michele ainis vincino francesco verderami roberto dagostino

CAFONALINO VINCINO - PER PRESENTARE IL NUOVO LIBRO DEL MITOLOGICO VIGNETTISTA, “LA CAVALCATA DI RENZI”, APPUNTAMENTO IN STRADA, DAVANTI A UN’EDICOLA, CON VERDERAMI, AINIS E DAGO - INTERVISTA

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

Goffredo Pistelli per “Italia Oggi

 

vincinovincino

Aveva previsto tutto Vincenzo Gallo, palermitano, classe 1946. Altro che retroscenisti, altro che acuti osservatori delle dinamiche politiche, altro che politologi raffinati, lui, la defenestrazione di Enrico Letta da parte di Matteo Renzi, l'aveva disegnata subito e prima del congresso Pd. «Renzi ha vinto le primarie, ora le secondarie con Letta», aveva vergato su una delle sue pestifere tavole l'11 novembre dell'anno scorso, quando un sondaggio dava per sicuro vincitore il sindaco fiorentino.

 

vincino dagostino verderamivincino dagostino verderami

Lui, per quelli a cui il nome non dicesse niente, è Vincino, vignettista storico, che nella prima repubblica bombardava la Dc dalle colonne di Lotta Continua. Fu fondatore del terribile Il Male, di cui si ricordano beffe pazzesche alla fine degli anni '70, come l'arresto di Ugo Tognazzi, capo delle Brigate Rosse, annunciato da una finta edizione di Paese Sera, con l'attore che si prestò alla foto fra due carabinieri, uno dei quali era il leader degli autonomi Franco Piperno. Vincino pubblica, in questi giorni, per Cairo editore «La cavalcata di Renzi, come in sei mesi conquistò tutto», esilarante racconto illustrato della presa di potere del Rottamatore.

costanza vincinocostanza vincino

 

Domanda. Vincino, i cronisti politici, fra cui il sottoscritto, eravamo a scrutare la orizzonte renziano e lei aveva visto già lungo...

 

Risposta. C'erano i segni (ride beffardo) e poi in politica c'è la forza di gravità.

 

D. Che è la battuta della sua vignetta il giorno dopo il congresso Pd. Si vedeva un'enorme Renzi sulle spalle di un minuscolo Letta. L'ex-premier viene massacrato dalla sua matita: lo raffigura come un ometto, coi capelli all'indietro, un vecchio. Non le piaceva..

 

R. Eh, dava questa impressione: un piccolo impiegato. Anche se di buona famiglia.

 

D. Ci spieghi come fa, uno che disegna satira, a vederci più lontano di tutti. I tanti anni di mestiere?

 

R. Può essere, perché lavoro da tanto tempo. Però ho un approccio tutto mio alla politica...

 

D. Vale a dire?

 

vincino con la figlia costanzavincino con la figlia costanza

R. Vado spesso in Parlamento, vado ai congressi, vado a vederli da vicino, questi politici, e cerco di capirli. Spesso funziona.

 

D. Non basterebbe leggere le cronache parlamentari, i retroscena, così ricchi di colore?

 

R. So che non mi devo fidare dei giornalisti, non posso basarmi su racconti di seconda, a volte terza mano. Devo andarci. Chiamo i giornali con cui collaboro (Foglio, Corsera e Vanity Fair, ndr) e mi faccio fare l'accredito per due o tre giorni.

 

D. E dove va, in genere?

 

libro presentatolibro presentato

R. Il Transatlantico è la mia meta preferita, per l'atmosfera ma anche per l'architettura.

 

D. E cosa vede?

 

R. Questi piccoli personaggi, ché siamo a un basso livello anche quando il livello sarebbe politicamente alto, stanno in Transatlantico come a una grande festa da ballo: si formano le coppie, c'è la tizia che nessuna invita a ballare, c'è quello che danza con tutti. Insomma quel luogo ne racconta di miserie umane.

vincino autografa il libro presentatovincino autografa il libro presentato

 

D. E non solo, spero...

 

R. Certo, là dentro si formano i soldi, nel senso che si formano le leggi che li distribuiscono, o li fanno fare. Mi piace, Montecitorio. Nel 1982 ci feci un libro, dopo averci passato, anni prima, 3-4 mesi per Lotta Continua.

 

D. Come funzionava?

 

R. Stavo lì tutta la giornata, disegnavo, poi, verso le sei, correvo al giornale. Poi là, sul bancone, a comporre la pagina.

 

D. La vignetta di giornata, presa in diretta dai lavori parlamentari, un portento...

vignetta del libro di vincinovignetta del libro di vincino

 

R. Già, finché non mi buttarono fuori.

 

D. Come fuori?

 

R. Sì, espulso. Perché cominciavo a disegnare i lobbisti e i cronisti parlamentari. E non la presero bene, fino a ritirarmi il permesso.

 

D. Censura!

 

R. Ma li fregai: il giorno dopo ero nella tribuna degli spettatori. E disegnavo forsennatamente. Finché Nilde Jotti mi vide e spedì i commessi a cacciarmi anche da là.

 

D. E lei? S'arrese?

 

R. Manco per sogno. Mi misi a cavalcioni della balaustra, rifiutandomi di scendere. In aula comunisti e radicali arrivarono quasi alle mani. «C'è un giornalista del Male in tribuna», si gridava. La seduta venne interrotta.

 

D. Ora magari non la riconoscono.

 

R. Infatti e ne sono felicissimo: li guardo nel pieno dell'anonimato, a loro insaputa, tranne pochisismi.

 

D. Da questa legislatura ci sono i grillini. Li ha osservati?

 

pubblicopubblico

R. Certo. Molto giovani, che vestono da giovani, hanno fatto a pugni con l'obbligo della cravatta. Come capita spesso a me, che ne ho tre o quattro di quelle nere, orribili, che danno i commessi a chi è senza.

 

D. Ma che fa, se le porta via?

 

R. Ma no, è che al Senato, per esempio, si entra da una parte e si esce dall'altra. Così mi ritrovato la cravatta senatoriale da restituire. Palazzo Madama è un dedalo. Anche i grillini ci si perdevano all'inizio. Anzi mi assilla un dubbio.

 

D. Quale?

 

R. Nel nuovo Senato che nascerà dalla riforma, l'obbligo della cravatta resterà ancora?

 

D. Bella domanda. Ma torniamo ai grillini, ma come le paiono questi del M5s?

 

R. Sono inesperti, inaffidabili, gente che è lì e ha avuto 100 voti di preferenza o che, con 178, fa il vicepresidente della camera.

 

D. Vabbé torniamo a Renzi. Lei lo disegna con un ghigno furbesco, da ultra spregiudicato. Lo vede così davvero?

poster su beppe grilloposter su beppe grillo

 

R. Renzi è bravissimo a cogliere l'occasione, un lampo. La macchina lo va a prendere in centro, a Firenze, e lui la ferma, dicendo: «Ho pedonalizzato io questa piazza, si va a piedi». Ha una capacità di reazione molto superiore agli altri. Anche se, di tutte le 3mila cose che ha apparecchiato, magari ne arriveranno in fondo pochissime.

 

D. Lei che ha visto la prima repubblica, chi le ricorda?

 

R. Difficile dirlo, forse un Amintore Fanfani prima maniera, ma non del tutto. E comunque, per fare le cose che lui ha fatto in questi primi mesi di governo, quelli della prima repubblica ci avrebbero impiegato 6-7 anni. Secondo me, però, del premier non abbiamo visto ancora tutto.

 

D. La prego, non si metta anche lei a fare il discorso del Ventennio, del pericolo autoritario....

 

R. No, secondo me lui ha in serbo qualcosa di grosso: secondo me vuole essere il primo presidente eletto d'Europa. Eletto dal popolo, intendo. Un giorno - paff! - ci arriverà.

 

D. Ma lei l'ha conosciuto?

michele ainismichele ainis

 

R. Certo, a Firenze, quando era ancora presidente di Provincia. Venne a presentare un mio libro, «Poteri morti», grazie a un amico comune.

 

D. Che cosa la colpì?

 

R. Che si divertiva tantissimo alle vignette dure su Massimo D'Alema e Walter Veltroni. E aggiungeva battute pure lui.

 

D. Insomma, lei tenne a battesimo la rottamazione, Vincino. Senta, ma perché questo libro? Perché iniziava il semestre?

 

R. No, quasi per caso: sfogliando le tavole, a maggio, mi aveva colpito quanto poco Renzi avesse impiegato, a fare quello che ha fatto. E mi è venuta l'idea. Ho incontrato quelli di Cairo editore a cui è piaciuta subito e, dopo mezz'ora, eravamo già d'accordo. Mi sono trovato benissimo.

 

D. Dicono che Urbano Cairo sia un signore di destra. E lei viene da Lotta continua! D'altronde le sue vignette migliori sono sul Foglio di Giuliano Ferrara. Come s'è trovato con lui?

 

R. Un grande direttore. Mi ha sempre dato la più totale libertà. È intervenuto, sì e no, due-tre volte, ma perché magari a qualche suo caporedattore la vignetta non piaceva. E sempre dando ragione a me.

 

D. Bella cosa la tolleranza. Uno che, invece, si fa scappare spesso la pazienza è Beppe Grillo. Nel libro appare raramente. Mica ne avrà paura?

 

michele ainis vincino e roberto dagostinomichele ainis vincino e roberto dagostino

R. Non scherziamo. Appare poco qui.

 

D. E che cosa ne pensa?

 

R. Che dimostra come il vuoto, in politica, non esista: c'è sempre qualcosa, come un gas, che satura lo spazio libero. Peraltro lui, Grillo, fa diversi errori.

 

D. Quali?

 

R. Mandare in Parlamento 200 inesperti totali e pensare di guidarli da fuori! Nessun generale può pensare di vincere una battaglia così. Senza dimenticare che è un inesperto anche lui, un arronzone: si mette con Farage, che col suo movimento non c'entra niente. Grillo le sbaglia quasi tutte.

 

D. È quasi un suo collega, d'altra parte. Fa satira anche lui.

 

R. E infatti, è un errore facilissimo per chi fa questo mestiere: cedere al moralismo, quando si dovrebbe starne lontani.

 

michele ainis vincino e francesco verderamimichele ainis vincino e francesco verderami

D. Le capita?

 

R. Guardi, io mi affeziono persino a quelli che maltratto nelle vignette. Anche per Letta, che lei citava, è stato così: mi scappa il disegno, diciamo, ma poi gli voglio un po' bene.

 

D. Succede anche con Silvio Berlusconi? Lo si vede pochissimo in questo libro. Non è più personaggio da satira?

 

R. Non lo è da tempo, ormai. Certo, sono affezionato anche a lui. Prossimamente lo ridisegnerò, perché penso che senta Forza Italia come un peso insopportabile, che lo danneggia, e di cui sente di doversi liberare.

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…