TRASMISSIONE DIREMO VIVO E VEGETO E RAMPANTE”

1. LO SDEGNO DEI VIP MALTRATTATI SU TWITTER - CHI È GIÀ FAMOSO E SI CONTAMINA CON GLI IGNOTI METTA IN CONTO DI NON POTER ESSERE SEMPRE APPREZZATO
Gianluca Nicoletti per www.lastampa.it

In Italia ci si accorge che esiste la rete quando personaggi chiave dell'universo old mediatico battono i piedi e dicono: "basta non gioco più!".

Eppure sono quasi vent' anni che nel nostro paese c'è gente comune e sconosciuta ai più che si cerca, s' incontra, s'accapiglia e s' innamora senza vedersi in faccia, ma digitando su dei tasti. A nessuno è però mai venuto in mente di stracciarsi pubblicamente le vesti e improvvisarsi nell' odioso ruolo del bambino ricco, quello che se ne va dal campetto portandosi via il pallone, solo perché gli altri lazzaroni di strada non lo fanno giocare nel ruolo che lui vorrebbe.

Possibile che adesso si ponga il problema d'ipercontrollo sui social network, s'impegni un plotone di cyber poliziotti, si compiano azioni lampo per colpire i colpevoli, ma solo perché qualche sfaccendato ha tempo da perdere a far girare fotomontaggi che alludono a improbabili tintarelle naturistiche della terza carica della Repubblica?

Sono tre giorni che il dibattito su Twitter si fa bollente, ma solo perché uno stranotissimo giornalista televisivo (Mentana, ndr) si è improvvisamente accorto che il giochino più gratificante per il cyber sfigato è di tartassare senza tregua chi, a differenza di lui, ha il privilegio dell' autorevolezza indiscussa, ma solo perché già televisivamente accreditato.

Questa mattina un altro iperpresente polimediatico comico presentatore (Fiorello, ndr) raccomanda allo stesso giornalista di non prendersela, perché anche a lui un anno fa è capitato di essere azzannato dal trollismo vindice dei senza nome e senza gloria.

Sempre un anno fa una bellissima e notissima giornalista sportiva aveva dichiarato addirittura di voler far causa al signor Twitter, solo perché dei crudeli e rosiconi followers avevano ironizzato su una provvidenziale luce celestiale, che in studio la preserverebbe dalle ingiurie del tempo. E che sarà mai!

Mi rivolgo qui a tutti gli uomini e donne della politica, dello spettacolo, alle firme illustri del giornalismo...Insomma, ma non basta avere già nel mondo concreto tutta l'attenzione, la credibilità, il giusto riconoscimento per le proprie indubitabili virtù professionali, umane, acume predittivo e sagacia opinionistica.

Lasciate che possa esistere almeno un lembo di realtà dove anche il cafone, il represso, il vigliaccone e il pavido abbiano mesto diritto a esistere con il proprio, seppur insignificante parere.

Oggi si fanno battaglie per la difesa dei topolini da laboratorio, delle lucertole, forse persino delle piattole e dei pidocchi, ma non hanno anche i troll diritto ad essere protetti?

Nessuno vieta al personaggio di fama di bearsi di quell' impareggiabile senso di onnipotenza che si prova nell' immergersi nell' insipienza dello sciocco volgo che affolla i socialnetworks e distribuire come perle i propri impagabili frutti dell' ingegno, fosse anche un: "buonanotte a tutti, sono veramente stanco, oggi al giornale è stata una faticaccia, ho dovuto fare un' intervista al Presidente degli Stati Uniti...". Oppure: "Ho un mal di testa che non vi dico, fare shopping mi distrugge!" O, peggio che mai: "una giornata bollente in Parlamento, finalmente un meritato caffè alla bouvette".

Fatelo pure se vi piace, ma non abbattetevi troppo se poi qualcuno, come dicono a Roma, si fa un po' "rodere il c..lo" perché non ha altro che Twitter per far sentire la sua, pur insignificante, voce.


2. SE TWITTER DIVENTA LA PIAZZA DELL'OLTRAGGIO - È CACCIA ALL'ISOLA DEI FAMOSI
Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"

Spesso coperto dall'anonimato, la sigla che richiama qualcosa di battagliero o qualcosa di grevemente scurrile, l'insultatore professionale, il violento seriale che certo non sa che farsene delle generose esortazioni del presidente Napolitano a moderare le parole per non infiammare una platea vulnerabile ai richiami della guerra civile, ha trovato in Twitter il suo paradiso dell'oltraggio purificatore.

Prendi uno «famoso», fallo a fette, irrompi nella sua vita, offendi quanto ha di più caro, demoliscine l'immagine, deridi il suo aspetto, picchia duro nelle sue debolezze, offendilo a morte. E sarai un campione della vendetta via Web. Si può fare, si può fare tutto, nei social network, e su Twitter in particolare. Si possono fare molte cose belle.

Tipo: scambiarsi battute amichevoli, informare, scherzare, suggerire letture, film, canzoni, musiche, commentare insieme eventi sportivi, di intrattenimento, di approfondimento, cimentarsi nei calembour, rimorchiare, sentirsi meno soli, entrare in contatto con mondi sconosciuti, levarsi dalla testa la provincia e l'asfissia del piccolo gruppo, promuovere se stessi, pubblicizzare cose che vale la pena far conoscere, esibirsi, stupire, giocare, litigare.

Se però il tuo volto è apparso qualche volta in tv, se il tuo profilo è seguito, se c'è curiosità attorno a quello che dici e sintetizzi nella densa concisione dei 140 caratteri, allora devi essere psicologicamente pronto alla deriva del linciaggio verbale, della violenza allo stato puro, anche se il sangue (per fortuna, eh) scorre solo verbalmente. Devi sapere che nulla ti verrà risparmiato.

La presidente Laura Boldrini ha denunciato l'atmosfera intossicata, violenta, turpemente sessista che l'ha colpita nel sottosuolo mefitico di Twitter. L'orrore del disprezzo violento per le donne, possibilmente di fede politica opposta a chi insulta selvaggiamente, non è una novità. La quantità di offese vomitevoli a politiche come Mara Carfagna non è storia di oggi. L'odiatore delle donne blatera, fantastica le sevizie più turpi, stupra con il linguaggio il bersaglio del suo berciare: anche questo è l'incantato mondo del social network. Enrico Mentana ha raggiunto il livello di insopportazione e ha deciso di farla finita con i «ceffi» che hanno invaso quel grande «bar» che è Twitter.

Ma forse quel bar è da sempre il ricettacolo di sentimenti non proprio limpidi. Si può disertare o abbandonare. Ma se la decisione è di restarci, allora bisognerà accettare una dose di odio che nemmeno si credeva fosse tanto ribollente. Se ci si chiama Giuliano Ferrara, ogni abominio sulla grassezza non verrà risparmiato e tutte le espressioni che possano rendere più odioso, duro, mascalzonesco l'uso del termine base «ciccione» saranno sventagliate come una scarica simbolica di mitra per fustigare e umiliare la mole del Nemico: altro che la moderazione saggiamente raccomandata dal capo dello Stato.

Se ci si chiama Anna Paola Concia e si mette sul profilo la foto scattata insieme alla moglie tedesca, la criminologa Ricarda, la raffica di insulti associati al termine «lesbica» appesantito di tutti i cattivi umori della paranoia omofobica striderà pesantemente nel dorato mondo del social network.

Poi arriva lo staff di Renato Brunetta a mimare le movenze della persona decisa a far rispettare la propria autorità: «si comunica che qualsiasi commento ingiurioso, minaccioso o atto a istigare la violenza verrà segnalato alle autorità giudiziarie competenti». Anzi, «qualsiasi» è scritto «qls», altrimenti l'editto non rientrava nei 140 caratteri.

Ma tutti sanno che le autorità giudiziarie competenti non potranno fare nulla di nulla per arginare gli agguati del fetentissimo sottomondo dei trolls e che il profilo di Brunetta verrà sommerso di commenti ingiuriosi e minacciosi e anche, si accettano scommesse, con maleodoranti volgarità sulla statura del suo titolare (come fanno i satiri «canonizzati», del resto).

E insomma, se si decide di entrare in quel bar, bisognerà anche saper convivere con la folla di «ceffi» che hanno molestato Mentana e che sembrano molestatori professionali. Il terrorismo, la violenza politica, c'entrano poco, o quasi per niente. C'entra che con Twitter quel mondo rinchiuso nell'impotenza periferica e vaniloquente dei bar reali può finalmente realizzare il sogno frustrato da una vita: entrare in contatto, sia pur immateriale, con il personaggio da massacrare, offendere, annichilire, oltraggiare.

Il classico bullo da bar che grida agli avventori: «Io quelli li farei fuori uno per uno», ora può, con le parole, con la violenza verbale, in 140 caratteri, realizzare quella losca fantasia. I «ceffi» possono finalmente cantargliela a quelli della «casta», ai politici ladri, ai giornalisti invariabilmente bollati come «venduti», «lecchini», «servi del potere», «pennivendoli», «mercenari», ricalcando alla lettera gli epiteti che risuonano nei blog grillini.

Non è che prima non ci fossero: ma erano invisibili, ora sono visibilissimi, anche se molti nascosti nell'anonimato, perché la vigliaccheria è uno stato d'animo che prescinde dal mezzo in cui ci si esprime. Come negli anni Ottanta, quando la diretta senza filtri di Radio Radicale si trasformò in «radio parolaccia», un esplodere di odi immondi, di razzismo, di intolleranza, di violenza che si ritroverà un po' di lustri più tardi nell'antro di Twitter, il luogo della massima trasparenza e della massima tossicità.

Grande platea di incontri e di scambi e anche arena di rancori inestinguibili, un ring dove le regole non valgono più e la violenza tracima senza ritegno. Il bello e il brutto, inestricabilmente mescolati. Non è obbligatorio starci, ma se sì, è il social network, bellezza.


3. TUTTO IL MONDO È UN CINGUETTIO MOLESTO
Da "Il Fatto Quotidiano"

Twitter ha rivoluzionato i social network proprio perché - diversamente da Facebook - offre agli utenti la possibilità di interagire direttamente con i propri idoli. Barack Obama ha basato le sue campagne elettorali sui social network. Ha 31 milioni di "follower". Chiunque voglia scrivergli può farlo, rispondendo ai suoi numerosi tweet giornalieri.

Se si va a guardare uno degli ultimi sulla riforma delle politiche di immigrazione del suo governo, (vedi immagine) "Stronger, vibrant, prosperous. #ImmigrationReform", la prima risposta che si registra suona così: "@BarackObama Pay for my abortion nigger". Poche parole a sfondo razzista che racchiudono tutta l'inspiegabile violenza che circola in rete, e garantita dai social network.

Chiunque ha il diritto di aprirsi un account con un nickname, senza svelare la propria identità. Le informazioni sensibili vengono registrate al momento dell'iscrizione e rimangono appunto anonime. Va ricordato poi che l'anonimato in rete è protetto dalle Nazioni Unite che in un suo recente rapporto dichiara: ciascuno Stato dovrebbe consentire ai propri cittadini di esprimersi online, protetti dall'anonimato.

In Italia la moda di Twitter è esplosa nell'ultimo anno e ormai se non hai un profilo attivo, non sei nessuno. Molti "vip" italiani si sono avventurati, ciascuno con le proprie peculiarità, e anche qui, non mancano gli esempi: Fabio Fazio scrive: "Tutti a dire che il pd non c'è più. Forse la domanda giusta è: c'è mai stato?"

Tra le risposte arriva quella di @SiamolaGente, a dir poco folcloristica orrori di grammatica compresi: "A raccoje le bave che perdevi in trasmissione diremo vivo e vegeto e ranpante". Giorgia Meloni invece lancia un tweet sulla scomparsa di Missoni: "Con Ottavio #Missoni scompare un grande italiano. Esule dalmata innamorato della sua terra natia, è stato per l'Italia un vanto e un esempio". Risposta di @sistemato5: "@GiorgiaMeloni a differenza tua che non sei un esempio per l'Italia... venduta a Berlusconi ... vergogna".

C'è chi pensa che il nocciolo della questione stia nel grado di narcisismo del vip in questione. C'è chi ce la fa a gestire la propria immagine davanti a questo enorme specchio e chi no. Eppure Twitter in questi anni è diventato la più grande agenzia di stampa del mondo, accessibile a tutti, gratuitamente. Il risultato è che non conosceremo più le opinioni di un grande giornalista. Nel frattempo è in atto, timidamente, un grande ritorno: Fiorello. Si chiama @Fiorello_Off. Seguitelo.

 

 

ENRICO MENTANA SALUTA SU TWITTER.pngSCAZZO SALLUSTI MENTANA SU TWITTER TWEET DI ENRICO MENTANA CONTRO RENATO FARINAPierluigi Battista LAURA BOLDRINIGianluca NicolettiRosario Fiorello - Copyright Pizzifabio fazio chetempochefa002 lapCARTA IGIENICA TWITTERlogo twitter Obama barak BARACK OBAMA A BOCCA APERTA twitter twitter behind bars TWITTER PIRATA

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