STREGA AL ROGO! UN PREMIO MARCIO COME I LIBRI CHE PREMIA

Raffaella De Santis per "La Repubblica"


«Basta così non può andare avanti, mi autosospendo». Emanuele Trevi lascia in polemica la giuria del Premio Strega e accusa meccanismi, criteri e metodi con cui vengono selezionati ogni anno prima la cinquina dei finalisti e poi il vincitore. L'anno scorso con il saggio Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie) Trevi era arrivato a due passi, anzi a due voti, dalla vittoria.

Lo superò, al termine di una serata combattutissima Inseparabili, il romanzo di Alessandro Piperno edito da Mondadori. Oggi, nei giorni in cui si vanno definendo le candidature ufficiali, lo scrittore, che dal 1994 fa parte della giuria dei 400 Amici della Domenica, decide di prendere le distanze.

Come mai una decisione del genere proprio adesso, dopo tanti anni nella giuria?
«Mi sembra il momento migliore. Non mi piace un premio in cui il candidato è stabilito dalle case editrici, che scelgono da sole i loro cavalli di battaglia, e in cui molti giurati sono stipendiati dagli stessi editori che poi gli chiedono il voto. Il criterio va ribaltato: sono i giurati che debbono battersi per i libri in cui credono».

Lei però l'anno scorso ha partecipato con un suo libro. Non le sembra un po' strano criticare solo adesso il premio?
«No, queste cose le ho sempre dette, anche in passato. Vorrei un premio in cui possa finalmente vincere una casa editrice piccola come Quodlibet e un libro come quello di Paolo Albani, I mattoidi italiani. Allo Strega lavorano persone di grande intelligenza come Tullio De Mauro, Nora Alberti e Stefano Petrocchi, dunque mi rivolgo anche a loro: se non ora quando? È questa la fase giusta per attuare una rivoluzione».

Cosa vorrebbe cambiare?
«Prima di tutto ci vorrebbe una riqualificazione della giuria. Debbono essere i giurati a scegliere i libri e non le case editrici, che si muovono seguendo esclusivamente i principi del marketing.

Lo Strega dovrebbe seguire l'esempio delle classifiche di Pordenonelegge, guidate da criteri di qualità e non di mercato. Inoltre bisognerebbe rinunciare al voto segreto, per escludere qualsiasi sospetto di pacchetti di voti già assegnati. Infine, come già ho anticipato, dovrebbero essere tagliati fuori dalla giuria gli stipendiati dagli editori. A quel punto le stesse case editrici potrebbero forse finalmente iniziare a lavorare alla luce del sole».

Perché sfilarsi alla vigilia delle candidature?
«L'anno scorso essendo in gara non ho votato, dunque la continuità si era già interrotta. Sono tra gli Amici della Domenica dal 1994, ero il più giovane giurato d'Italia. Durante tutti questi anni ho cercato di assolvere il mio compito con onestà, premiando i libri migliori.

In realtà non mi sono mai sentito completamente a mio agio. Già in passato avrei voluto uscirne. Ero però molto legato a Anna Maria Rimoaldi, che riusciva ogni volta a trattenermi. Anche Cesare Garboli ha avuto su di me una grande influenza nello spingermi a rimanere. Ma adesso il fastidio è diventato non più tollerabile».

Si riferisce alle telefonate per chiedere i voti?
«Le telefonate sono pietose. Si arriva perfino alla maldicenza. Diciamo che le più innocenti sono quelle in cui ti dicono che il tuo voto è sprecato. Mi dà fastidio la maleducazione, nelle chiamate trapelano velate minacce».

La scorsa edizione anche il suo editore avrà telefonato per chiedere voti in suo favore, non crede?
«Sì, e ora ci si aspetta un risarcimento, perché chi ha partecipato in prima persona è naturale che abbia accumulato dei debiti. Per questo come ulteriore regola vieterei a chi ha concorso alla gara di far parte della giuria. E poi, mi creda, è umiliante anche per lo scrittore vincere con i voti che l'editore ha racimolato telefonando ».

Può dirci però per chi avrebbe votato?
«Avrei scelto il romanzo di Walter Siti, Resistere non serve a niente. Tifo Siti, ma non lo voterò. Non prendo parte a un premio malato, che non risponde a un criterio culturale di qualità. Lo Strega va sottratto alla logica del mercato e al mondo del potere, dal quale finché possibile voglio vivere al riparo. Desidero che le cose che faccio mi assomiglino. E poi le cose belle sono disinteressate».

 

clm08 emanuele treviPremio Strega ALESSANDRO PIPERNO RICEVE IL PREMIO jpegNINFEO DI VALLE GIULIA PREMIO STREGA jpegLUNGA FILA AL BUFFET DEL PREMIO STREGA jpegLogo Premio StregaWalter Siti

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...