UN CASINO SU LARGA SCALA - PISAPIA RINVIA LA DECISIONE SUL FAI-DA-TE DI PEREIRA CHE HA ACQUISTATO 7 SPETTACOLI DA SE STESSO, MA CONTATTA GLI AVVOCATI PER LICENZIARLO - I DETRATTORI LO ACCUSANO DI CONFLITTO DI INTERESSI, I SOSTENITORI COINVOLGONO NELLA VICENDA LISSNER

Pierluigi Panza per il "Corriere della Sera"

Non accetta di essere dimezzato come il visconte di Calvino, né diminuzioni sul futuro stipendio o incentivi Alexander Pereira, il sovrintendente austriaco che dovrebbe subentrare in ottobre a Stéphane Lissner alla guida della Scala. A questo irrigidimento sarebbe dovuta - secondo alcune indiscrezioni - la decisione assunta ieri dal Cda del teatro di rimandare (probabilmente a giovedì) la decisione sul suo futuro.

Pereira ritiene di aver agito per il meglio della Scala in una situazione che lo vede con le mani legate (non ha diritto di firma e deve progettare le future stagioni, spettacoli per Expo compresi) e, per questo, non accetta di essere posto sotto tutela.

Per alcuni consiglieri, invece, è reo per l'impegno d'acquisto - a prezzo coerente con il mercato - di 7 apprezzati spettacoli messi in scena in uno dei maggiori festival del mondo, quello di Salisburgo, di cui è ancora direttore.

Una situazione al limite del conflitto di interessi, sicuramente accettabile in altri tempi, difficile da spiegare - specie se si seguono i polveroni - in un periodo caratterizzato da vasta e generalizzata corruzione.

Così ieri, nel riferire gli esiti del Cda (dopo una telefonata con il ministro Franceschini), il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha annunciato lo slittamento della decisione sul «caso Pereira». «La Scala - ha dichiarato - ha approvato il pareggio di bilancio per il nono anno consecutivo e ottenuto dal ministro la conferma di un forte impegno per restituirgli l'autonomia». Su Pereira, invece, «c'è stata un'ampia discussione.

Alcuni consiglieri, e poi il Cda all'unanimità, mi hanno chiesto un momento di riflessione. Credo sia giusto perché è una questione delicata, che riguarda la credibilità e il futuro della Scala, e, indirettamente, anche Expo 2015. Mi sembra meglio riflettere e avere tutti gli elementi per prendere la decisione più giusta per il bene comune».

Ieri erano presenti tutti i consiglieri (non Lissner e Pereira) e tra loro non c'è stata unanimità. La Regione Lombardia vorrebbe troncare il rapporto con Pereira e anche il sindaco si è fatto tiepido. Ai consiglieri di nomina statale il Mibac non ha dato «indicazioni di voto». Di tutt'altro avviso i soci privati e la Provincia.

L'intero Cda è in scadenza a fine anno (questo pesa sulle scelte), termine entro il quale il consiglio può nominare direttamente il sovrintendente: poi entrerà in vigore il decreto Bray e l'atto spetterà al ministero.

La soluzione di comminare una «sanzione» a Pereira (il suo stipendio, da ottobre sarebbe intorno alla metà di quello percepito da Lissner, che è 507 mila euro per la parte fissa, più un'altra parte che circa lo raddoppia) per invitarlo a maggior attenzione alle burocrazie e minore autonomia non sarebbe funzionata.

Il manager austriaco non vuole essere posto sotto tutela o dimezzato, come chiedono i sindacati invocando l'affiancamento di un direttore artistico. Così la situazione si sarebbe a tal punto ingarbugliata che, in queste ore, il sindaco avrebbe contattato un giuslavorista per vedere se nel comportamento di Pereira si possano persino ravvisare gli estremi per un suo allontanamento.

Senza dover trovarsi a pagare, nei prossimi mesi, tre sovrintendenti: Lissner (che da tempo sta programmando le stagioni per Parigi), incaricato1 (Pereira) e incaricato2. Una figura che potrebbe corrispondere al profilo genetico di Escobar dal Piccolo di Milano, Chiarot da Venezia, Vergnano da Torino, Bianchi da Firenze, Fuortes da Roma...

I più favorevoli a Pereira, invece, tenderebbero a coinvolgere Lissner nella vicenda, per conoscere il suo parere anche alla luce del fatto che esiste una lettera da lui firmata (15-10-2013) in cui invita Pereira a procedere con l'acquisto dei Maestri cantori di Norimberga (diretta dal milanese Gatti), una delle opere sotto accusa.

Questa incertezza sulla Scala riflette il clima di generale amarezza della città, specie dopo l'emergere della vicenda Expo. «In città c'è un clima di mancanza di confronto - sintetizza Andrée Ruth Shammah, anima del Teatro Franco Parenti -.

Il modo di procedere, sia della Scala che di Expo, è in contraddizione con una Milano capitale della cultura. Expo non ha dimostrato di credere nel coinvolgimento del pensiero: si è corsi a realizzare padiglioni e infrastrutture».

Una posizione che Francesco Micheli, patron di MITO, in margine al dibattito «Finanziare la Cultura» accoglie in positivo: «Approfittiamo di queste difficoltà per fare un'iniezione pesante di cultura: dove c'è, non c'è il malaffare».

Tra gli appassionati Scala, i commenti non sono avversi a Pereira. La presidente degli amici della Scala, Anna Crespi, crede che ogni aspetto e persona vada valutato nel tempo: «Qui si vuole fare e decidere tutto subito. Ma in tre mesi non si può valutare una persona, né fare una stagione o trovare i soldi».

Sarcastico il loggionista melomane Marco Vizzardelli, uno dei blogger più seguiti sulla Scala: «Fossi Pereira me ne andrei sbattendo la porta e mandando a quel paese i milanesi insipienti che non lo meritano. È di livello troppo alto per questa città» .

 

 

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