
LA CANNES DEI GIUSTI – “MARCEL ET MONSIEUR PAGNOL”, BIOPIC DEL COMMEDIOGRAFO E REGISTA MARCEL PAGNOL, È IL PIÙ INTERESSANTE DEI TRE FILM DI ANIMAZIONE PRESENTATI QUEST’ANNO A CANNES, MA FORSE ANCHE IL PIÙ OSTICO FUORI DALLA FRANCIA - PERCHÉ PAGNOL, FONDATORE DEI "CAHIERS DU CINEMA", È RELATIVAMENTE SCONOSCIUTO FUORI DI QUI – IL FILM AFFRONTA IL PIÙ OSTICO DEI PROBLEMI, IL POSSIBILE COLLABORAZIONISMO CON I TEDESCHI. ANCHE SE IL NIPOTE HA SCOPERTO UNA COPIA DEL “MEIN KAMPF” DOVE PAGNOL HA VERGATO DI SUO PUGNO LA SCRITTA “CHE COGLIONE!”… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Dei tre film di animazioni presentati quest’anno a Cannes, e che si vedranno anche al Festival di Annecy il prossimo giugno, di certo il più interessante, ma forse il più ostico fuori dalla Francia, è il biopic sulla vita del commediografo e regista Marcel Pagnol, “Marcel et Monsieue Pagnol”, diretto dal Sylvain Chomet che già trattò egregiamente il mondo di un altro monumento francese, Jacque Tati, ne “L’illusionista”.
Perché Pagnol (1895 - 1974), autore fondamentale della commedia realistica francese della prima metà del 900, e fondamentale anche per il primo cinema sonoro francese, nonché fondatore dei "Cahiers du Cinema", è relativamente sconosciuto fuori di qui.
Anche se, proprio un recente film che finì agli Oscar, “The Holdovers” di Alexander Payne, è tratto da “Merlusse”, una delle prime commedie e dei primi film di Pagnol, col professore che puzza di pesce, e di qui il soprannome di Merlusse, che si rivela umanamente diverso dal previsto durante le vacanze di Natale che passa in collegio.
Meno ricco e meno elaborato de “L’illusionista”, il biopic su Pagnol di Chomet va comunque nella stessa direzione del recupero di una Francia perduta del 900, quella di film ormai classici come “Marius”, “Fanny”, Cesar”, e della grafica di quella Francia meravigliosa che molto cambiò con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale. Chomet rielabora anche personaggi molto amati della tradizione teatrale e cinematografica, da Raimu a Fernandel. E affronta anche il più ostico dei problemi, il possibile collaborazionismo con i tedeschi.
Pagnol si trovò nella difficile posizione di dover sopportare, più che collaborare con Vichy, per poter sopravvivere, al punto che il 13 agosto del 1940 iniziò a girare “La fille du puisatier”, considerato il primo esempio di “vichysme cinématographique”. Ma, come si vede nel film di Chomet, grazie alla collaborazione del nipote di Pagnol, Nicolas, che sta rimettendo in sesto l’archivio del nonno, Pagnol cercò finché fu possibile di non avere contatti con la Continental Film, società di produzione francese con capitali tedeschi.
Dovette ospitare i film della Continental nei suoi studi di Marsiglia, però, anche se il film che girò a quel tempo, “La prière aux étoiles”, verrà distrutto dai tedeschi. Alla fine, per non vendere gli studi ai tedeschi dovette passarli alla Gaumont. Ma sul rapporto tra Pagnol e Vichy c’è ancora da studiare, anche se il nipote ha scoperta una copia del “Mein Kampf” di Adolf Hitler dove Pagnol ha vergato di suo pugno la scritta “Quel con!”, “Che coglione!”. Firmato M. Pagnol.
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