TORNA SANTORO, TUTTO È PERDONATO: PARAGONE 6.98%. FORMIGLI 7.48%. BANFI 3.21% - SE “PIAZZAPULITA” È LA VERSIONE LIGHT DI “ANNOZERO”, FORMIGLI È LA VERSIONE DIETOR DI MICHELONE - LA SANTORIZZAZIONE DI PAPPAGONE PARAGONE FA IMBUFALIRE I BERLUSCONES – IL FLOP I DELL’EX LEGAIOLO PONE UNA LAPIDE AUE SUE SMANIA DI ANDARE IN PRIMA SERATA: NON BUCA IL VIDEO, NON SA PARLARE, NON SA CONDURRE…

1- A CACCIA DEL PUBBLICO DI SANTORO: PARAGONE 6.98%. FORMIGLI7.48%. BANFI 3.21%
Il Giornale
- È cominciata la sfida all'ultimo talk. Obiettivo della caccia grossa: raccogliere il pubblico orfano di Michele Santoro (tra i cinque e i sei milioni di telespettatori). Venerdì su Rai 2 «L'ultima parola», condotto in prima serata da Gianluigi Paragone, ha ottenuto 1 milione 578 mila telespettatori e il 6.98 % di share. Risultato comparabile a quello ottenuto la sera prima da Corrado Formigli: la partenza del suo «Piazzapulita», in onda in prima serata su su La7, ha avuto il 7.48% di share con 1.458.000 telespettatori. Nello stesso giorno, il primo appuntamento con il talk-show di attualità politica «Blog-La versione di Banfi», in onda in prima serata su Retequattro, ha raccolto 751.000 telespettatori, con share al 3,21%.

2- "PIAZZAPULITA", LA VERSIONE LIGHT DI "ANNOZERO"
Aldo Grasso per il Corriere della Sera

«Forza Formigli!», ha urlato Lilli Gruber per lanciare «Piazzapulita», il nuovo programma di Corrado Formigli (La7, giovedì, ore 21.19). Forse avrebbe dovuto gridare «Forza Santoro!».
«Piazzapulita» è la versione light di «Annozero»: stessi clienti (Roberto Castelli e Maurizio Belpietro), stessa santorina (una certa Valentina Petrini, carina anzichenò), stessi inviati fastidiosi (quando un giornalista piazza il microfono davanti a un citofono raggiunge, dal punto di vista espressivo, il livello più basso del mestiere), stesso pubblico di fanatici che applaude a riflesso condizionato, stessi filmati di Beppe Grillo, stessi collegamenti con i geneticamente arrabbiati della Val di Susa.

Persino la disposizione dello studio ricorda l'arena santoriana. Insomma, per farla breve, «Piazzapulita» è prima di tutto un colpo basso nei confronti del nuovo programma di Santoro. Che non è un santo del mio paradiso, ma se l'altra sera si è, diciamo così, infuriato, ha la mia comprensione. È anche vero che in tv nessuno inventa più niente, che i talk politici si assomigliano tutti, ma è curioso notare come l'attacco linguistico al cuore del santorismo non sia avvenuto dalla parte politica avversa (sono anni che si tenta, invano, di creare un «Santoro di destra») ma dalla «cantera» di Michele.

È altrettanto vero che fra due o tre puntate - come succede nella vita - nessuno parlerà più di filiazione diretta o di tradimento o di «citazione».

La prima puntata è stata lunga, abbastanza noiosa (ma Matteo Renzi sarebbe il nuovo? A me è sembrato un vecchio democristiano molto paraguru), prevedibile. Siamo ancora ai giornalisti che fastidiosamente inseguono La Russa e Brunetta per strappare loro chissà quale dichiarazione, siamo ancora a Roberto Castelli che se la prende con il pubblico in studio (sua però la perla della serata: «Molte volte la forma è sostanza», parola di leghista), a Nunzia Di Girolamo che cita, a sfinire, «La vita degli altri».

3- LA SANTORIZZAZIONE DI PARAGONE FA IMBUFALIRE I BERLUSCONES
Francesco Specchia per Libero

"L'Ultima parola", oggi, è quella sbagliata. Eppure, tecnicamente parlando, il programma mica era brutto. Un esprit autorale onesto, con buoni servizi (bella e all tempo stesso terribile l'intervista alla escortTerry De Nicolò), basato sulla drammaturgia alla Michele Santoro, roba che ultimamente va assai di moda. Eppure quell'ascolto -diciamolo chiaro- brutto in prima serata (1.578.000 telespettatori, share 6,98%) ha reso "L'ultima parola" su Raidue il talk show più bersagliato dei palinsesti nelle ultime ventiquattr'ore. Bersagliato dal centrodestra, occhio, mica dall'opposizione.

Bignami di Santoro - Sostiene, per dire, Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl: «Con Michele Santoro non c'è proprio Paragone. Con la puntata di ieri sera Gianluigi Paragone ha offerto l'ennesimo, triste replay di una faziosità del servizio pubblico con il risultato di rendere ancora più nevrotico lo zapping degli spettatori. I suoi attacchi sconsiderati al presidente del Consiglio, il suo civettare con Di Pietro, il silenzio colpevole sul caso Penati, non sorprendono nessuno: il pubblico è ormai abituato a certe manifestazioni di prostituzione televisiva. Tutt'al più Paragone può essere un bignami del santorismo, un don Michele dei poveri insonni».

Tutt'al più, un "Bignami del santorismo". Gianluigi non sarà contento. «Tra Paragone e una zattera non c'è Paragone: è più lineare ed affidabile il legno alla deriva. Tuttavia, Pappagone, pardon, Paragone non è cattivo, fatto è che tiene famiglia», fa eco il berlusconianissimo Giancarlo Lehner, deputato di Popolo e territorio. Se vogliamo, ancora più cattivo. Infine c'è l'uomo di comunicazione dell'ex An Alessio Butti, che insinua che in Rai Paragone sia arrivato proprio in virtù di un leghismo berlusconato di raro conio, e che il ragazzo farebbe troppo il furbetto.

Altri pretoriani pidiellini non parlano, semmai sussurrano livori tra i corridoi Rai che somigliano sempre più a quelli tetri di Amleto nel Castello di Kronborg. Certo, Berlusconi la puntatona santoriana non l'ha presa bene. «Forse la Rai tapperà la bocca ai giornalisti ma non ci impedirà di raccontare delle storie...», aveva esalato Paragone, passando subito dal ruolo di enfant prodige del centrodestra a paraculo in attesa.

Certo, la situazione politica in Rai è per lo meno magmatica; e in sono in molti in attesa della Caduta del sovrano, pronti flaianamente ad accorrere in soccorso del vincitore, chiunque egli sia. La Lega con fissa dimora in viale Mazzini, poi, se ne sta immobile come d'autunno sugli alberi le foglie. Anche se il consigliere Rai Giovanna Bianchi Clerici e lo stesso vicedirettore generale Antonio Marano (che, essendo aziendalista, ne contesta non l'idea ma il metodo) fanno quadrato attorno al giornalista di Raidue.

«La base non critica Paragone, Maroni non l'attacca, ma Bossi non ha apprezzato...», dice un parlamentare padano. A difendere ufficialmente Paragone c'è il Fli Carmelo Briguglio: «Gli attacchi sconsiderati a lui da parte del Pdl dimostrano che il Berlusconi party non concepisce la libertà d'informazione e anche un giornalista di grande serietà e spessore come Paragone, che certamente non è di orientamento progressista, ora subisce dal Pdl il trattamento riservato ai nemici del premier anticamera di un metodo Boffo». Briguglio non è il massimo, ma sempre meglio che niente.

Share pesante - Certo, bisogna ammetterlo: quel 6,8% di share dell' "Ultima parola" pesa come un macigno nei delicati equilibri del palinsesto. «A dir la verità non me l'aspettavo: ce l'abbiamo messa tutta per fare un buon programma», commenta Gianluigi. Certo, avesse fatto il berlusconiano di ferro come nelle ultime due edizioni della sua creatura, dato il clima politico, oggi probabilmente avrebbe di poco superato il 3% , come è accaduto al pur dignitoso "La versione di Banfi" su Rete 4.

E, certo, avesse raggiunto il 10-12%, Paragone avrebbe potuto pretendere il prolungamento della prima serata e proporsi come soluzione interna alla dipartita di Santoro. Ora rientrerà nei ranghi: talk in seconda serata. Il resto si vedrà: la Rai è pur sempre il luogo dell'impossibile...

 

 

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