aldo busi come la medusa - opera di giovanna caruso

BUSI, UNA PRESA PER IL CULO DEL PARADISO/INFERNO – “QUELLO IN CUI VIVO, A PARTE QUELLO ALTRUI CHE SUBISCO, NON È UN INFERNO, SI CHIAMA VITA, E DEL PARADISO NON SAPREI CHE FARMENE, È UN’IDEA CHE LASCIO AI MELLIFLUI E AI CIARLATANI”

Aldo Busi per “il Fatto Quotidiano”

   

ALDO BUSI COME LA MEDUSA - OPERA DI GIOVANNA CARUSOALDO BUSI COME LA MEDUSA - OPERA DI GIOVANNA CARUSO

Tutto è così dantesco, ma tutto così poco Doré: come ti muovi, ne pesti un girone. E per Virgilio hanno: le slot, la cocaina, gli antidepressivi, l’alcolismo, il bullismo, la fede religiosa, il razzismo, il calcio, la televisione, l’amicizia via web, lo stupro di gruppo perché chi-non-salta-in-compagnia, la bibliofilia più inconsulta quale pezza alla più crassa ignoranza, la licenza di porto d’arma per difesa personale, le bambine e i bambini prostituti ai quali nessuno avrebbe dato meno di diciotto anni compiuti come del resto al loro pappone, la perversione immediata senza perdere tempo con la versione almeno come sopralluogo sessuale, apprendistato del tran tran, tirocinio del cazzo, un minimo sindacale alla missionaria, dico, no invece, subito via col bondage, il gatto a nove code e il cinturone col setup fallico per lei - il che è come sorvolare sullo sputo in faccia, per quanto ottocentesco come il guanto per schiaffeggiare disfidando il rivale, e passare direttamente all’acido muriatico -, poi è ovvio che per mentore sovrumano ovvero daimon bestiale questi qua hanno l’evasione erariale, le leggi ad personam, la libidine di avere sotto schiavi alla fame anziché lavoratori pasciuti il giusto, il business dei rifiuti tossici intrufolati qui e là, l’aggiotaggio, l’insider trading, il falso in bilancio, il voto di scambio, l’impunità parlamentare perché noblesse oblige, la decorrenza dei termini di legge e la prescrizione concordate lemme lemme grazie a dei santi in paradiso, quindi qui, e infine - infine? - il paradiso fiscale circondato da un bel mare blu o da verdi, iridescenti vallate, l’unico a tutt’oggi riportato e documentato, si fa per dire, dall’aldilà dove si brinda all’al di qua dove si langue a causa di quel brindisi sanguinaria-mente edenico.

ALDO BUSI LIBRO Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culoALDO BUSI LIBRO Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo

   

Per me il paradiso è un’idea che ci si fa nell’inferno e, poiché sarebbe impossibile farsi un’idea qualsiasi in un inferno, è una cosa che non c’è ingenerata in una cosa di cui ci si fa un’idea erronea.

   

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Quello in cui vivo, a parte quello altrui che subisco, non è un inferno, si chiama vita, e del paradiso non saprei che farmene, è un’idea che lascio ai melliflui e ai ciarlatani. Tuttavia, l’inferno che subisco non è poi ’sto granché, c’è ben di peggio. Non sono ancora scampato a una guerra, non sono ancora stato internato in un lager, nessuno ancora mi ha torturato, non ho dovuto uccidere ancora nessuno per salvare la mia di pelle, non ho visto figli e moglie precipitare nel baratro di una bomba o di un missile, non sono arrivato qui su un barcone scannando chi voleva scannare me per agguantare un unico salvagente e buttarmi a mare, non mi sono ancora svegliato da un sonno agitato da incubi per imbattermi in quell’altro incubo ben più ricorrente con quelle faccine smunte che mi stanno davanti sgranando gli occhi pieni di niente e di fame, e non sono nato nemmeno con la vagina, l’organo a tutt’oggi più sfigato, ho fatto qualche salto di pasto in gioventù ma in cambio che tempra, che riflessi da puma, che linea, che fisicaccio e che allenamento alla gratitudine anche per lo spicchio d’aglio strusciato su una bruschetta di fortuna! La storia del mio tempo e della mia nazione e delle nazioni circostanti e della mia buona sorte personale è stata finora più che clemente con me, come potrei osare parlare di inferno con tutto quello che non mi è toccato vivere, che a me è stato risparmiato senza alcun merito né politico né civile né individuale e ad altri milioni di conviventi no?

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   Ieri 1° marzo 2015 era domenica e siccome hanno taciuto anche i call center che ti chiedono se vuoi cambiare qualche contratto energetico e non sono uscito neppure per fare la spesa e mi sono dimenticato il telefono spento dal giorno prima… non sarebbe servito comunque a niente tenerlo acceso: alle 20, quando l’ho ripescato per spegnerlo e mettermi a letto, trovandolo spento, l’ho acceso e sul display non c’era traccia di chiamate… non ho scambiato una sola parola con nessuno, nemmeno scritta. No, una frase l’ho scritta in risposta a una mail di tipo burocratico, mail che di solito pertiene più ai giorni feriali che festivi, suonava più o meno, “Bene, domani spedisco per posta il contratto firmato”, un contratto di massima, che riguarda cose eventuali in futuro, niente di concreto.

   

FOTORITRATTO DI ALDO BUSIFOTORITRATTO DI ALDO BUSI

Dunque, ieri, trovando vuoto il display delle chiamate, mi è capitato di fare mente locale alle parole parlate e mi sono reso conto che non ce n’era stata una sola, ma durante il giorno non mi è mai capitato un solo istante di accorgermene, quindi significa che per me è normale e chissà quanti altri giorni mi è capitato senza mai rendermene conto.

   

DA OGGI ALDO BUSI DA OGGI ALDO BUSI

Ora, non ho avuto un solo attimo di stupore in un verso o nell’altro, non ho affatto desiderato che non fosse così o rimpianto che così fosse, ne ho preso atto, come delle imposte dell’ultima finestra da chiudere prima di spegnere la luce e dell’allarme da inserire, azioni abituali che si fanno meccanicamente. Io, poi, nemmeno do un’occhiata fuori per vedere se piove o no, accetto così fino in fondo ciò che non dipende da me che mi sembra di averlo evocato, sono sempre aderente per fatalismo simpatico a quel che fa e a quel che è, per contro non condivido affatto quel sentimento tanto comune che da soli il tempo non passa mai e che, anzi, il tempo è un’invenzione dell’essere umano solitario.

 

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Se uno ha scelto di essere intelligente, se è un solitario senza costrizione, il tempo gli passa anche senza essere scandito da parole parlate e scambiate. L’unica cosa che mi dispiace… ma mica ci penso, il che già sarebbe un sentimento, devo fare mente locale per pensarci… è che ho un romanzo in uscita e che se fosse in entrata, cioè se ancora fosse da scrivere, sarebbe la stessa cosa.

 

DA OGGI ALDO BUSI DA OGGI ALDO BUSI

Mi illudevo che per un po’ mi facesse qualche coccola, invece, come l’ho spedito all’editore, m’è uscito di mente; tutto quello che ricordo, lo ricordo con raccapriccio: era tale l’astio e tale l’orrore per aver ripreso a scrivere qualcosa che man mano che lo scrivevo ne scorporavo interi brani e li spedivo ai giornali sotto forma di articoli, pubblicati a titolo gratuito, per boicottarlo e dissuadermi dal continuare a scriverlo e a scrivere, per piantarla lì con questa assurda vanità ormai fuori dalla storia chiamata letteratura.

 

Che cosa mi cambia un romanzo in più o in meno? A me niente, e agli altri ancora meno. Be’, quanto a senso di inutilità e impotenza… nel mio caso però senza l’aggravante della disperazione… c’è ben di peggio in giro, m’è andata bene, rinnegare se stessi non è mai così estremo come essere rinnegati dagli altri… respinti ai margini, ai cancelli e contro i cancelli, respinti in mare, rinnegati e annegati due volte.

 

DA OGGI ALDO BUSI DA OGGI ALDO BUSI DA OGGI ALDO BUSI DA OGGI ALDO BUSI

Sicché, dove chiunque altro dai nervi allentati sentirebbe di stare in un inferno sordomuto solo perché è il suo di 1° marzo del 2015, io no. Non arrivo a dire che sto in paradiso, ma capisco che non è neppure un inferno, è la mia vita, uno smorto limbo dagli indiscussi e casuali privilegi della lotteria geografica, e c’è un solo inferno che mi spaventa: il dolore degli altri, la fame, la disoccupazione, la guerra, la miseria materiale o morale degli altri miei contemporanei in altri paesi e attorno a me.

 

   Paradisiaca è solo l’ingratitudine, l’incoscienza da allenamento all’insensibilità che comporta.

   Quando la stupidità da cinismo si fa estatica tocca il cosiddetto settimo cielo ovvero il paradiso e la vita sigilla in blocco il proprio fallimento: se non è l’inferno questo! E ben gli sta.

ALDO BUSI ALL AUDITORIUM DI ROMA ALDO BUSI ALL AUDITORIUM DI ROMA

 

   E poi non vorrei mai e poi mai per me un paradiso in cui fosse bandito e respinto al confine un dolore che non mi riguarda solo perché non essendo toccato a me non mi deve nemmeno lambire e dove si parlasse con parole a vanvera solo del dolore meno importante, il proprio. Sono da solo, scambio sempre meno parole, l’amor proprio magari è ai calcagni ma non ho astio o rancore, anzi, e compartecipo.

 

Aldo Busi Aldo Busi

Vorrei solo provare più rabbia luciferina verso questa classe politica, questi poliziotti, questi prefetti, questi assessori, questi vigili, questi esattori delle tasse, questi industriali, questi sindaci, questi giudici, questi banchieri, questi sindacati, questi preti con la tonaca e no, questi analfabeti al potere, questi mafiosi dai fini superiori, ma gli italiani sono merdacce secche irreversibili votate all’istinto di rapina, alla diseducazione di ogni senso civico e allo spirito di rapa e non si meritano altro. I primi complici del diavolo sono i suoi dannati, ma guai a ricordarglielo.

   

Non capirò mai la differenza che un credente, dopo aver fatto una vita da italiano o addirittura facendola, crede che ci sia tra l’inferno o il paradiso o la giornata che l’aspetta.

 

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