andreotti renzi craxi

ONOREVOLE, STIA ZITTO – DA CAVOUR A RENZI, QUANDO I POLITICI PROVANO A SCRIVERE IL BEST-SELLER – SCALFARI ATTRIBUIVA AD ALDO MORO UN "LINGUAGGIO NOTTURNO, ANNEBBIATO" – I FOLGORANTI SAGGI DI ANDREOTTI CHE SAPEVA SCRIVERE. MA PER QUANTI POLITICI DI IERI E DI OGGI SI POTREBBE DIRE LO STESSO? POCHE ECCEZIONI: CHURCHILL, DE GAULLE

ANDREOTTI 1ANDREOTTI 1

Paolo Di Paolo per la Repubblica

 

I libri dei politici? Vanno fuori catalogo. La prima notizia è questa. La stagione di permanenza in libreria è breve - e non si salva praticamente nessuno. Provate a cercare nelle librerie di catena uno fra i tanti titoli a firma Giulio Andreotti. «Fuori catalogo», «momentaneamente non disponibile». Niente da fare nemmeno per Massimo D' Alema ("Un paese normale, Oltre la paura") o per Silvio Berlusconi. I suoi "Discorsi per la democrazia" non si trovano, e di "L' amore vince sempre sull' invidia e sull' odio", volendo, si trova qualche copia su eBay.

RENZI AVANTIRENZI AVANTI

 

Va un po' meglio con i titoli postumi di Bettino Craxi, per la cura della fondazione a lui intitolata. Il sottogenere editoriale "libro del politico" non ha una storia lunghissima. All' alba della Prima Repubblica, l' orizzonte pubblicistico del politico di spicco sembrava limitato alla raccolta di discorsi parlamentari, relazioni, comizi.

 

Tutt' al più, a serissime plaquette dal sapore quasi di enciclica: Alcide De Gasperi, I diritti dell' Italia democratica, Magi-Spinetti 1946. Così, di Togliatti o di Berlinguer, a stampa, si trova ben poco, al di là di materiali congressuali e tracce di discorsi pubblici. O "dialoghi con gli elettori", come li definiva Moro, a cui Scalfari attribuiva un "linguaggio notturno, annebbiato".

 

ANDREOTTIANDREOTTI

La più ampia bibliografia del coltissimo Giovanni Spadolini è composta in prevalenza da studi storici, come quella di Fanfani da saggi economici. E se lo stesso Spadolini, in Frammenti della crisi, raccoglieva - era il 1989 - articoli pubblicati nei quotidiani, per avere qualcosa di più spigliato bisogna pescare fra i titoli di Marco Pannella. Che già nel cuore degli anni Settanta contribuiva a costruire il suo personaggio: Pannella su Pannella (1977) è un provocatorio e corale tentativo di autoritratto, con tanto di fotografie. Ma d' altra parte, l' eterno outsider fa entrare nel discorso pubblico il proprio corpo; e non è incongruo che - in un' antologia di discorsi politici italiani, Parole al potere (Bur), curata da Gabriele Pedullà - Pannella sia incluso con il fotogramma del suo intervento televisivo a Tribuna elettorale, nel maggio 1978, imbavagliato.

 

L' invenzione del politico-autore risale agli anni Ottanta, ai libri di Craxi e di Andreotti pensati dai marchi editoriali per un pubblico più vasto, non ridotto a quello di studiosi e militanti.

 

CRAXICRAXI

Che fosse ancora insolito, lo evidenzia la premessa a Un passo avanti, raccolta di scritti e riflessioni del leader socialista, pubblicata da SugarCo nel 1981: «Raramente un leader politico affida a un libro la testimonianza immediata della sua azione, raccogliendo si può dire a botta calda i propri scritti». Andreotti è obiettivamente più duttile, e si dà a forme ibride: divulgazione storica confidenziale, testimonianza parlamentare ironica e in presa diretta ( Onorevole, stia zitto), "battutismo" ( Il potere logora), autobiografia reticente e autoironica. Andreotti sapeva scrivere. Ma per quanti politici di ieri e di oggi si potrebbe dire lo stesso? Poche eccezioni: Churchill, De Gaulle.

 

Da noi, la descrizione ingenerosa che i detrattori facevano dello stile di Cavour - "arido, interrotto, nervoso, senza altri ornamenti che una logica serrata e sottile" - fa senz' altro al caso di parecchi successori. Retorica alla buona, sciatteria, scarsa sensibilità linguistica hanno prodotto spesso risultati micidiali, sia sul piano del parlato che dello scritto. E se a Eco, nel '73, molti leader politici sembravano "maestri di arguzie barocche", oggi figli e figliastri naufragano nella semplicità più rude e più scialba. Ma cercano comunque - più che di argomentare alcunché - di costruire una narrazione.

CRAXI MARTELLICRAXI MARTELLI

Con molta fatica.

 

Il linguista Giuseppe Antonelli, nel recente Volgare eloquenza (Laterza) - parla di "(non) partito della narrazione". A dominare il discorso pubblico sono quelli che chiama "emologismi": "Parole, frasi, formule che funzionano come emoticon o emoji". Non è strano, perciò, che i libri più recenti dei nostri politici - spesso rimaneggiati da editor e ghostwriter - non siano troppo diversi da quelli degli youtuber. Il faccione in copertina, il titolo a effetto, l' interlinea larga, una serie di slogan più che prevedibili mescolati a false confidenze "emotive".

«Ho scritto questo libro perché sono curioso e mi piace la gente curiosa.

 

aldo moro aldo moro

L' ho scritto per provare a lasciarvi qualcosa di me che vada al di là dell' immagine burbera e arrabbiata dei programmi televisivi. Non solo perché in realtà sono più magro di quello che appare in video (ottantasette chili portati con dignità) ma soprattutto per spiegarvi come un uomo normale sogna un Paese normale». Nell' incipit di Secondo Matteo, il leader della Lega Salvini mette sul tavolo con disinvoltura tutti gli elementi più stereotipici del discorso politico contemporaneo: si rivolge ai lettori-elettori come a un pubblico, rimanda alla propria immagine (e forma) fisica, richiama la propria "normalità", e conclude con una formula rubata al D' Alema del '95 («un Paese normale»). Per le pagine che seguono, Salvini narra, o meglio, prova a narrare. Senza essere davvero un narratore.

DE GAULLEDE GAULLE

 

Specularmente, Matteo Renzi - nelle prime pagine di Avanti - dice subito al lettore cosa non è il libro: non è un diario, non è un saggio, non è "la sceneggiatura di un racconto collettivo". Più semplicemente - spiega - è "il desiderio di condividere riflessioni, emozioni e speranze".

 

Il punto, forse, è proprio questo: se qualche politico (Veltroni, Franceschini) si è affacciato nel campo della narrativa, praticamente a nessuno è riuscito di scrivere il "romanzo di sé stesso".

 

Un difetto di biografia, di immaginazione o di scrittura? Alessandro Di Battista, leader Cinque Stelle, in A testa in su, azzarda un tono eroico («mai avrei immaginato di finire sull' unica imbarcazione che naviga sul Rio Napo a caricare maiali e quintali di banane »), ma con risultati goffi. Fatto è che l' epica autobiografica dei Sogni di mio padre di Barack Obama resta il modello inarrivabile: ha cambiato di segno al tipico "libro da politico", ed è stato il trampolino narrativo della sua presidenza.

 

Tale è stato l' impatto da produrre un genere editoriale quasi a sé: i "libri presidenziali". Il New York Times ne ha di recente evidenziato la sovrabbondanza: una valanga di titoli firmati da componenti dello staff, dal portavoce allo stenografo alla fiorista. Racconto genera racconto; e quando è solido, la fine del potere non lo estingue. Lo mitizza.

bettino craxi andreottibettino craxi andreottiIL LIBRO DI MATTEO RENZI - AVANTIIL LIBRO DI MATTEO RENZI - AVANTI

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...